RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore,
La tornata elettorale si è conclusa e il vero vincitore è l’astensionismo: quasi il 60% degli italiani ha scelto di non scegliere. I politici festeggiano, ma festeggiano sul nulla: hanno semplicemente mantenuto ciò che già avevano.
Le Regioni, introdotte decenni fa, hanno prodotto soprattutto quattro cose: più leggi, più debito, più politici e più consulenze. Ricordo ancora la consulenza milionaria per stabilire se a Cerano fosse possibile costruire una piscina: una relazione costosa che confermava ciò che tutti già sapevano.
I consiglieri regionali hanno titoli e stipendi da parlamentari nazionali, creano norme su norme e dispongono di un apparato di funzionari ben retribuiti. Eppure la Regione resta un ente distante, che i cittadini non sentono proprio. Stato e Comune sono percepiti come più vicini, più concreti.
Non sorprende quindi che l’astensionismo domini anche nelle elezioni regionali. Molti cittadini non conoscono neppure le competenze delle Regioni. De Gasperi non le aveva previste: sono arrivate dopo, e oggi ci si chiede se questo Stato possa davvero poggiare su un sistema regionale. Non sarebbe stato meglio mantenere le Province, più aderenti alla nostra realtà “provinciale” che non “regionale”?
Il federalismo, in Italia, si è tradotto troppo spesso in qualunquismo e in nuovi posti di spesa senza resa. La sanità gestita dalle Regioni mostra forti disuguaglianze, i trasporti pubblici in molte aree non funzionano, la povertà è più diffusa in alcune regioni che in altre.
Si festeggia una vittoria che, in realtà, è solo incoscienza interessata. Forse è tempo di ripensare la politica a 360 gradi. Perché oggi, più che sui voti, si governa sugli astenuti”
Massimo Moletti




















