MAGENTA Abbiamo pregato, camminando e recitando il Rosario. Insieme, affidandoci al Padre, a Gesù, a Maria, a pregare per l’acqua, non solo per la nostra Comunità, ma per tutto il mondo, specie per le zone in cui si rischia di morire a causa della siccità.
La preghiera itinerante dalla chiesa di San Rocco alla cappella di San Bernardo ci ha riuniti, ci ha resi solidali. Questo è essere comunità, questo è essere fratelli e sorelle nella Fede.
Ieri sera la Comunità Pastorale di Magenta è scesa in strada per chiedere la pioggia. Capeggiata da don Giuseppe Marinoni, la parrocchia cittadina si è messa in cammino. Una cosa che ha fatto scalpore (per alcuni), tra i molti che hanno letto e commentato la notizia da noi pubblicata nel giorno di domenica.
In realtà non si è trattato e non si tratta di MAGIA o SUPERSTIZIONE, ma semplicemente di Fede cristiana. Cosa che evidentemente cozza contro la dilagante secolarizzazione di oggi.
Abbiamo perciò pensato di pubblicare una illuminante spiegazione di un Cardinale spagnolo risalente al 2005. Buona lettura (e preghiamo per la pioggia).
Di fronte alla minaccia della siccità, anche i cristiani da secoli hanno come tradizione di celebrare Messe e invocare l’intercessione dei santi affinché piova. Ancora oggi, in varie diocesi, i vescovi si rivolgono ai fedeli con questa intenzione. Si tratta di una reminiscenza di riti magici, di superstizioni? Che validità hanno attualmente queste preghiere?
Per rispondere, abbiamo recuperato una lettera dell’ex arcivescovo di Valladolid e oggi arcivescovo di Toledo (Spagna), monsignor Braulio Rodríguez Plaza, pubblicata nell’ottobre 2005 nel contesto di una grande siccità. Nel testo, il presule spiega qual è il senso cristiano di questo tipo di preghiere.
Abbiamo bisogno di pioggia abbondante per i campi, di alimentare le acque sotterranee e favorire la nostra salute. È sufficiente ascoltare le previsioni meteorologiche, che tra l’altro non indicano che le piogge sono vicine? Come cristiani possiamo fare qualcosa di più? Senza dubbio. Le nostre comunità cristiane devono pregare insistentemente per la pioggia, perché si è quasi perso il costume di pregare pubblicamente per essa. Si può, quindi, recitare la preghiera propria per questi casi: ad petendam pluviam (per chiedere la pioggia).
Come si può intendere questa richiesta in una società tanto secolarizzata come la nostra? È un problema della società secolarizzata, ma non c’è assolutamente alcuna ragione che giustifichi il fatto che i credenti non supplichino Dio perché piova in periodi di siccità. Il credente riconosce così la sua indigenza e la sua incapacità di uscirne: confida, almeno implicitamente, nel fatto che solo Dio può salvarlo, anche se egli può fare molte cose. Con questo riconoscimento, il credente si pone quindi nella verità. E questo è molto, perché il credente accetta se stesso nella sua indigenza radicale e accetta Dio come l’unico che può porvi rimedio.
In questo modo non facciamo ritorno a uno stadio della fede già superato? Non staremo confidando nella magia o in riti indegni di chi crede in Dio? Assolutamente no: le nostre preghiere – e anche i riti che le accompagnano e le sostengono – non forzano Dio a concederci ciò che chiediamo. Una cosa è la magia, un’altra molto diversa è la preghiera che nasce dalla fede. La magia pretende di impadronirsi di Dio e di mettere il suo potere al servizio delle necessità e dei capricci di chi la pratica. La preghiera cristiana si limita a esporre a Dio il desiderio o la necessità, confidando nel fatto che Egli esaudirà o rimedierà come e quando il suo amore lo disponga. La magia ha come radice la volontà di potere e dominio; la preghiera cristiana, invece, viene dall’offerta fiduciosa al Signore, che sappiamo che ci ama.
È per questo che nelle nostre necessità e nelle nostre angosce dobbiamo ricorrere a Dio. Per quanto possiamo intervenire sul corso delle cose con la scienza e la tecnica, c’è sempre qualcosa nella realtà che ci sfugge. Un’altra cosa è pregare perché piova a nostro capriccio e allo stesso tempo sprecare stupidamente l’acqua, come avremo fatto tante volte. Tutti dobbiamo senz’altro cooperare a uno sviluppo sostenibile e a un equilibrio ecologico; deve anche crescere tra noi la responsabilità personale e dei poteri pubblici a prendersi cura globalmente del pianeta Terra, abbassando gli indici di inquinamento, e a non consumare in modo smisurato come se la natura non fosse mai intaccata. Tutti siamo responsabili della Terra e delle alterazioni superflue che prima o poi si ritorcono contro di noi.
Invito quindi ciascuno in particolare e le comunità cristiane e pregare chiedendo al Signore la pioggia, che riteniamo necessaria, e confidando in Lui, che conosce meglio di noi ciò che ci serve: “Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque” (Sal 65,10).