Boom di Giorgia Meloni ed FDI tra gli operai

L'analisi di Marco Bonometti

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Sono operai, hanno tra i 35 e 54 anni. E votano Fratelli d’Italia. E’ questo l’identikit degli elettori del partito della premier Giorgia Meloni, che alle europee ha ottenuto un boom di preferenze nella working class. Fdi ha sfondato tra gli operai con il 39% dei consensi, staccando il Pd che segue con il 16%. I dati di Swg non stupiscono gli industriali, che da tempo sottolineano come l’Europa sia penalizzata da una serie di scelte dettate da ‘ideologie green’ che gravano su settori industriali chiave, come l’automotive, riducendo la competitività delle aziende europee rispetto a quelle americane e asiatiche.

“Questo era un voto importante in chiave industria e lavoro – dice all’AdnKronos Marco Bonometti, imprenditore e presidente delle Officine Meccaniche Rezzatesi, ex presidente di Confindustria Lombardia -espresso non solo dagli italiani ma dai cittadini europei e dà un’indicazione ben precisa alla politica: l’Europa vuol continuare ad avere le fabbriche aperte, la manifattura che cresce e i posti di lavoro. Chi votava a sinistra voleva affossare lo sviluppo dell’Europa, le fabbriche e il lavoro. Chi votava a destra lo faceva perché la destra è sempre stata critica sul green deal e sul ‘Fit for 55′”.

Gli operai “si sono resi conto che se vogliamo continuare a creare benessere in Europa dobbiamo difendere le fabbriche e il lavoro e la destra ha saputo interpretare meglio della sinistra questa esigenza”. Sono gli operai ad essersene resi conto per primi. “E’ stata importante l’operazione verità che ha fatto Fdi, soprattutto la premier Meloni – sottolinea -. Penso al fatto di dire che la mobilità in Europa rappresentava una piccola percentuale di emissioni CO2 e quindi non era così drammatico intervenire sulle auto. Soprattutto perché l’auto elettrica avrebbe tolto una conquista sociale degli operai, che si sono battuti per avere la loro indipendenza con l’auto. Nel 1990 la Seicento costava 990mila lire, pari a 5 stipendi. Oggi l’auto elettrica costa 25.500 euro, pari a 10 stipendi”.

Secondo Bonometti la premier Meloni ha fatto valere gli interessi nazionali. “E’ stata la prima a fare le trivellazioni, a far partire i rigassificatori, le piattaforme. Addirittura stanno riprendendo in considerazione le miniere e la gente ha capito che bisogna riparlare di fabbriche”. Se fosse andata avanti la politica europea esclusivamente ambientalista “avremmo messo un grosso freno all’Europa” evidenzia Bonometti. Chiaramente, “adesso dovranno trovare equilibri e alleanze con dei partiti che siano in grado di portare avanti una politica industriale europea nel vero senso della parola”. Chi non è stato vicino agli operai, osserva Bonometti, sono state le associazioni di categoria e i sindacati: “Nessuno si è preoccupato di difendere i posti di lavoro” mentre le prese di posizione del governo per salvaguardare l’occupazione e portare avanti un progetto dell’auto italiana” hanno destato interesse degli operai. “Non dimentichiamo – conclude – che solo nel settore auto in Europa ci sono 13 milioni di occupati, di cui 1,3 milioni in Italia, considerando tutta la filiera”.

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