Magenta, “Il Domani dell’Intelligenza artificiale”. A cura di Franca Galeazzi

Affollato convegno sabato mattina in Sala Consiliare alla presenza di Roberto Marseglia, Ph in Automazione, Aspen Junior Fellow, CEO di Daat Consulting. Un'iniziativa a cura dell'Amministrazione comunale, dello Studio Mainini Consulting in collaborazione con TN

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Affollata e centrata iniziativa: erano presenti il Sindaco Luca Del Gobbo, Aldo e Pierangelo Mainini, insieme a soci, assessori, consiglieri comunali, all’on. Umberto Maerna, al sindaco di Bernate Ticino, Maria Pia Colombo.

Parlare se ne parla a diversi livelli, da quello dell’uomo della strada, mettiamoci anche la casalinga di Voghera, sempre che la specie non si sia estinta, a quello dei filosofi, degli ingegneri informatici, dei logici matematici, dei sociologi, dei giuristi, dei politici, degli ecclesiastici, concludiamo con gli ‘addetti ai lavori’ per risolvere un elenco (che potrebbe essere) incompleto.

Ora, come se ne parla? Con quale grado di conoscenza? Con quale trasporto intellettuale o emotivo? Con quali speranze, con quali timori?

Buon senso vuole, vorrebbe, che chi poco sa o ignora ascolti, ascoltasse, chi più sa, meglio un ‘professionista’ in materia. Se poi quel ‘chi’ – nel nostro caso il prof. Roberto Marseglia, protagonista del convegno svoltosi la mattina di sabato scorso in Aula consiliare – comunica il proprio sapere con chiarezza nella forma e nei contenuti e in modo tale da tenere costante l’attenzione di quanti lo ascoltano, stimolandone curiosità e richiesta di ulteriori approfondimenti e riflessioni, allora si può dire che il caloroso applauso finale è stato espressione di un sincero apprezzamento per il giovane professore e di un sentito grazie a quanti, Amministrazione Comunale e Studio Mainini e Associati, hanno promosso l’evento, condotto dalla nostra Arabella Biscaro, per il quale si è scelta la formula del botta e risposta.
Si parte con una domanda sulla normativa.

Nel merito Marseglia informa della consegna al Governo, nel mese di marzo, della relazione dei lavori della Commissione Barachini che ha studiato l’impatto dell’IA sul mondo del giornalismo e dell’editoria.“Una Commissione opportuna- asserisce – poiché tutti noi sappiamo che si possono produrre, interpretare testi, attraverso strumenti automatici, dunque dobbiamo stare accorti, non cascare in errori”. E per quanto riguarda le fake news, sono sempre esistite, fin dai tempi di Seneca, esemplifica il professore. Un cenno anche alle immagini ‘prodotte’ per corroborare notizie false, o alle immagini false che accompagnano notizie vere. “La commissione Barachini vuol rendere umanocentrica la IA, cioè più trasparente rispetto a come prendere decisioni. Per esempio, obbligare chi produce dati a registrarne la marcatura temporale”. Insomma, si devono verificare i dati dell’informazione e oggi è possibile farlo, questa è una buona pratica da proporre al grande pubblico. Messaggio importante: nell’interazione con la tecnologia dobbiamo usare il buon senso, osare il dubbio, essere responsabili.
“Quanto l’IA ci condiziona? Quanto modifica la nostra quotidianità? Quanto ce ne rendiamo conto?” chiede la conduttrice, avviando il dialogo sul piano etico. “E’ importante parlare di etica digitale, si studia l’influsso dell’IA sulla società. Per questo il Governo, per la prima volta nella storia, ha deciso di fare delle azioni istituzionali, in maniera strutturata , rispetto all’IA. Il Presidente del Consiglio ha parlato all’Onu di Etica e IA, e anche nel prossimo G7, a presidenza italiana, vi sarà uno spazio dedicato. Anche questo ha mosso il Santo Padre a parteciparvi in presenza, per parlarne”.

Rimane una questione che non può essere trascurata ed è quella dell’allineamento, cioè l’IA fa ciò che le viene richiesto. “Il comportamento etico potrebbe non essere allineato con valori che noi diamo per scontati”. L’idea di ‘bene’ non è uguale ovunque. Non ci sono regole valide per tutti, le differenze culturali pesano. “Tuttavia, dobbiamo governare questi sistemi, non avere un atteggiamento ‘religioso’ nei confronti dell’IA”. Come non possiamo dire che la relazione della tecnologia avanzata con il nostro vivere non ci riguardi, non ci interessi. Piaccia o meno, dobbiamo farci i conti, stando attenti, lo ripetiamo, al positivo e al negativo.
Il punto è che i Governi debbono, il Governo deve investire in tecnologia e lo sta facendo. “Il dialogo tra Istituzione ed esperti è continuo, questo va riconosciuto”, afferma Roberto Marseglia, ricordando in proposito un recente DDL. “E’ possibile una via italiana all’IA?” domanda, Arabella Biscaro.

“Non mancano i talenti italiani, quelli che spesso vanno all’estero, come primi della classe – sottolinea Marseglia – da noi mancano o sono mancati invece investimenti per l’infrastruttura digitale, anche se vi sono Amministrazioni che stanno investendo per permettere di avere strumenti validi per la ricerca”.

