“Varie ed eventuali” , un Flavio Oreglio davvero ‘iconico’ al Teatro della Cooperativa

L'appuntamento è quasi un classico, al Teatro della Cooperativa. Il "cabaret" frizzante del poliedrico Oreglio a punteggiare la Stagione del teatro di Niguarda con la comicità chirurgica e poetica del menestrello meneghino filosofo, scienziato e cantautore.

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Personaggi “di una volta” ? Chissà ! L’autore, durante lo spettacolo dichiara: “Sarà che ai miei tempi tutto questo ‘presente’ non c’era….”.

Cosa sarà “tutto questo presente” ? Tutto questo presente… così… “iconico” !?

Di fronte a tanti punti “pesanti” all’ “Ordine del giorno”, non rimane che rifugiarsi nelle varie ed eventuali per tornare a ridere di noi stessi e benevolmente di tutti, grazie a quel senso del comico ed un po’ dell’assurdo che un bravo artista sa sempre ri-suscitare nel pubblico.

“Appunti sparsi e note a piè sospinto”, è il sottotitolo dello spettacolo; quando per note si possono intendere anche quelle suonate dallo stesso Oreglio alla tastiera e dal chitarrista Marco Guzzetti.

Una sciorinata di notazioni varie ed eventuali, quelle che ci passano per la testa nei momenti liberi, quando il senso del ridicolo ci coglie, quando guardiamo la realtà “fuor di metafora”. Quando ci soffermiamo – Oreglio si sofferma – sulla disparità di fortuna linguistico-lessicale tra il numero quattro ed il numero due, per esempio.

Un mix esplosivo di notazioni linguistiche (il gioco di parole è la specialità, va da sé), “usi e costumi”, contraddizioni numeriche ed antropologiche le quali attraversando i tempi giungono sino a noi e dalle quali, volendo, si può risalire ad alcune evidenze e verità umane che ci fanno passare dal minimo quotidiano alla complessità strutturale, da una risata ad un sentimento.

Lo spettacolo prodotto dal teatro della Cooperativa si svolge quindi così, tra elenchi, evocazioni, ragionamenti, allusioni, filosofia e belle canzoni. Carrellata di battute a raffica, dove da un singolo ceppo se ne generano diverse, e mentre non sai più per quale battuta tu stia ridendo a crepapelle: Oreglio parte lento, quasi guardingo – maestro nelle tempistiche di scena – per poi esplodere come fuochi di artificio trascinando il pubblico in un vortice di risate che poi si placa nella musica, nella canzone degli autori italiani più amati, di una temperie artistica vissuta in prima persona, come negli accompagnamenti jazz, blues, ed altro.

Oreglio è un genio, è un cabarettista secondo la definizione che egli stesso ne ha data nella sua opera non soltanto teatrale ma anche saggistica e documentale (ricordiamo che ha egli medesimo istituito l’Archivio Storico del Cabaret Italiano); è un grande comico (il mestiere più difficile!), del tipo che potrebbe passare anche l’esame di Antonio De Curtis in arte Totò poiché, a proposito di cifre, riteniamo che potrebbe suscitare la risata anche solo evocandola una battuta, proprio come Totò in un celebre film raccontava le barzellette citandone unicamente “il numero” .

(E qui ci viene da pensare ad un segreto legame tra la risata ed i numeri, oltre che tra i numeri, la geometria ed il linguaggio; ci avevate mai pensato ? … nota a piè sospinto anche la nostra, ndr).

Quando c’è tanta maestria (vedi nota biografica sotto, ndr) basta (apparentemente) poco per dar vita ad uno spettacolo coinvolgente, intelligente e pervaso dal tepore di sentimenti soltanto accennati (qui è la parte musicale) e dalle tante risate condivise insieme ed in compresenza.

Se è vero come è vero che a tanta resilienza in fisica meccanica si giustappone la resistenza, ecco che uno spettacolo “comico” diviene un antidoto al protagonismo invadente dell’oggi dove tutto o tutti ci riteniamo “iconici” (è necessario specificare la totale antipatia che chi scrive nutre per l’utilizzo improprio tanto in voga di questo aggettivo o si intuisce da sé?, ndr) e come tali ci perdiamo il bello del “vario ed eventuale”: quella strana e poco considerata ‘normalità’ che scalda, consola ed accende la vita reale nelle sue minuzie; in quelle tante cose che, ad ogni piè sospinto, vengon da sé e non sai perché.

A proposito: e voi, per quale triangolo tifavate alle medie ? Isoscele, rettangolo o scaleno (acutangolo vs ottusangolo)? Eh, parafrasando un celebre titolo di narrativa italiana recente, “la solitudine dei triangoli scaleni”. Ma ci pensa Oreglio a riscattarli ! Ah, quanta filosofia in quel triangolo … .

Alessandra Branca

FLAVIO OREGLIO

È uno dei personaggi più versatili dell’attuale panorama artistico italiano: musicista e cantautore (appassionato di jazz, ragtime, prog e musica popolare con 8 album di canzoni all’attivo), scrittore (ha pubblicato 21 libri), entertainer di grande esperienza (con 40 anni di militanza in locali, teatri e piazze di tutta Italia), è appassionato studioso di “cabaret” e ha istituito l’Archivio Storico del Cabaret Italiano.

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