Omicidio di Abbiategrasso: c’è un quinto coinvolto? Intanto si teme la vendetta degli egiziani

L'avvocato Grittini che difende i quattro fermati parla di elementi ancora da chiarire.

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Tre fratelli e un amico. Ma non si può escludere che sia coinvolta una quinta persona. Forse quella che ha sferrato la coltellata mortale al cuore. La svolta nelle indagini sull’omicidio di Mohamed Elsharkawy, il 21enne di origini egiziane aggredito a colpi di coltello venerdì notte nel quartiere dell’Aler di via Fusè, ha portato al fermo di tre ragazzi di 27, 20 e 18 anni e di un amico di 27. Lui, Mohamed, li aveva incrociati il pomeriggio prima dell’agguato nei pressi di Corso XX Settembre, in pieno centro di Abbiategrasso. Qualche nemico l’aveva, si vocifera. Intascava i soldi, ma poi il fumo non lo consegnava. Questo si dice, ma naturalmente tutto è ancora al vaglio degli investigatori che stanno passando al setaccio la vita della giovane vittima e dei suoi aggressori.

Fatto sta che l’egiziano avrebbe preso 600 euro circa dagli italiani, ma l’hashish pattuito non lo ha mai consegnato. E così nel pomeriggio uno dei 4 sottoposti a fermo ha tirato uno schiaffone ad un cavallino dell’egiziano, un suo spacciatore. E’ la prima avvisaglia di qualcosa di grosso che sarebbe capitato di li a poche ore. In uno dei porticati del quartiere popolare di via Fusè, ben noto alle cronache per le continue liti e risse tra bande di spacciatori. Vivono tutti in quell’agglomerato di casermoni la vittima e gli aggressori sui quali pende l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato.

«Non possiamo escludere che a sferrare la coltellata che ha causato la morte di Mohamed Elsharkawy sia stata una quinta persona – ha commentato l’avvocato Roberto Grittini che difende tutti e quattro i giovani sottoposti a fermo – Quello che posso dire, al momento, è che di sicuro non era loro intenzione di uccidere. La situazione è degenerata, ma non era quello che si aspettavano».

Il 21enne accoltellato era stato poi trasferito all’ospedale di Legnano, ma poco dopo è morto. Ora subentra la paura che ad Abbiategrasso scoppi l’inferno. Da una parte gli italiani e dall’altra gli egiziani. Questi ultimi, coloro che sono legati al mondo criminale dello spaccio di droga, sono sul piede di guerra. E allora perché non vendicare Mohamed? Non era uno stinco di santo, questo è poco ma sicuro. Ma nella testa di molti amici è morto ingiustamente e non se lo meritava. Il carcere, in questo momento, per i suoi aggressori, rappresenta certamente la salvezza.

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