RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “In Italia convivono troppe regole e nessuna regola. È il paradosso di un Paese che, dal 1992 a oggi, ha accumulato debito, burocrazia e consulenze, ma ha perso servizi, opportunità e fiducia.
La democrazia rovesciata
Viviamo in una democrazia che sembra appesa a testa in giù: non più luogo di confronto, ma arena di sputi e schiaffi. La politica si riduce a un gioco di specchi, dove si ripete ciò che dice l’avversario, si mescolano le carte e si vince anche se la gente non vota. L’importante è impedire che governi “l’altro”, non costruire soluzioni per tutti.
Famiglie e scuola: il nodo irrisolto
La memoria ci riporta a un passato di violenze domestiche, di figli cresciuti tra cinghiate e umiliazioni. Oggi, invece, la scuola distribuisce promozioni senza preparazione, generando una generazione di attestati vuoti. Regole applicate in modo diseguale: i figli dei Rom stigmatizzati, la giovane paladina ambientalista santificata. Ma la domanda resta: chi pensa davvero al futuro dei nostri figli, senza filtri ideologici o spinte di convenienza?
Un Paese nel caos
Il caos diventa metodo: cambiare tutto perché nulla cambi. Creare confusione per impedire all’avversario di governare. Intanto, il popolo sguazza nell’emergenza e qualcuno si arricchisce. È il capolavoro della comunicazione politica: non importa se la democrazia si svuota, basta che io vinca.
La morale
La scuola non deve bocciare “i figli degli altri”, ma tornare a formare cittadini consapevoli. Perché se continuiamo a miracolati nel cielo dell’attivismo sterile, i nostri figli resteranno senza futuro.



















