Lode e onori a Federica Brignone, la nostra ‘Signora delle Nevi’

Sessantotto sono le apparizioni sul podio, una sola in meno del mito di Gustavo Thoeni, tanto per rendere l'idea della grandezza di questa atleta

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Noi che abbiamo visceralmente amato Deborah Compagnoni e la sua gentilezza nel tirare le curve e nella vita, quando ancora gli sci erano attrezzi lunghissimi e governabili solo da pochi eletti, a guardare la gara magistrale che è valsa il successo numero ventisette della carriera di Federica Brignone un emozionante back in the days lo abbiamo vissuto in pieno. La valdostana nata a Milano già trentaquattro anni fa, infatti, ha a fatto proprio l’ennesimo gigante della stagione infliggendo un distacco siderale alle avversarie, trasmettendo una sensazione di superiorità tecnica tale da ricordare quando a non avere rivali era proprio Debby, la più bella sciata da quando gli attrezzi hanno smesso di essere ricavati dai tronchi. Sì, l’impressione è stata quella e si immagina non possa esserci complimento migliore.

Come le possa essere sfuggita la Coppa di specialità resta un mistero. Anzi no, perché la causa è quel maledetto mese di gennaio nel quale Fede ha bucato un paio di gare, finendo per essere scavalcata dalla costanza certosina di una altrettanto valorosa Lara Gut. Ma il secondo posto nella classifica finale di gigante, unito alla seconda piazza nella classifica generale sempre dietro alla ticinese e alle tante vittorie parziali più annessi podi a grappolo, fa della sua stagione un capolavoro. E, considerata la condizione psicofisica, spiace davvero sia finita qui. Brignone, per la verità, è una garanzia da almeno tre lustri, capace di vincere, prima italiana di sempre, la Coppa del Mondo del 2020 oltre che tre medaglie olimpiche e tre mondiali di cui una d’oro. Sessantotto, invece, sono le apparizioni sul podio, una sola in meno del mito di Gustavo Thoeni, tanto per rendere l’idea della grandezza di questa atleta.

Del resto che potesse diventare la sciatrice più vincente della storia azzurra era scritto nel suo corredo cromosomico. Fede, infatti, è figlia di Maria Rosa Quario detta Ninna, campionessa degli anni Settanta con quattro successi all’attivo in slalom speciale, disciplina meravigliosamente interpretata. Non era facile raggiungere un livello superiore a quello materno, ci è riuscita e passeranno diversi anni prima che una connazionale possa insidiarle lo status di regina azzurra all-time. Meno estroversa ed empatica di Sofia Goggia – sempre a proposito di fenomeni epocali – ma forse è solo in apparenza, ciò che non le manca è la schiettezza, quella prerogativa di chi non si produce mai in esternazioni banali, come troppo spesso accade, invece, ai suoi colleghi sciatori e agli sportivi in generale. Pane al pane, anche se c’è da essere scomodi.

Certo che a leggere la classifica finale, a voler essere più pignoli del dovuto, un minimo di rammarico c’è. Perché l’assenza prolungata dell’aliena Mikaela Shiffrin causa infortunio, una che fa uno sport tutto suo, e il risicato distacco dalla vincitrice Gut fanno rimpiangere quel paio di uscite dopo Natale senza muovere il punteggio intrise di un po’ di sfortuna. Insomma, il clamoroso bis nella Generale non era così tanto lontano e, appunto, dispiace che la stagione sia già passata in archivio, perché in questo momento a Fede le avversarie non vedrebbero nemmeno le code degli sci. Ma è giusto una considerazione statistica che nulla toglie a quanto di gigantesco ha fatto vedere quest’anno.

Con gli auguri di pronta guarigione a Sofia Goggia, ma la bergamasca è dura come il granito e non ne ha certo bisogno, e rinnovando i complimenti a Federica, ringraziandola anche per aver fatto rivivere il mito di Deborah Compagnoni a chi come noi ha una certa età e tende a guardare più indietro che avanti, va in archivio il 2023-2024 dello sci alpino. Detto tutto il bene possibile di Brignone, e con Goggia e Bassino tra le migliori dieci della classifica nonostante le reciproche disavventure, un po’ di preoccupazione per il ricambio generazionale purtroppo c’è. Alle spalle del tris di regine Fede-Sofi-Marta – una compresenza che, peraltro, ha la stessa possibilità di accadimento di un passaggio della cometa di Halley – lo sci azzurro in gonnella fatica un po’ a rinnovarsi e si spera che la primavera faccia sbocciare qualche nuovo talento capace di non fare rimpiangere troppo questo inarrivabile periodo di vacche grasse.

Del resto, ci hanno abituato troppo bene queste ragazze; talmente brave da veicolare una surreale sensazione di normalità quando, invece, di normalità non hanno proprio nulla: sono uno spettacolo della natura.

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