Via a Wimbledon: chi (non) lo vincerà?

Subito in campo oggi Sinner, Berrettini e Alcaraz. L'analisi del nostro Teo Parini

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Edizione 2024 dei Championships al via quest’oggi con il consueto esordio sul campo Centrale del detentore del titolo, Carlos Alcaraz, che dopo pranzo scalderà i motori contro il non irresistibile Mark Lajal. Subito in campo anche Jannik Sinner, capofila della parte alta di tabellone per diritto di ranking, quella purtroppo assegnata dal sorteggio anche alla sua nemesi spagnola che è testa di serie numero tre e che, pertanto, potrebbe dover affrontare già in semifinale. Per l’azzurro, esordio contro il quasi omonimo Yannick Hanfmann, salvo cataclismi nulla più che un allenamento agonistico per verificare lo stato di forma dopo una prima parte di stagione intensa e proficua.

A guardare il tabellone nella sua interezza balza all’occhio un certo sbilanciamento di forze nel lato presidiato da Sinner, tutto a beneficio di Novak Djokovic che, al contrario, ha davanti a sé una potenziale autostrada. Almeno fino ai quarti, dove a provare ad infastidirlo dovrebbe esserci Hubert Hurkacz, uno che sui prati è un brutto cliente e che proprio qui a Wimbledon ha messo fine alla carriera di Federer, tanto per dire. Holger Rune permettendo, perché lo spaccone ma talentuoso danese potrebbe testare il ginocchio appena operato del serbo negli ottavi, ammesso non si suicidi anzitempo contro qualche improbabile carneade.

Per Sinner, invece, corsa ad ostacoli. Detto del primo impegno, già al secondo turno la sfida contro il vincitore tra il nostro Matteo Berrettini, che al top della forma fisica è stato capace di arrampicarsi fino all’ultimo atto londinese, e Marton Fucsovics, un ottimo erbivoro, lo costringerà ad essere piuttosto centrato alla svelta. Non è finita, perché la sorte gli potrebbe riservare un quarto di finale scomodo e prestigioso contro uno tra Daniil Medvedev, la cui follia sconsiglia pronostici, e il più elegante del circus, Grigor Dimitrov, che non necessita di presentazione. Attenzione anche al terzo round, dove lo scoglio costituito da Tallon Griekspoor, se l’olandese non combinerà un pasticcio nei primi due match con Miomir Kecmanovic nei paraggi, non dev’essere preso sotto gamba. Contro l’olandese, infatti, non più tardi di quindici giorni fa, Jannik ha vinto in rimonta faticando non poco per avere la meglio.

Sempre Djokovic permettendo, il cui stato di salute è realmente un’incognita anche se quando il serbo imbraccia la racchetta è perché sente di poter essere ancora una volta il più forte, il clou di quest’anno si spera possa essere una sorta di finale anticipata che più nobile non ci può essere, quella, appunto, tra gli amici-nemici Jannik e Carlitos, per una rivincita con cambio di superficie dopo la vittoria dell’allievo di Ferrero a Parigi, ma solo al termine di una battaglia lunga cinque set. Prima che ciò avvenga, sarebbe assai interessante se il suo quarto di finale Alcaraz lo contendesse ad Alexander Bublik, quello completamente matto ma depositario di una forma di talento cristallina e, in assenza di Kyrgios, forse ineguagliabile se non proprio da Carlitos stesso. Che non ha talento, lo è, ed è superfluo ribadirlo ogni volta. In questo caso, molto dipenderà dalla voglia del kazako di intrattenersi in Church Road, possibilmente lontano dai pub.

Da segnalare la presenza, purtroppo per l’ultima volta, di Andy Murray che, oltre ad essere il più talentuoso dei Big Four eccetto Federer e ragazzo di intelligenza e interesse sopra la stereotipata media, è uno che a Wimbledon ci ha vinto pure un’Olimpiade e non è conveniente darlo per morto anche se ormai da anni scende in campo con due anche in metallo. Chiosa finale a beneficio di due azzurri speciali. Uno è Lorenzo (il Magnifico) Musetti, che dopo la finale al Queen’s e il morale in risalta potrebbe sfruttare un settore di tabellone piuttosto modesto per arrivare a sfidare Andrey Rublev al terzo turno come obiettivo assolutamente minimo. Rublev, che per essere a Wimbledon, non è certo una prospettiva terribile. L’altro è l’eterno Fabio Fognini, sempre a proposito di chi alla pallina ha modo di dare del tu, che a Londra ha sempre fatto pasticci ma l’esordio con un lucky loser prima di testare Casper Ruud – numero otto ma che sull’erba non vale i primi cinquanta al mondo e forse lo si sopravvaluta – potrebbero riservargli una permanenza londinese non così breve. E, si sa, con il Fogna in mezzo ai piedi non ci si annoia mai.

In definitiva, chi vince? Mettiamola così: ci sono buone possibilità che i Championships 2024 avranno un nuovo nome sull’albo d’oro. Diciamo che lo si spera, ma senza dirlo troppo forte. Buon torneo a tutti.

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