Il Popolo per la Vita marcia contro la dittatura del Pensiero Unico. NO al relativismo culturale

"Oggi la cancel culture, il pensiero woke si propongono di silenziare, estromettere dal dibattito pubblico, ogni voce dissenziente, che ha il coraggio di “chiamare le cose con il loro nome” come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II in tema di aborto e eutanasia"

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Quale dovrebbe essere il discorso più importante che dovrebbe fare qualsiasi politico o operatore sociale?

E’ quello che ho fatto con alcuni amici prendere atto che stiamo vivendo un’epoca dove L’inverno demografico nei Paesi occidentali avanza e si fa sempre più freddo. Da anni ormai gli studi, le ricerche e le statistiche lo ribadiscono costantemente. Tutti gli Stati Osce continuano a registrare un calo del tasso di fecondità e nell’area europea l’Italia, insieme alla Spagna, sono quelli con il tasso più basso (1,2 figli per donna). Fare queste riflessioni non significa stimolare il pessimismo, o essere degli uccelli di malaugurio. Qualsiasi azione politica, sociale e culturale deve partire da qui, dal declino demografico. Collegato a questa questione c’è la piaga dell’aborto. Bisogna affrontare la “buona battaglia” contro l’aborto, per invertire il trend della denatalità. Vogliamo che l’inverno demografico venga sconfitto? Bisogna iniziare a combattere l’aborto senza fanatismi, pazientemente con un’azione culturale di sensibilizzazione delle nuove generazioni. Al momento attuale è impensabile voler cancellare la Legge 194, non ci sono le condizioni. Il lavoro da fare è quello che sta facendo il network “Ditelo sui Tetti”di Domenico Menorello, il grande lavoro di “Pro Vita & Famiglia”, di Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu, o Family Day di Massimo Gandolfini. Che peraltro ogni anno organizzano

Sono ormai parecchi anni che ci troviamo nella necessità di difendere la vita dal concepimento alla morte naturale, di fronte agli assalti condotti dalla dittatura ideologica dei cosiddetti diritti civili. In primis aborto e eutanasia. Ma in questi ultimi mesi, stiamo registrando una drammatica escalation, a livello nazionale e internazionale, per negare l’unico vero e sacrosanto diritto che riguarda ogni persona: il diritto alla vita.

Perfino nel recente G7, chiamato ad affrontare emergenze devastanti – come le guerre in atto, dall’Ucraina a Gaza; il difficilissimo tema dell’immigrazione incontrollata, con decine di poveri morti in mare e il criminale lucro dei trafficanti di esseri umani; il contrasto alle mafie internazionali del commercio e spaccio di droghe, che mietono le vite di migliaia di nostri poveri giovani (centomila morti solo negli USA nel 2023!)  – i seguaci della cultura della morte, con il Presidente francese Emmanuel Macron in testa, hanno spinto perché si riconoscesse il “diritto di aborto” come questione fondamentale da approvare a livello transnazionale. Se non è questo un tentativo di indottrinamento ideologico contro ogni semplice buon senso, di imposizione di un pensiero profondamente antiumano ed immorale, c’è da chiedersi che cosa di più malvagio dobbiamo ancora aspettarci.

In questo scenario ideologico, la Manifestazione “Scegliamo la Vita”  acquista una particolare importanza: il popolo della vita si propone di essere il “popolo per la vita”, pronto a sfilare per le vie della capitale allo scopo di manifestare pubblicamente la bellezza della vita, che supera e sorpassa tutte le devastanti ideologie mortifere, dall’aborto al suicidio assistito, all’eutanasia, alla vendita di esseri umani, in particolare di bambini.

Il profeta Isaia, nell’VIII secolo avanti Cristo, condannava duramente coloro che “chiamano bene il male e male il bene”, esattamente come sta accadendo oggi, nel nostro tempo, quando l’eliminazione di un bimbo nel grembo materno viene presentato e promosso come una grande conquista sociale, un bene che la modernità deve patrocinare e difendere dai “fascismi” che lavorano per difendere il suo diritto alla vita. E che dire di un povero malato, sofferente e “disperato”, o anche più semplicemente depresso sotto il peso di una vita difficile, che invece di essere aiutato grazie ai tanti presidi della medicina palliativa, viene “dignitosamente” aiutato a suicidarsi, con l’ignobile pretesto del “l’ha chiesto lui”?
Certamente c’è una sproporzione enorme fra i mezzi di cui dispone la dittatura del pensiero unico, del politicamente corretto, ed il rischio della rassegnazione al male è davvero incombente. Ma non può e non deve essere così. In fondo la storia ci insegna che le maggioranze corrotte, violente, inneggianti a principi in palese contrasto con la legge naturale e il senso dell’umano che è in ciascuno di noi, dopo un temporaneo effimero successo, sono crollate e quelle piccole, sparute minoranze che hanno difeso principi e valori che costruiscono il bene comune, hanno ricondotto i popoli sui binari della vera giustizia, libertà e pace.

Oggi la cancel culture, il pensiero woke si propongono di silenziare, estromettere dal dibattito pubblico, ogni voce dissenziente, che ha il coraggio di “chiamare le cose con il loro nome” come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II in tema di aborto e eutanasia. Una ragione in più per “parlare con i nostri corpi”, marciando per le nostre strade in nome della vita: c’è posto per tutti e se il tuo posto rimane vuoto, purtroppo vorrà dire che mancherà una voce nel coro che canta la bellezza della vita.

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