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Magenta/elezioni: Silvia Minardi, l’addio alle armi (forse) e il mancato auspicio di Roberto Bertani

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MAGENTA Permettemi di non essere d’accordo, se il csx e gli altri non vincono dopo 5 anni di pessima amministrazione del cdx, non so quando potranno vincere qui a Magenta.
Difficilmente si riproporra’ una situazione come questa nelle future tornate elettorali, poi’ per carita’, complimenti al cdx per essersi giocato l’unica carta spendibile, pero’, sempre a mio modestissimo parere, gli altri avrebbero potuto giocarsela molto meglio. 

L’unica gran bella notizia arriva da Como, con la vittoria delle liste civiche, per il resto e’ un trionfo dei vecchi partiti e dell’ astensionismo con la gran parte delle persone sempre più’ lontana da questa politica. Buon lavoro a luca del gobbo, speriamo con lui, di avere una Magenta migliore.

I commenti di Roberto Bertani, ex aderente al Movimento 5 Stelle, minardiano di ferro e più votato assieme a Valentina Campana in Progetto Magenta, danno ottimamente la misura di quanto è accaduto e poteva accadere.

In buona e semplice sostanza, appare chiaro che Bertani auspicava una sconfitta del centrodestra e quindi una palese o quanto meno diretta espressione di voto al ballottaggio per Enzo Salvaggio e il Pd da parte di Progetto Magenta.

Ma con due liste su 4, ossia quelle di Ballarini, partorite nell’alveo politico di un ex esponente di Forza Italia (dove il più votato è stato un ex assessore del centrodestra), era molto dura portare il civismo della Minardi sulla rive gauche.

Anche se, in attesa di una valutazione più fredda e rispondente all’analisi dei flussi elettorali, appare evidente che nelle centinaia di voti in più andati a Enzo Salvaggio che gli hanno permesso di recuperare la metà dello svantaggio rispetto al primo turno devono evidentemente esserci anche dei voti di Progetto Magenta.

Mentre dal risultato del centrodestra appare chiaro che il possibile travaso o mini travaso di voti dai civici minardiani verso Del Gobbo in pratica non si è verificato.

E quindi, sempre trincerata dietro un silenzio personale che prosegue da due settimane (inframezzato solo dalla dichiarazione collettiva sulla NON indicazione di voto), dopo essere passata dal 12% del 2017 con una lista al 17% del 2022, con Progetto Magenta che addirittura perde punti come lista, Silvia Minardi non è riuscita a risultare determinante neppure nell’auspicato (da alcuni) desiderio di convergere su Enzo Salvaggio.

Che ieri era a fianco di Paolo Razzano, che per 20 anni sono stati (Salvaggio e Razzano, intendiamo) a fianco della Minardi. Prima uniti, poi divisi.

Ma ora, con una prospettiva di arrivare a 15 anni di opposizione barra distanza dai partiti (e dalle stanze dei bottoni), per Silvia Minardi, fine conoscitrice della letteratura (italiana e straniera), potrebbe essere arrivata l’ora dell’Addio alle Armi (politicamente parlando).

Succederà? Chi può dirlo.

F.P.

 

 

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