Alla sua (impareggiabile) maniera, Emanuele Torreggiani ricorda Matteo Pinoli. Era un uomo.

Magenta in lutto per la morte di Matteo Pinoli. Molti lo hanno commemorato o ricordato, oggi. Ma solo Emanuele Torreggiani, more solito, ha trovato le parole giuste. Che riposi in pace.

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A Matteo. L’onda d’urto della tua morte, la morte è sempre un fatto personale, mi sbatte ora contro la scogliera di un lustro andato. S’era al tramonto d’un settembrino e mi cogliesti al tavolo di un bar della piazza Formenti. Ero, pur seduto, visibilmente anestetizzato. Il volto rivelava. Ti sei seduto con me, Matteo. Ti sei seduto lì con me. Non hai detto niente. Non mi hai detto niente. Hai acceso una sigaretta e, con un cenno del capo in assenso, un bicchiere di bianco. L’ombria, lassù in Veneto.

Io piangevo. Vedi, l’indicibile distanza che oggi ci separa, viene frantumata dall’onda d’urto della tua morte. Sono in treno ora, e sto piangendo. Ora come quel pomeriggio tardi. Piangevo. E tu mi hai preso la mano. E sei stato lì con me per tutto il tempo che mi sono preso. E a quelli che vedendomi così si avvicinavano, tu, tenendomi sempre per mano, con un sorriso cortese, fermo, li smistavi altrove. Puoi stare qui tutta la notte, io sto qui. E mi tenevi per mano. Ecco. Ora che sei morto mi ritorna tutto quel tramonto. È arrivato, ch’era sera, il nostro comune amico Giovanni P che ti ha semplicemente detto, adesso sto qui io Matteo. E tu hai annuito dicendogli tu si, va bene. Ora sei in paradiso Matteo Pinoli. Eri un uomo e il tuo posto è lì.

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