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CETA sì o CETA no? Di Marco Crestani

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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La ratifica avverrà oggi a Roma. Infatti il Trattato, per essere definitivamente adottato, deve essere ratificato da tutti i parlamenti nazionali degli stati membri, della Ue, all’unanimità non solo dal Parlamento europeo.
 

Per i sostenitori italiani, il Ceta è la manna da cielo. Il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari è favorevole, sostenendo che sia vantaggioso.

Sperimentato dallo scorso Settembre, ha permesso una crescita, dell’export, del 7,5% (ma questo dato si riferisce all’anno solare…).

Ha tutelato 41 prodotti, su 173, della filiera agro-alimentare, che rappresentano il 90% delle esportazioni italiane in Canada.

Ha contribuito a demolire il cosiddetto italian sounding: cibi che sembrano avere un nome italiano ma che del Bel Paese non hanno nulla.

Ha abbattuto dazi e spese doganali tra i due paesi. L’Italia non ha subito l’invasione del grano canadese, crollato invece del 47%.

 

 

 

 

 

 

 

Per i detrattori nostrani il Ceta fa acqua da tutte le parti. Il neo ministro alle Politiche Agricole, Gin Marco Centinaio (Lega), è tra questi: “Sembra che le Ipg siano 250 (e non 173…), ne stiamo tutelando 41, direi che ce ne sono circa 200 fuori. Il problema è che fino ad oggi nessuno mi ha fatto cambiare idea, nessuno mi ha dato dei dati concreti per cambiare idea”.

Anche Coldiretti si oppone al Trattato. Secondo la Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti le esportazioni in Canada, ad esempio di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, sono crollate rispettivamente del 10% e del 6%. Smentendo però il Consorzio del Grana Padano che, sui media, in questi giorni, sta dichiarando che gli affari sono in crescita.

Marco Crestani

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