Ma veniamo al rapporto emozionale con l’IA, poiché noi tendiamo a umanizzare. Un esempio, capita di dire grazie a Siri. L’argomento è serio, non per il grazie a Siri o simili, ma per le molte malattie sociali, tra cui la solitudine “assai diffusa soprattutto in USA e UK”, per le quali l’IA si presenta come un palliativo. “L’IA è una tecnologia, se qualcuno senza competenze la utilizza e interagisce, è pericoloso”, Marseglia narra casi terribili. “Il fatto è che la cultura digitale di base è un po’ bassa, come confermano anche i dati dell’UE”. Allora il rimedio è la formazione. “All’interno di un nucleo familiare – avverte – è fondamentale che vi sia un adulto di riferimento con competenze digitali migliori di quelle dei bambini o dei ragazzi”. E poi aggiungerà; ”La formazione deve essere fatta a tutti e a tutti i livelli”.

Altro argomento della conversazione: l’utilizzo dell’IA in azienda. Migliora la qualità del lavoro?

“L’effetto sul lavoro è un tema complicato, c’è chi prospetta futuri distopici, chi radiosi. Quello che probabilmente accadrà è un momento di cambiamento. La domanda non è: le macchine ci sostituiranno o no? che poi la sostituzione non è necessariamente una cosa negativa. La domanda è : il futuro è accogliente o no? Il rapporto uomo- IA è sempre caratterizzato da elementi positivi e negativi. Dunque: c’è bisogno di testa e di management per gestire sistemi digitali. Riflettere non sarà mai facoltativo, per parafrasare Andreotti”, dice l’esperto.

Per quanto riguarda il lavoro dei giornalisti – si ricorre all’IA per la comunicazione, verificando che ci sono usi interessanti per la professione – la collega domanda a che punto stia Il mito della super automazione. Per risponderle il professore ricorre a propria volta a una domanda che l’economista Daron Acemoglu, autore insieme a Simon Johnson del libro ‘ Power and Progress’, si è posto, ovvero se progresso scientifico e avanzamento tecnologico siano la stessa cosa, concludendo che dipende da noi. “Sull’IA possiamo puntare all’automation o all’augmentation”, illustra Marseglia. Prima opzione: sostituiamo una persona e facciamo fare tutto alla macchina. Seconda opzione: forniamo a una persona uno strumento che le permette di fare meglio ciò che già fa, di fare cose a un costo più basso, di risparmiare tempo. Ecco di nuovo il valore della formazione, “lo strumento più importante per accogliere tutte le opportunità proposte dall’IA”. Per altro la Storia testimonia come già l’uomo si sia trovato di fronte a cambiamenti del lavoro causati da innovazioni tecnologiche. Alcuni dati oggi prevedono che per un lavoro, ‘cancellato’ dall ‘IA, ne saranno creati sette nuovi. “Ci saranno altre opportunità”. Ci saranno vantaggi in molti ambiti lavorativi, istituzionali, pubblici, amministrativi e privati.
“Qual è il punto? Per accogliere il nuovo, dovremo studiare di più rispetto al passato”. Ancora la parola magica ‘formazione’, da attuare da parte del datore di lavoro ma, della cui irrinunciabilità, il dipendente, il singolo più in generale, deve essere conscio. “Gli investimenti nella formazione saranno la chiave per consentire stabilità sociale, in un momento di cambiamento come questo. Avere un lavoro non è solo una questione economica, ma anche identitaria”. Sottolineatura non trascurabile quest’ultima.

Ora a chi scrive toccherebbe concludere, per paura, speriamo di no ma è possibile, che qualcuno abbandoni la lettura, magari già lo ha fatto, speriamo di no ma è possibile. Molti temi sono stati affrontati, anche in seguito alle interessanti pertinenti domande della eterogenea platea. Dunque, solo un’ ultima nota riguardo a un messaggio per i giovani, sollecitato dalla conduttrice. “Ci sono corsi on line, ma – afferma con forza l’illustre interlocutore – l’Università continua ad essere utile, perché ci aiuta a ragionare sulla complessità, la tecnologia ogni due tre anni cambia. Lo studio universitario non ci suggerisce competenze, ma metodologie per affrontare – lo ribadisce – la complessità”. L’Università va fatta. Ma non finisce lì, ribadisce: “Un cittadino deve essere sempre in formazione”. Governare non essere governati, questo per quanto attiene al progresso della scienza e della tecnica, per il resto c’è il voto, sperando di non farlo turandosi il naso, ma, come si usa dire, è un’altra storia.

Ho mentito, però adesso concludo davvero e il modo migliore per farlo è ancora con Roberto Marseglia che, alla domanda tema dell’intervista, “Cosa ci aspetta per il futuro, un mondo migliore?”, replica che: “Non c’è una risposta definitiva, ci sono modalità diverse di raccontare il futuro. Io sono convinto che la tecnologia sarà al nostro servizio, si parla di assistente virtuale, tutti potremo vivere in un mondo del lavoro dove ci sarà spazio per il pensiero, la creatività, la riflessione, perché attività computerizzate ci lasceranno il tempo per questo”. Meglio essere positivi, tenere lontane visioni filosofiche antiutopiche. Certo è che il tempo ‘liberato’, porrà un problema esso pure. Quale? Identitario. Ci identifichiamo spesso con quanto facciamo. Dovremo cominciare a interrogarci sul “chi siamo”. Suggestioni dal libro ‘Utopia’ di Jorge Luis Borges.

Franca Galeazzi

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