Southall – “Southall” (2023) by Trex Roads

Il leader di questo viaggio nella musica USA si chiama Read Southall. Tutto è partito da un piccolo bar di Stillwater in Oklahoma...

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Ci sono artisti la cui crescita è evidente man mano che si susseguono gli album: una maturazione musicale che quasi coincide con l’aumento esponenziale del successo e del numero di fans.

Nella musica indipendente americana succede spesso. Si parte da uno zoccolo duro di ascoltatori che magari ti seguono da quando muovevi i primi passi in un piccolo bar di Stillwater, Oklahoma e ora viene a vederti in locali o festival dove ci sono migliaia di persone.

Ecco amici, i Southall hanno fatto questo percorso e, come un treno in corsa senza ostacoli, lo stanno percorrendo entusiasmando per freschezza musicale, influenze diverse fra loro e un sound esplosivo che non fa prigionieri.

Vi avevo già parlato di questa band recensendo il loro terzo disco For the Birds del 2021 https://www.ticinonotizie.it/read-southall-band-for-the-birds-2021-by-trex-roads/), ma c’è una sostanziale differenza rispetto al disco di solo 2 anni fa: il nome.

Il leader di questa giovanissima band si chiama Read Southall e ha sempre usato il suo nome e cognome per chiamare la sua creatura sin dall’esordio discografico del 2015.

La differenza con il passato però risulta evidente perchè ora i membri della band (Ryan Wellman e John Tyler Perry alle chitarre, Reid Barber alla batteria, Jeremee Knipp al basso e Braxton Curliss alle tastiere) portano le loro idee, le loro note e le loro parole per creare canzoni come un tutt’uno.
Proprio per questo motivo hanno deciso di chiamare la loro band solo Southall senza aggiungervi altro: siamo noi, siamo questi e siamo una band. Coi fiocchi aggiungerei.

Questi ragazzi sono fra i migliori esponenti della scena attuale della red dirt music dell’Oklahoma e vengono da un posto dove gente come i Cross Canadian Ragweed e i Great Divide erano leggende vere, ma i Southall non sono solo quello. Hanno inserito nel loro sound elettrizzante an-che sprazzi di rock settantiano, scariche di hard rock e tantissime idee geniali e personali.

Questo album omonimo però comincia con quella che mi sembra una specie di dedica al sound della loro terra e quella che più è radicata nel loro cuore: The Score. Suono, chitarre del sud e cori. Un inizio che spiazzerà visto che il resto del disco sarà totalmente invaso dal suono di chitarre sferzanti e tanto ritmo martellante.

When You’re Around chiarisce subito il concetto con delle sferzate di chitarra elettrica e un groove avvolgente. Una canzone rock veloce dal gusto quasi punk e guidata dalla voce intensa e particolare di Read Southall.

Le chitarre fanno un lavoro egregio e sfrecciano via graffiando l’aria, ma nella successiva Out Alive il suono si fa ancora più pesante e le chitarre si fanno più dure. Il riff sembra un incontro clandestino fra i Black Sabbath e la chitarra acida di Jack White, ma è la voce gridata del leader che ne certifica l’originalità. Bellissimo il testo, molto attuale sulla paura di dire o pubblicare qualcosa in questo mondo di censori che sono pronti a crocifiggere qualcuno per idee diverse da ciò che loro ritengono giusto.

Non fate in tempo ad abituarvi al sound pesante e quasi cupo della precedente, che arriva By Surprise un rock cadenzato e solare che sembra quasi una canzone rock degli anni ’90, spensierata e da cantare a squarciagola con i finestrini abbassati in un’estate senza fine.

La cosa sicura è che è difficile catalogare i Southall, in un certo senso la stessa cosa che capita con i Whiskey Myers: possiamo certamente dire che sono rock americano nell’accezione più ampia del termine. Ci sono tantissime influenze e suoni diversi, ma tutti declinati con personalità e originalità.
One Day at Time cambia ancora registro, un brano quasi blues nel suo incidere di chitarre, un blues però influenzato dal rock come nella migliore tradizione inglese degli anni ’70.

E per rimanere in quel periodo e in quella zona musicale arriva la mia preferita del disco: la splendida ed entusiasmante Scared Money. Con una freschezza e un talento sopraffino i ragazzi dell’Oklahoma attualizzano il sound che i Rolling Stones avevano concentrato nel loro capolavoro Exile on Main Street. Chitarre, riff dal groove assassino e tanto ritmo. Le influenze più forti del country della loro terra è nel testo dedicato ai lavoratori e alla gente comune.

Chitarre sugli scudi anche in All I Have e anche qui forte eco di punk rock anni ’90, ma con un appeal moderno e mai banale. Il lavoro delle chitarre è anche qui un punto di forza.

Volevano fare un disco rivoluzionario per la loro carriera: nel nome, nella musica e nel modo di farla e si sono affidati al produttore di uno dei dischi più rivoluzionari degli ultimi anni e cioè Eddie Spear che ha prodotto il capolavoro mastodontico di Zach Bryan: American Heartbreak.

Un altro testo fortemente country in una canzone caratterizzata dalle chitarre blues: ecco a voi Spit it Out. Un tappeto di tastiere e una ritmica pulsante, altro pezzo che è nella lista dei miei preferiti. La produzione e la band creano un sound così ricco e pieno di sfumature che premere ripeti sarà normale per apprezzarne la profondità.

Il disco si chiude con una solare ballata, Short and Sweet, dove la voce di Read ci regala forse la prestazione più inaspettata e bella. Intensa, avvolgente ed emozionante. Qui il country è anche nella musica, una ballata acustica da chiusura di show, con la chitarra elettrica che cerca di fare capolino.
Un disco che è un vero e proprio viaggio nella musica rock americana, senza dimenticare le origini di una band nata nel solco dei grandi artisti dell’Oklahoma.

Fra poco in mezzo a quei nomi ormai diventati leggendari, potremmo leggere il nome di questa band formata da ragazzi da un talento che ormai è riconosciuto e fidatevi dopo averli visti dal vivo a Milano lo scorso anno di spalla ai Blackberry Smoke posso confermarvi che sono una scarica elettrica tanto da disco come sulle assi di un palco.

Il successo sta montando forte come l’evoluzione del loro sound, come vi ho detto all’inizio, e nel 2024 saranno in tour come attrazione principale in Europa e toccheranno anche Milano: vi suggerisco di segnarvelo in agenda e, se amate il rock, di non lasciarvi scappare l’occasione.

Buon ascolto, by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.com

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