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Magenta: presentato “Un grido contro”, il nuovo libro di Maria Luisa Busti.

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Nel pomeriggio di venerdì 26 maggio, al primo piano della Biblioteca ‘Oriana Fallaci’, la presentazione del nuovo romanzo di Maria Luisa Busti, “Un grido contro”, ha il tono di una piacevole conversazione tra amiche – non se ne abbiano a male i pochissimi maschi presenti – che una tazza di tè, considerata l’ora solare, avrebbe resa perfetta.

MAGENTA – Raffaella Nova Santagostino è accurata nel condurre l’incontro e così pure l’autrice – non ama essere definita ‘scrittrice’ – nell’esporre le ragioni di questo nono libro il cui tema, pur trattato con la cifra narrativa mai scomposta che le è propria, è la violenza.
“Quell’istinto primitivo, barbarico, di possesso ad ogni costo – commenta – sonnecchiante ancora al fondo degli spiriti civilizzati degli uomini di oggi”. Istinto contro cui le storie di ieri e del presente, inanellate nelle pagine, vogliono essere “un grido”.
L’epoca in cui vive Agnese, una delle protagoniste, infatti, non è la stessa di Natalia, ma il destino di entrambe è segnato dalla violenza. Piani temporali diversi che si intrecciano, vicende di donne che si legano, coinvolgendo il lettore. Per alcuni versi una Maria Luisa Busti diversa che, pur non rinunciando a raccontare l’amato Novecento, ha deciso di proporre fatti e personaggi che “ci azzecchino – le piace precisare – con i ragazzi di oggi”. E altrettanto contemporanei sono i protagonisti del prossimo libro, decima fatica della Busti – in verità per lei scrivere è un piacere – già in mano agli editori Tino e Luca Malini. Prima di chiudere è doveroso dare rilievo a un aspetto importante del libro, ovvero il richiamo e l’omaggio a Ersilia Majno.
“Giornalista, attivista della quale si parla troppo poco – afferma la Busti – instancabile nella lotta per l’autonomia delle donne in un’epoca in cui vigeva la potestà maritale, fondatrice nel 1902 dell’Asilo Mariuccia, un’ istituzione aconfessionale destinata ad accogliere, curare, proteggere, avviare al lavoro, bambine e giovani, vittime o a rischio di violenza, spesso domestica, e di prostituzione”.
A proposito di Asilo Mariuccia, per l’appunto un luogo del romanzo, cogliamo l’occasione per avvertire i lettori di quanto sia errato l’uso ironico delle espressioni lombarde “Ma dove siamo, all’Asilo Mariuccia?”, “Non siamo mica all’Asilo Mariuccia!” o “Questi sono discorsi da Asilo Mariuccia” in riferimento a situazioni infantili. Alzi la mano chi lo sapeva di già! .

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