La Guardia di Finanza di Rho, su delega del pm di Milano Maurizio Ascione, ha sequestrato 39 milioni di euro a due amministratori di fatto di un gruppo di imprese operanti nel settore immobiliare e a un loro consulente fiscale nell’ambito di un’inchiesta per una complessa frode fiscale con la creazione di crediti Iva fittizi. Il gruppo – secondo le indagini – acquistava all’asta degli immobili in disuso o abbandonati a prezzi bassissimi che nel giro di pochi mesi vedevano aumentare il proprio valore di mercato in modo esponenziale, grazie a innumerevoli passaggi di proprieta’ solo nominali, a una serie di societa’ cartiere. Nelle compravendite gli indagati, oltre a non versare le imposte sulle operazioni effettuate, generavano dei crediti Iva fittizi in capo alle societa’ acquirenti, utilizzati per il pagamento di altri tributi oppure ceduti a titolo oneroso a imprese terze, tramite l’istituto dell’accollo.
Gli accertamenti degli investigatori delle Fiamme gialle rhodensi, agli ordini del maggiore Fabrizio Dalemmo, hanno calcolato un’Iva evasa pari a circa 150 milioni di euro e un ammontare di crediti fittizi indebitamente utilizzati pari a circa 39 milioni di Euro. Somma quest’ultima destinataria di un decreto di sequestro preventivo emesso dalla gip Ileana Ramundo. Il caso piu’ eclatante e’ quello di un capannone a Carisio, nel Vercellese, acquistato all’asta nel dicembre 2016 ad un prezzo di 155 mila euro e arrivato a valere a giugno 2017 la cifra di 33 milioni di euro. Per far lievitare esponenzialmente le valutazioni gli indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazione inesistenti e indebita compensazione di crediti iva inesistenti, utilizzavano perizie di stima eseguite da professionisti abilitati compiacenti, con gonfiavano i prezzi preventivando irrealistici e falsi lavori da eseguire, come ad esempio la realizzazione di centri commerciali.