Esultano le ‘maschere’ della Scala

Sono i lavoratori-studenti

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Gli studenti lavoratori impiegati come maschere alla Scala potranno vedersi rinnovato il contratto per tutto il periodo di studio. Lo prevede l’intesa siglata dal Piermarini con il sindacato Slc Cgil. “Io e i miei ex colleghi siamo in visibilio, non ce l’aspettavamo”, dice all’Adnkronos Beatrice Sella, la studentessa 21enne che lo scorso autunno, quando il suo contratto con il teatro è definitivamente scaduto dopo 12 mesi, ha dato vita alla protesta delle maschere.

Era il 3 dicembre: mentre la Scala apriva le porte agli spettatori under 30 dell’anteprima del Don Carlo, Beatrice e i suoi colleghi nella piazza antistante mettevano in scena la loro ‘Prima’: un flash mob delle maschere della Scala, per denunciare la “intollerabile condizione di precarietà lavorativa” a cui erano costretti da brevi contratti intermittenti e a chiamata, rinnovabili fino a un massimo di un anno. Chiedevano che la collaborazione con il Piermarini potesse coprire l’intero ciclo di studi, una battaglia, portata avanti già da anni dalla Slc Cgil, che ha portato oggi al risultato. Non solo, “i salari – racconta la ex maschera – sono stati quasi raddoppiati” e viene prevista per il rinnovo una quota del 70% di risposta alle chiamate del teatro, facendo venir meno così quel meccanismo di “pressione” denunciato dai ragazzi, più liberi adesso di conciliare gli impegni lavorativi con le esigenze di studio.

“Vedere che la nostra lotta non è contro i mulini a vento, ma ogni tanto fa tornare indietro qualcosa, mi convince che le cose ogni tanto si possano cambiare”, dice Beatrice, senza nascondere di essere “emozionatissima”. Il pensiero, nonostante la giovane età, è rivolto alla “generazione di maschere che verrà dopo di me e che avrà una condizione migliore di quella che ho avuto io”. Al di là del “profondo valore collettivo di questa vittoria”, c’è la speranza che la decisione “del più importante teatro d’Italia crei un precedente per tutti gli altri”, confessa la 21enne. L’auspicio è che sull’esempio delle maschere del Piermarini, si mobilitino anche gli studenti lavoratori delle altre sale d’Italia. A partire da quelle vicine. “Con alcuni amici stiamo facendo un lavoro di mappatura dei teatri di Milano, per vedere da un lato quanti finanziamenti pubblici prendono, dall’altro per analizzare le condizioni contrattuali, soprattutto del personale esternalizzato. In questo ci sono vicini la Cgil, le liste universitarie e i partiti di opposizione, in particolare Alleanza Verdi Sinistra. Speriamo che la convergenza tra mobilitazione da basso, sindacati e politica possa portare ad altri risultati”.

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