A quasi tre anni dalla scomparsa – era il 9 agosto del 2022 – il ricordo di Lucia Bruno Parola, che lavorò in Fonderia Parola e Luraghi per settantaquattro anni e ne fu la presidente per oltre cinquanta, rimane intatto nel cuore, nella mente, nelle parole di chi l’ha amata, conosciuta, apprezzata, e continua a considerarla un esempio prezioso cui ispirarsi nella vita e nel lavoro.
Sabato 14 giugno, a Cerano, nell’ampio spazio antistante allo stabilimento inaugurato nel 2015 – che come informa il figlio Riccardo, direttore generale della ditta, è anche l’ultima fonderia realizzata in Italia – ora sorge un monumento. Una matita, che poggia su un solido basamento in granito, costituita da un tubolare in acciaio rivestito da anelli in ghisa intervallati da vasche triangolari della medesima lega metallica. Una grande matita che punta verso l’alto e il cui apice è un cono rosso in vetro di Murano.
Progettata dall’architetto Alfredo Mazza, l’opera per forme e materiali è fortemente simbolica. “Vuol rappresentare – continua Riccardo Parola – la forza, la solidità e la tenacia dimostrate da mia madre in tutta la sua vita, sia di fronte a dolorose prove familiari, sia in circostanze lavorative assai difficili”.
Lucia Bruno Parola. Una donna, una madre, un’imprenditrice dalla forte personalità, i cui i tratti salienti rivivono nel ricordo di quanti, nel corso della cerimonia inaugurale, si succedono al microfono.
A fare gli onori di casa la nipote Mariolina Parola. Fa molto caldo, ma non rinuncia alla giacca del completo pantalone. L’occasione è ufficiale. Azzardiamo: forse anche questo uno tra i tanti insegnamenti della nonna? Molti dei quali è l’altra nipote, Giulia Pisano, a richiamare alla memoria, senza tradire la propria commozione.
Azzardiamo: c’è lo zampino del dna? “Non so se la nonna avrebbe apprezzato tutto questo bailame, come diceva lei, – esordisce – ma abbiamo voluto una festa e un monumento in ricordo della sua capacità di vivere essendo sempre presente, del suo senso del dovere, dell’attenzione nei confronti delle persone, della sua tenerezza, del sapersi reinventare e aprire a nuovi interessi anche in età avanzata. Mi ha guidata e mi ha protetta, mi ha insegnato molto, mi ha trasmesso la sua forza interiore. Auguro a tutti voi di ricercare sempre la bellezza della vita come ha fatto lei”.
Mariolina, Giulia e il pronipote Nicolò operano in Fonderia. “Siamo alla quinta generazione di una storia industriale costruita con fatica e orgoglio”, sottolinea Davide Simondo, responsabile dell’unità operativa di Cerano, che evoca la suggestiva immagine del fuoco. “Per chi lavora in una fonderia – dice – il fuoco significa trasformazione, energia vitale, ed è proprio nel fuoco che la signora Lucia, così tutti la chiamavamo, ha forgiato il cammino della Parola e Luraghi”.
L’impresa, fondata da Riccardo Parola e Santino Luraghi nel 1921, l’ha vista alla propria guida sino dal 1969, in seguito alla prematura scomparsa del marito Mario. Una giovane donna, allora, Lucia, con Riccardo e Luciana da crescere e un ruolo lavorativo gravoso che ha saputo interpretare da grande protagonista. “Era dedita al lavoro, lo conosceva perfettamente – prosegue Simondo –; instancabile, ci ha diretti con fermezza, ha fatto crescere l’azienda e ha gettato le basi per il futuro investendo per la realizzazione di questo stabilimento. Ci manca. Tuttavia la sua presenza è ovunque: nei volti di chi lavora, nella materia che prende forma, nei gesti che si ripetono e, in modo particolare, nella guida del figlio Riccardo”.
‘Gratitudine’, ‘riconoscenza’, ‘stima’, ‘competenza’, ‘dedizione’, ‘forza’ , ‘determinazione’, ‘coraggio’, ‘schiettezza’, ‘lungimiranza’: tante le parole, mai vuote, che si rincorrono e si ripetono per raccontarla.
Federica Crotti si fa portavoce del personale amministrativo. “Eravamo le ‘sue’ ragazze e lei per noi è stata e sarà un esempio da seguire; era la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via; indimenticabili i suoi insegnamenti, le frasi che era solita ripetere come quel ‘Bisogna sempre controllare tutto!’, che ci ha salvate in più di un’occasione anche nella vita”.
Controllare tutto, non perdere tempo e annotare tutto, matita alla mano. Una matita, per l’appunto, è il soggetto del monumento in sua perpetua memoria. “Scriveva e ricordava ogni cosa, rammentava persino il giorno e l’ora di quanto le veniva detto”, racconta l’avvocato Camillo Magliucci, ripensando ai colloqui con la signora Parola, desiderosa di comprendere a fondo ogni problematica giuridica. Per il professionista lei non era solo una cliente dello studio, “ma una persona speciale con cui mi confidavo e da cui ricevevo risposte intelligenti e partecipate”. Una figura materna, Riccardo e Luciana permettendo.
“Un’imprenditrice illuminata, seria, corretta”, la definisce Gualtiero Corelli di Assofond. “Quando la questione ‘welfare’ era puro dibattito accademico, lei aveva già creato il lavoro snello per agevolare le proprie dipendenti”.
In veste istituzionale per il Municipio magentino c’è Laura Cattaneo. “La nostra città deve dire grazie a questa donna che – afferma convinta la consigliera comunale – davvero merita un monumento e che la sua storia venga raccontata”.
Veniamo Luciana, l’amata figlia. Nessuna parola al microfono da parte sua, a parlare sono il sorriso dolce e lo sguardo commosso, velato – ci sembra – di malinconia mentre ascolta l’alternarsi, scandito dalle note del violino di Federico Nogarotto, delle care affettuose testimonianze.
Franca Galeazzi