All’epoca, come si diceva una volta, portava i “pantaloni corti” ma si ricorda bene delle dispute e delle critiche attorno alla chiusura di Piazza Liberazione.
Simone Gelli, classe ’77, è ormai un giovane ‘vecchio’ politico, dato che tra vari incarichi in amministrazione o in opposizione bazzica Palazzo Formenti (ma anche Palazzo Isimbardi) da ormai un quarto di secolo.
“All’epoca dei lavori della Piazza – ricorda Gelli – facevo insieme alle figure più esperte della Lega, come i classici “umarell’ e seguivo l’andamento del cantiere… mi ricordo che in tanti nel mio partito e fu anche una delle mie prime azioni politiche, contestavano il fatto che tutti i sotto servizi al centro storico fossero stati portati via tutti brutalmente…. tanto che qualche mio compagno di partito con una battuta concludeva ‘Questi chi a fann cumpan di tudesch…’“. (Questi qua fanno come i tedeschi in ritirata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ossia, distruggono e portan via tutto…).
Battute a parte spiega l’Assessore: “E’ anche per questo che oggi pensare di riaprire Piazza Liberazione mi pare una cosa impossibile. Non tanto per l’idea in sé, quanto, per i costi totalmente insostenibili da un’Amministrazione al giorno d’oggi”.
“Perchè lì sotto non è rimasto proprio nulla… per installare semafori o quant’altro, dove si andrebbero a prendere gli allacciamenti?”. Esempio che fa capire come l’apertura dell’asse est ovest che pare esser gradito ad una parte consistente di Magentini sia tutto fuorché semplice in concreto.
“Certamente – osserva l’Assessore all’Urbanistica – pensare che Magenta abbia un suo centro storico chiuso, uno spazio da immaginare come il suo salotto, non è stata una cattiva intuizione da parte dell’Amministrazione del Sindaco Labria. Anzi.
Il problema è che tutto è stato fatto di corsa, al solito, in zona Cesarini. Questo è un vizio della Sinistra, perché lo stesso approccio si è ripetuto in occasione dei due strumenti urbanistici (PRG Labria e PGT Invernizzi- Salvaggio*)”.
Poi secondo Gelli c’è la questione – a cui per la verità nessuna Amministrazione ha saputo metter mano in questi 25 anni, non pochi obiettivamente – del Piano Urbano del Traffico.
“Assieme alla chiusura della Piazza e al conseguente PRG doveva esser accompagnato da un adeguato studio del traffico. Cosa che non è stata fatta. In realtà, è questione tutt’altro che semplice, che ci trasciniamo e che scontiamo ancora oggi”.
Quindi, per l’amministratore leghista c’è poi il tema del materiale scadente scelto per il centro storico.
“Lo si vede bene in che stato oggi versa la Piazza. Non è solo questione di incuria o del tempo che passa. In realtà, già dopo pochi anni la situazione era imbarazzante. Tutto questo perché si è fatto uso di materiale davvero di pessima qualità”.
Insomma, da una parte una Sinistra che avrebbe fatto le cose di corsa ma dall’altra parte poi c’è una Destra che è stata al governo 10 anni con Luca Del Gobbo, altri 5 con Chiara Calati e adesso che si trova alla guida di Palazzo Formenti dall’estate del 2022.
“Indubbiamente – ammette Gelli – questo deve essere il momento in cui Magenta deve avere un cambio di passo. Ma dobbiamo fare le cose per bene. Consapevoli che servirà una continuità amministrativa di almeno 10 anni per avere risultati importanti e riportare Magenta al rango che merita”.
Gelli va con ordine e parte dalla questione del nuovo PGT.
“Abbiamo allargato al massimo la partecipazione. Non è un caso che abbiamo organizzato delle serate dedicate ma che abbiamo anche allungato i tempi per poter esprimere le proprie osservazioni. Mi auguro sinceramente che ne arrivino tante. Che a questo dibattito, fondamentale per le sorti della Città, partecipino proprio tutti: dalle Opposizioni ai corpi intermedi che hanno un ruolo fondamentale per la rinascita di Magenta, finanche, i semplici cittadini”.
“Un lavoro a tutto campo, enorme che secondo Gelli dovrà muoversi attraverso un mix tra politica, tecnica e, soprattutto partecipazione dal basso” .
“Sono tre tasselli essenziali, così come i tempi che vogliamo rispettare”. “Il nuovo PGT – assicura Gelli – dovrà esser chiuso entro la fine del 2026.
E’ una questione anche di bon ton istituzionale. Nel 2027 ci saranno nuove elezioni amministrative. Negli ultimi mesi non devono prender decisioni di tale impatto, non sarebbe corretto”.
Ma l’approccio che intende illustrare l’Assessore è per certi versi rivoluzionario. Più che altro perché non è mai stato fatto prima.
“La mia idea è che il nuovo PGT, debba essere approvato in contemporanea con il nuovo PUT (Piano Urbano del Traffico) e il nuovo DUC ossia il Documento Unico sul Commercio. Questo non perché lo dice Simone Gelli, ma semplicemente perché lo dice il buon senso. Urbanistica, Viabilità e Commercio debbono marciare di pari passo perché stiamo parlando di tematiche che, gioco forza, si vanno ad intrecciare tra loro.
Naturalmente non è una cosa semplice, può anche essere un rischio come quando una squadra mette il tridente e si fa infilare in contropiede. Ma se vogliamo rimontare e vincere la partita, ossia, far ripartire Magenta questa è la strada da seguire”.
Da qui anche l’idea di avere un supporto incondizionato da parte degli Uffici comunali.
“Non è un caso che la prima cosa che siamo andati a toccare con il Sindaco Del Gobbo siano stati proprio gli uffici. Perché c’era una macchina amministrativa da rimettere in moto. Senza quella non si va da nessuna parte”.
Altra considerazione riguarda il professionista scelto per l’estensione del nuovo PGT. “Abbiamo scelto lo Studio Loda di Brescia con un architetto che ha anche la caratteristica di essere un pianificatore, perché, innanzi tutto, un parere esterno può essere utile, può portarci uno sguardo nuovo sulla Città. Inoltre, il suo profilo professionale, senz’altro potrà esser prezioso per pianificare nuove strategie di sviluppo”.
Gelli infine inserisce il terzo tassello, ossia, quello del ‘Bello’.
“Dentro ad una visione di ‘Urbanistica 4.0’ è scontato che ci debba essere un nuovo arredo urbano che renda la Città libera da certi ‘buchi neri’ che hanno portato solo degrado in questi anni. Alcuni risultati tangibili, già si vedono con il lavoro che abbiamo fatto col nuovo Documento di Piano. Le nuove aree che sono partite, infatti, vedi per esempio l’Iper 2, prevede che tutte le brutture che erano lì attorno da tempo immemore, venissero cancellate e risistemate. Stessa filosofia vogliamo adottare per il nuovo PGT”.
Anche l’inserimento del cosiddetto ‘Abaco dei Materiali’ va in questa direzione per cancellare alcune zone a mo’ di Arlecchino che tutt’ora esistono in città.
“Anche qui – sottolinea Gelli – l’utilizzo di materiali più uniformi e più coerenti tra loro può essere indubbiamente un valore aggiunto. Il tutto per arrivare ad una “Magenta 2030″ più bella, uniforme e soprattutto attrattiva”.
Fabrizio Valenti