RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore, siamo ancora un Paese nel pallone? Viviamo davvero solo di calcio? La risposta è sempre meno scontata. Oggi l’Italia vince altrove: nel tennis, nella pallavolo, negli sport invernali. I cosiddetti “sport minori” non sono più tali: sono diventati discipline nazionali, capaci di conquistare spazio sulle grandi TV generaliste e persino sulle emittenti locali.
⚽ Il calcio, un gigante stanco
Il pallone italiano somiglia a chi vive di immagine riflessa, senza sostanza. Le scuole calcio sono sempre più costose e sempre più vuote. Gli stadi, spesso, non sono luoghi di tifo ma di consumo, di litigi e di esibizionismo. La nazionale non ferma più il Paese, e i derby riempiono San Siro più per “fare un giro” che per sostenere i colori.
Le TV a pagamento hanno vissuto la loro fortuna, trasformando i bar in remake degli anni ’50. Ma oggi i bar non vogliono più svenarsi per ospitare clienti che non consumano, ma urlano contro l’arbitro. E quando le pay-TV faranno i conti, addio stipendi d’oro: dalla Serie B in giù, il calcio è già un’agonia finanziaria.
🎾 I nuovi protagonisti
Mentre il calcio arranca, altri sport brillano. I ragazzi del tennis hanno dato il massimo e conquistato tutto. La pallavolo continua a regalare emozioni. E presto arriveranno le Olimpiadi invernali, dove l’Italia può contare su molti talenti. È la dimostrazione che il Paese è cambiato, e spesso in meglio.
🌍 Un’Italia moderna
Siamo più cosmopoliti, più aperti, più moderni. Ma tre settori restano indietro: la politica, la televisione e alcuni territori che non hanno ancora compreso il cambio di passo. Questa è un’opportunità da cogliere al volo, come un rovescio vincente, per portare sempre più modernità a un Paese che vuole correre e aprirsi.
🇮🇹 Due Italie
Il rischio è la divisione: da un lato un’Italia moderna e vincente, dall’altro un’Italia costosa, perdente e litigiosa. Ma il futuro è chiaro: un’Italia che vince senza urlare, senza lamentarsi, senza offendere. Un esempio che prima o poi obbligherà anche la parte più restia del Paese a cambiare.
In un Paese che è nel pallone, ma dove il pallone non ha più il Paese. Massimo Moletti – Cerano (NO)




















