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Abbiategrasso-elezioni/2, l’Impossibile (irrealizzato) di Alberto Fossati e l’Utopia di Tommaso Moro: il politico intellettuale che la città fa fatica ad accettare e capire

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ABBIATEGRASSO –   Utopia è un’isola molto fiorente caratterizzata da città ampie e magnifiche uguali per forma e costumi. La sua popolazione è divisa in famiglie formate da non più di quaranta membri, per ogni trenta famiglie vi è un filarco il quale è un magistrato che viene eletto ogni anno, ogni dieci filarchi si elegge un magistrato superiore, protofilarco, il quale insieme a tutti gli altri 200 colleghi elegge un principe segretamente. Le decisioni più importanti vengono prese dai protofilarchi in un consiglio ogni tre giorni.

“Alberto, ma non credi che L’Impossibile realisticamente sia uno slogan.. troppo alto e difficilmente comprensibile?”

Scampoli di un dialogo amichevole risalente ai primi di maggio, quando il candidato sindaco del centrosinistra Alberto Fossati palesò il claim della sua campagna elettorale.

Sicuramente coerente con la natura e l’aspirazione di un intellettuale prestato alla politica, di un politico sui generis che dopo 15 anni e la sonora sconfitta patita contro Roberto Albetti (cinque anni dopo aver vinto al primo turno contro Franco Bardazzi: tutta storia interna alla Democrazia Cristiana di un tempo, quando le classi dirigente si forgiavano con le sezioni, i congressi e lo studio), lo slogan della campagna del candidato di Pd, La Città e 5 Stelle conteneva in sè molto dell’esprit fossatiano.

Un’alleanza che al primo turno aveva resistito all’onda Nai, con un Pd primo partito della città, la Città migliore lista civica ma dei 5 Stelle condannati come in molte altre parti alla irrilevanza politica (e all’esclusione dal Consiglio comunale).

E’ da lì che il csx e Fossati hanno stretto un accordo politico non suggellato da apparentamento con Tarantola, commettendo un errore di posizionamento politico che è una costante in molte contese elettorali.

E quindi Fossati stringe un patto con una parte di ex finiguerriani (De Marchi, Pasini, lo stesso Maiorana era in lista con Cambiamo Abbiategrasso), ibridando elettori, elettorati e candidati.

Ed è per paradosso o forse no che da lì nasce la remuntada di Cesare Nai, il quale vanifica i 16 punti di teorico distacco vincendo come 5 anni fa di una incollatura. Gelido e letale contrappasso: nel 2017 diversi elettori del Pd votarono Nai contro Finiguerra. Chissà questa volta cosa hanno votato i finiguerriani rimasti alla finestra..

Resta la difficoltà a farsi capire da un politico che negli incontri elettorali cita Tommaso Moro, le città ideali, Sant’Agostino e il Rinascimento, che viene guardato da Giorgio Gori, non uno qualsiasi, come una sorta di marziano rispetto alla media dei candidati che oggigiorno passa il convento della politica.

Ma se nei bar e nei vicoli serpeggiava in queste settimane il sentimento se non anti fossatiano potremmo dire a fossatiano di parte della città, resta la campagna di un candidato che non  ha mai alzato i toni in modo sguaiato, rimasto lontano dagli attacchi personali, forse con l’unica colpa indiretta di essersi trovato nella stessa barca di soloni delle pagine Facebook scissi dalla realtà, e oggi costretti a un pietoso silenzio. 

Difficile entrare in piena sintonia, per Alberto Fossati, con una città come Abbiategrasso, dove l’elevata ricchezza di origine contadina è rimasta intatta negli ultimi decenni, con poca mobilità sociale. Una città che fatica ad accettare quello che non può capire sino in fondo.

Chi scrive, invece, continua a NON capire dove Pd e centrosinistra abbiano tenuto in frigo uno come Alberto Fossati, che avrebbe potuto fare il deputato (e pure il ministro) molto meglio di molti esponenti del Pd stesso o degli alleati. Insomma, il Pd accetta la Dadone ministro, si allea con Paola Taverna, e lascia in un  angolo Fossati, salvo poi rilanciarlo nell’agone dopo 15 anni di silenzio. Ad Abbiategrasso. Tante pacche sulle spalle, ed anche oggi quelli con profilo qualitativo inferiore (rispetto a lui) fanno sorrisini. E’ la prima legge del marketing politico. Il tuo primo nemico.. è seduto al tuo fianco.

Fab. Pro.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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