Jake Stringer – “Just Happy To Be Here” (2023) by Trex Roads

La Classifica Top 10 del 2023 by Trex Roads. Il suo addio (o arrivederci) a TN

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Questa settimana è stato difficile scegliere di quale disco parlarvi. Venerdì scorso, giorno solitamente scelto dagli artisti per far uscire gli album o i singoli nuovi, il mercato indipendente è stato invaso da nuova fantastica musica. Ho contato ben 9 dischi di cui parlarvi. Nove avete capito bene.

Un amico italiano, fan come me di questo tipo di musica e filosofia, scherzosamente ha commentato questo venerdì “intenso” dicendomi che ormai stare dietro a tutti e ascoltarli sta diventando un lavoro. Non va lontano dalla realtà, quando i dischi sono così tanti ascoltarli come meritano spesso è difficile e magari di qualcuno di loro vi parlerò fra qualche settimana.
La scelta sul disco di cui parlarvi per me è stata quasi automatica, perché volevo scegliere unartista di cui non avevo mai parlato e uno che è indipendente dalla testa ai piedi.
Jake Stringer viene da un luogo che ha dato i natali a parecchi musicisti country rock di valore e cioè la zona del Midwest ai piedi delle Ozark Mountains nel Missouri.

Ultimo di 8 figli, ha vissuto la sua vita in una zona rurale, di duro lavoro e circondata dalla bellezza e forza della natura.
Dopo i suoi 20 anni per oltre 15 anni Jake è stato un musicista, ma ovviamente ha dovuto far fronte anche con il mantenersi e quindi ha fatto i lavori più duri e diversi: meccanico, operaio in un’azienda che produceva cibo per cani, saldatore e venditore di strumenti musicali, ha suonato la batteria, ovunque, servisse e lo pagassero.
Ha sempre sentito di avere dentro di sé qualcosa da raccontare e circa 8 anni fa ha cominciato a scrivere canzoni. Ha iniziato come quasi tutti i musicisti di cui vi racconto ogni settimana: si è comprato un van e ha cominciato a girare per locali cercando ingaggi e cercando di far circolare il suo nome.
Lo ripeto spesso: è un lavoro duro, dove ci vuole la passione, oltre al talento, perché tanti poi mollano quando vedono che la luce in fondo al tunnel è davvero in fondo e molto lontana.
Stringer ha visto uno dopo l’altro musicisti con cui aveva cominciato questa avventura mollare e cercare fortuna con altri lavori, abbandonando i propri sogni. Lui no.
A suo nome, assieme ai Better Than Nothing, sono usciti due EP: Let the Wolf Out nel 2017 e Howdy…We’ve Been Expecting You nel 2018.
La vita in tour è stata dura: 500.000 chilometri spesi su e giù per gli States, dormendo spesso solo in un van con due figli a casa, ma lo ha portato finalmente all’agognato esordio discografico.
Leggere e informarmi sulla sua storia mi ha fatto pensare che meritava di stare in queste pagine, di essere conosciuto e parlarvene mi riempie di responsabilità.
Perché dico così? Perché reputo che incuriosire anche solo uno di voi lettori ad un artista così sia la mia missione: un CD in più, un fan in più, uno “ascolto online” in più fa veramente la differenza nella vita di artisti come Jake Stringer e fidatevi merita tutta la vostra attenzione.
Non troverete la sua musica pubblicizzata in riviste mainstream o in pompose radio che hanno poco da farvi ascoltare di vero e qualitativo, ma di sicuro se amate il country rock e l’honky tonk non potrete non essere conquistati dalle 10 canzoni di questo Just Happy To Be There.
La casa discografica con cui ha collaborato per questo disco è una denominazione di origine controllata del country indipendente (già dal suo nome): la Death Before Pop Country Records e la produzione, masterizzazione missaggio affidati a Paul Carabello (che nel disco suona anche la chitarra) regalano alle canzoni un sound potente e incisivo.
Premete play e lasciatevi conquistare da un groove che non vi mollerà lo stomaco con l’iniziale Setting Fires To See The Light. Voce potente e chitarre che avvolgono gli speaker, con un geniale tocco di violino. Che ritmo!
Sound polveroso come fossimo in un bellissimo film western ed ecco arrivare Mojave Green: la voce di Jake Stringer è potente e il brano ha quasi un che di epico con il tappeto creato dalla steel guitar.

Tulsa in The Rearview pare influenzata dalla città nominata nel titolo: c’è un sapore di red dirt che avvolge questo brano dall’andamento honky tonk. Una delle mie preferite, che mi piacerebbe sentire dal vivo, soprattutto quando si arriva all’assolo che prende ispirazione dal sound dei grandi del passato. Chi ha detto Waylon Jennings?
Il rock che attraversa il country di Thumbin’ for a Ride regala anche qui la sensazione che il buon Jake si sia abbeverato alla fonte degli outlaws degli anni ’70 e ci abbia messo il suo tocco personale.
D’altronde fare l’autostop non era proprio di quegli anni?
Lone Coyote è una fantastica ballata country dal sapore western, accarezzata dal sound della steel guitar di Scott McCumber. Una bellissima cavalcata in un Grand Canyon con la potente voce di Stringer a raccontarci storie. La band alle spalle di Jake è un gruppo di talentuosi musicisti che regalano prestazioni di altissimo livello.
Il violino che regala malinconia e intensità alla splendida The Well è la magia che il country indipendente regala ai suoi fans: storie vere e musica che prende l’anima.
Un esordio che chi ama il country e l’honky tonk dal sapore settantiano, non può lasciarsi scappare. D’altronde la Death Before Pop Country non si muove così per caso e se sceglie un artista potete stare certi che dagli speaker poi uscirà solo musica di qualità, vera ed emozionante e questo disco è così: vero ed emozionante, come la sua copertina.
Compratelo, ascoltatelo e se vi ha regalato le stesse emozioni che ha regalato a me, fategli pubblicità, taggatelo, fate girare il suo nome: lo merita e merita che il suo sogno di essere un musicista continui e lo porti ad un successo sempre più grande.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

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