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La crisi del Pd: lettera aperta, ‘Letta dimettiti’, e le riflessioni di Bonaccini

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Infuria la crisi nel Partito Democratico dopo la sconfitta alle elezioni. Ieri abbiamo ricevuto una lettera-appello di una ex deputata rivolta ad Enrico Letta, che pubblichiamo assieme alle riflessioni del presidente emiliano Stefano Bonaccini.

LA LETTERA APPELLO

Avrei voluto e forse dovuto scrivere questa lettera aperta all’indomani della “rottura del campo largo”, prospettiva politica lungimirante su cui tanti di noi, soprattutto sui territori, hanno lavorato negli ultimi tre anni, pensando che l’apertura del campo riformista potesse dare una speranza all’Italia, a quell’Italia ferita dalle disuguaglianze e dal disagio sociale di cui, purtroppo, soltanto in pochi parlano. Eppure quel campo largo che molti di noi auspicavano  si è dissolto con la “non fiducia al Presidente Draghi”.

Quello che avrei voluto chiedere è: se la NON fiducia a Draghi è stato l’elemento “impeditivo” e “ostativo” del campo largo… come mai si è stretto l’accordo con il cartello radicale Bonelli-Fratoianni, con la delegazione parlamentare di Sinistra Italiana che per ben 52 volte ha negato la fiducia a Draghi?

La scelta dell’attuale gruppo dirigente, attento solo al proprio posizionamento o “salvataggio” personale, ha portato l’intero centrosinistra a una debacle storica, senza precedenti e della quale certamente non è solo lei responsabile, ma i tanti “capi corrente”, già ministri, che hanno portato questo partito al peggiore risultato della sua storia politica.

Capi corrente- ministri o ex ministri che hanno trattato e continuano a trattare il partito come un’azienda privata nella quale le decisioni sono assunte di forza dal CdA e imposte agli azionisti (militanti, iscritti e attivisti).

Liste di candidati presentate dai territori e completamente stravolte, falcidie di parlamentari che hanno comunque rappresentato un pezzo di storia di questo partito, imposizioni dei privilegiati solo nei primi posti dell’uninominale per garantire ministri, mogli di ministri, cerchi magici appartenenti alle singole correnti.

Affermazioni che certo non nascono da ambizioni personali, poiché dal 2018 in avanti i miei orizzonti si sono rivolti al sociale, non più nutrendo propositi di candidature personali in parlamento.

Il Partito democratico va rifondato, rifondato senza i capi corrente e soprattutto senza più parcellizzazione di potere interno, che hanno contribuito a rendere il Pd un partito privo di anima, un partito che non parla alle classi sociali più deboli, un partito senza idee e senza “visione”.

Un momento così difficile, vissuto da tutti, a causa delle tensioni internazionali, le incertezze economiche e una povertà che avanza, non può essere affrontato in una campagna elettorale senza idee chiare, proposte e progetti credibili, impostandola solo sull’antifascismo. Era solo uno degli aspetti da considerare, e nemmeno quello più importante.

Inoltre, la lettura sul dato dell’astensionismo va fatta con lungimiranza, siamo certi che se ci fosse stata maggiore partecipazione popolare al voto questa ci avrebbe premiato? Per le ragioni esposte in questa lettera, può darsi sarebbe accaduto esattamente il contrario.

Io la ringrazio Segretario per aver scelto di non ricandidarsi al prossimo congresso, è un piccolo segnale di riconoscimento dei suoi errori ma penso che tanto non sia sufficiente, per rispetto della sua comunità Lei e tanti Big, candidati ai primi posti del plurinominale, nei posti sicuri, senza affrontare il voto popolare (e se preferisce le faccio l’elenco dei dirigenti che LEI ha posto, assieme a se stesso, nei posti migliorie sicuri) dovreste dimettervi anche dal parlamento .

Il Pd ne avrebbe soltanto un grande vantaggio.

On. Laura Venittelli

LA RIFLESSIONE DI STEFANO BONACCINI

“Certamente farò il presidente della Regione Emilia-Romagna. È una fase molto delicata per famiglie e imprese e servono risposte rapide e concrete. Per questo auspico che il nuovo governo si formi presto. Poi naturalmente parteciperò al congresso del Pd, perché serve una discussione molto schietta, alla quale mi dedicherò con impegno e determinazione. Il Pd ha bisogno di un forte contributo da parte di tutti”. Lo dice in una intervista al “Corriere della Sera” Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e personaggio di spicco del Partito Democratico che sulla sua possibile candidatura alla successione di Enrico Letta, ribadisce: “Quando dico che è un errore partire dai nomi non è una frase di rito: o cambiamo profondamente o bruceremo in fretta anche il prossimo segretario. Serve una leadership ma serve anche un partito. Il problema non è di forma o di ruoli, ma di sostanza. Iniziamo per esempio col dire che nel gruppo dirigente servono molti più amministratori locali, donne e uomini, spesso giovani, che ogni giorno devono dare risposte ai cittadini sui problemi reali e che in questi anni hanno tenuto in piedi con il loro lavoro silenzioso il partito: non possiamo più tenerli in panchina”.

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