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Dall'archivio:

Parco Sud, area naturale oppure no? E’ scontro tra amministratori

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MILANO – Da mesi si discute la proposta di dichiarare larga parte del Parco Agricolo Sud come area naturale, proposta sostenuta da alcuni gruppi ambientalisti e avversata da diverse Amministrazioni locali. Al momento NON approvata. Riportiamo di seguito il recente commento a proposito dell’associazione Parco Sud e la replica del consigliere comunale di Cisliano, Andrea Reversi, esperto di temi ambientali.

 

Parco Naturale Sud Milano nelle nebbie

Rimandata la delimitazione dell’area naturale
Troppe le pressioni sui Sindaci da agricoltori

18 aprile 2019. Un anno e mezzo di lavoro buttato alle ortiche, o quantomeno rinchiuso in un cassetto, in attesa di incerti tempi migliori. Con una comunicazione al Consiglio Direttivo del Parco Agricolo Sud Milano, due giorni fa la presidente Michela Palestra ha congelato la delibera di approvazione della proposta di confini del Parco naturale all’interno del Parco Sud. Sarebbe stato un passo importante per cancellare la possibilità di cacciare nelle aree naturalistiche più pregiate, permettendo anche al nostro Parco l’accesso a finanziamenti nazionali. Tutto rinviato a data da destinarsi: a dopo le elezioni amministrative di fine maggio o più in là.
Anche se non ci sono pronunciamenti ufficiali, appare chiaro che il blocco è il risultato di indecisioni e tentennamenti da parte di alcuni sindaci molto ascoltati nelle stanze della Città Metropolitana.

Lobby più forti della legge

Per adeguarsi alla normativa nazionale, le disposizioni regionali impongono di istituire, all’interno dei Parchi regionali, aree destinate a una maggiore regime di tutela, definite Parchi naturali. La cosa è andata liscia per quasi tutte le aree protette lombarde, ma per il Parco Sud no.
Dopo quasi vent’anni di inerzie e tentennamenti, questa sembrava la volta giusta. Sotto la spinta della presidente Palestra, un anno e mezzo di lavoro dei tecnici del Parco, con il contributo delle associazioni ambientaliste da noi coordinate, ha portato alla individuazione di otto aree ampie per complessivi 8.700 ettari (rispetto al totale di 47mila del Parco Sud). Negli ultimi quattro mesi la proposta è stata visionata dai sindaci, ambientalisti, agricoltori e cacciatori in oltre dieci incontri a via Vivaio (sede del Parco) e nel territorio. Se l’opposizione dei cacciatori era ampiamente prevista, la sorpresa è stata la contrarietà di due delle più importanti associazioni agricole, Coldiretti e Confagricoltura. Incontri diretti e assicurazioni che le aree naturali non avrebbero interferito con le attività agricole, anche quelle intensive e tradizionali, non hanno smosso le posizioni, e il risultato è la decisione del Consiglio Direttivo, e in particolare della sua presidente, di rinviare il tutto.
“Il mancato consenso di alcune associazioni di categoria degli agricoltori ha fatto cambiare idea ad alcuni sindaci, che evidentemente hanno chiesto a Città Metropolitana di rinviare le decisioni – dichiara Paolo Lozza, membro del Consiglio Direttivo indicato dalle associazioni ambientaliste – ma tutti sanno che il rinvio a dopo le elezioni significa gettare al vento il lavoro di un anno e mezzo e archiviare definitivamente il progetto. Il mancato consenso di Coldiretti e di Confagricoltura è “un” problema ma non è “il” problema. D’altra parte gli agricoltori, trent’anni fa, erano assolutamente contrari all’istituzione del Parco Sud, salvo oggi ammettere che l’esistenza del Parco li ha salvati dall’urbanizzazione selvaggia che avrebbe fatto chiudere le loro aziende. – continua Lozza – Evidentemente i giovani dirigenti degli agricoltori di oggi sono miopi tanto quanto i loro predecessori. E la dirigenza del Parco Sud ha ceduto a logiche a mio avviso autolesioniste.”
La posizione di Lozza è sostenuta e condivisa da tutte le associazioni ambientaliste: FAI, Italia Nostra, LIPU, Legambiente, WWF e Associazione per il Parco Sud Milano.
Da parte nostra, continueremo a lavorare a stretto contatto con i tanti “attori” del territorio, compresi i numerosi agricoltori che non temono il Parco Sud e, con il loro lavoro quotidiano, contribuiscono a rafforzare e dare concretezza a questo indispensabile polmone verde della metropoli milanese.

Associazione Parco Sud

PARCO AGRICOLO SUD MILANO-ZONE A PARCO NATURALE.

Per stessa ammissione di chi ha fatto di tutto per portare a casa il risultato, il procedimento di individuazione delle aree da destinare a parco naturale all’interno del Parco Agricolo Sud Milano subisce una battuta di arresto.
Il sostanziale fallimento della proposta, nata non si sa bene sulla base di quali criteri, e sottoposta ai portatori di interesse già preconfezionata, ha di fatto incassato un secco no da tutti gli attori del territorio, eccezion fatta per le associazioni ambientaliste, alla maggior parte delle quali, probabilmente, come si evince da queste poche righe, importava più portare a casa il risultato per ragioni ideologiche e contro qualcuno piuttosto che nell’interesse dell’ambiente.
Di certo se si fosse proposta una zonizzazione maggiormente aderente alle zone già individuate nel 2001, il risultato sarebbe stato diverso, ma si sa, chi troppo vuole nulla stringe. 
Troppo comodo, poi, addossare poi la colpa alle associazioni agricole dicendo che nulla sarebbe cambiato con la trasformazione di vaste aree in parco naturale e cercando di far passare gli stessi agricoltori come diffidenti a priori e refrattari al cambiamento.

Men che meno lo si può fare con i sindaci e gli amministratori locali che si sono fortemente opposti alla zonizzazione proposta, guarda caso proprio quelli che maggiormente conoscono e vivono le dinamiche del territorio e che l’ambiente lo vivono e lo conoscono da vicino, tutti i giorni, e non solo nelle gite fuori porta del fine settimana. 


Il consiglio per il futuro è quello di cercare una reale condivisione delle proposte, magari interfacciandosi anche con chi, al netto dei preconcetti di certi ambientalismi oltranzisti e miopi, avrebbe solo da guadagnare dalla protezione della natura, i cacciatori. Quegli stessi cacciatori che, oggi, sono la categoria che maggiormente contribuisce, di tasca propria, alla conservazione dell’ambiente attraverso opere di miglioramento ambientale.
Solo se la proposta sarà la sintesi tra le esigenze di conservazione e quelle dei fruitori dello stesso, e non un progetto motivato solo da logiche di bilancio o ideologiche, si potrà addivenire ad un risultato soddisfacente. Fino ad allora l’alternativa sarà quella di lamentarsi delle uova rotte nel paniere.

Andrea Reversi

Andrea Reversi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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