Ray Scott – “Billboards & Brake Lights” (2023) by Trex Roads

Nella musica indipendente ci sono artisti che tutti conoscono e rispettano, ma che non hanno la fama che avrebbero meritato e forse neanche gli è mai davvero interessato averla.

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E’ vero ha un successo ormai globale, visto che ha suonato spesso anche in Europa, ma credetemi il suo talento andrebbe celebrato con molta più enfasi.

Spesso vi parlo di artisti di culto che gli addetti ai lavori e gli stessi artisti amano alla follia.
Ecco, Ray Scott è tutto questo e anche di più: un vero artista indipendente country.

Lui a dire il vero il mondo della Nashville dei premi televisivi e delle radio spazzatura, l’aveva toccato e vissuto quando la Warner lo mise sotto contratto per il suo esordio del 2005: My Kind of Music. Fu un successo importante nelle classifiche di genere, ma la casa discografica avrebbe dovuto tenere conto che Ray era uno serio e vero e il titolo del suo esordio non era messo lì a caso. Proprio il voler suonare il suo tipo di musica, lo fece scontrare con il volere degli addetti marketing che volevano qualcosa di radiofonico per il secondo album. Da quel momento cominciò la sua vera carriera indipendente.

Una carriera che lo ha visto sfornare ben 7 album e 3 EP (uno dei quali avevo recensito ormai quasi 3 anni fa qui https://www.ticinonotizie.it/ascoltati-da-noi-per-voi-by-trex-roads-ray-scott-nowhere-near-done-2020/).

La musica di Ray Scott è quanto di più outlaw country potete trovare nella musica americana indi-pendente in questo momento: storie vere, storie emozionanti e anche divertenti. Le parole di Ray, non solo quelle nelle canzoni, sono spesso taglienti, parole che quasi nessuno dei suoi colleghi ha il coraggio di dire sul mondo del music business e della realtà in cui viviamo.

Forse questo disco, se posso avanzare un giudizio dopo aver ascoltato tutta la sua discografia, è il più riuscito, intenso e ispirato che abbia mai fatto uscire e sapere che è stato quasi del tutto ignorato, anche da recensori molto in voga nel mondo indipendente, mi stupisce davvero.

Aggiungetevi che è un disco dedicato ai genitori che il nostro Ray ha perso nel giro di 3 settimane scarse nel 2022, e avrete un album che è un vero gioiello di emozioni sincere.
Il disco di 13 canzoni è prodotto dal grandissimo Jim “Moose” Brown e i musicisti che accompagnano il nostro in questa avventura sono un all-star che comprende il violino magico e il mandolino di Jenee Flenor e del leggendario batterista Eddie Bayers.

Volete capire subito di che tipo di musica parliamo? Fate partire la cavalcata polverosa di Ripples e fatevi guidare dalla profonda, intensa ed evocativa voce di Scott e non vorrete più scendere da questo viaggio.

Il bellissimo singolo Long Black Cadillac è una meravigliosa ballata come pochi sanno scrivere, che prende spunto, così racconta Ray, da un vero scambio di battute con la moglie dopo aver visto in un parcheggio un carro funebre marchiato Cadillac: “cara, è così che ti lascerò!”. Da una frase scherzosa e ironica, ne è nata una canzone stupenda ed emozionante. La voce poi, amici, è un vero patrimonio della musica indipendente, così come la sua abilità di scrivere canzoni stupende.

Ricordi e amici di vecchia data fanno capolino in un’altra ballata country dal sapore outlaw: Old Roads and Old Friends. La band che lo segue è qualità assoluta: grande pezzo.
La title-track è molto autobiografico e ci narra la difficile vita del musicista indipendente sempre in giro per concerti, sempre in giro per sfamarsi e farsi conoscere. Una vita che però regala soddisfazioni, emozioni e amore. Ispirata e davvero bellissima, semplice ma verissima.

Chitarra dolcemente slide e la voce di Ray incorniciano l’incipit di Better Than This: si arriva dritto al cuore con un altro pezzo che oscilla fra il country e il rock con quel suono elettrico che cerca di farsi largo in una ballata polverosa, i cori così soul che regalano un sapore di southern. E poi il testo che ci parla di un uomo che sta affondando nell’alcol la sua vita, ma vuole uscirne perchè deve essere meglio di così.

Ray Scott è un cantautore coi fiocchi e i suoi live anche di supporto a grandi artisti, mi raccontano, sono sempre emozionanti.
Struggenti nella loro semplicità, le parole di un amore difficile e finito, della canzone country rock You Wouldn’t Know It Now. Si suona alla grande e ci si emoziona ascoltando la voce così intensa di Ray e il bellissimo assolo finale.

Butto veramente via la testa che nessuno parli come non ci fosse un domani di questo disco così dannatamente ben scritto, suonato, prodotto e arrangiato. Non servono lustrini o luci abbaglianti per essere un musicista e un cantautore davvero fantastico e Ray Scott è uno da tramandare ai posteri quando vorrete parlare di cosa era il country indipendente.

La mia preferita è la ballata country Superman: un arrangiamento da fuoriclasse con quel violino a lacerare l’anima e la voce bassa di Ray Scott che narra ancora di una vita non andata proprio co-me doveva. Le parole sono semplici, ma scriverle così incisive è abilità di pochi: “Se è vero quello che ti dicono / Quando dicono qualcosa non ti uccide / Ti renderà più forte in qualche modo / Dovrei essere Superman / Dovrei essere Superman ormai”. L’assolo di violino è di una bellezza ab-bagliante intrecciato alla chitarra. Stupenda.

Un album che è un gioiello di musica country vera, reale, sincera ed emozionante. L’ispirazione non è mai stata così alta nei dischi di Ray Scott e, assieme ad una band di livello top, ci regala 13 pezzi che commuovono, divertono e fanno pensare come pochi al mondo saprebbero fare.

Ray Scott può sedersi al tavolo dei grandi della musica indipendente assieme ai suoi amici Cody Jinks e Ward Davis, e merita di essere celebrato come uno dei più grandi cantautori country di questa generazione.

Cosa aspettate? Scopritelo e se vi è piaciuto, supportatelo sul suo sito, sui siti di streaming e social, lo merita e chissà che la sua fama europea un giorno lo porti in Italia, dove i fans della musica indipendente lo accoglierebbero a braccia aperte.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.com

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