Orso JJ4, tra magia dei boschi e convivenza con l’uomo. Un’analisi (e un video) di Camilla Scuri

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

I recenti fatti avvenuti in Trentino hanno sollevato un polverone mediatico di nota rilevanza, portando argomenti come “Orsi”, “Convivenza con predatori e fauna selvatica” e “Progetto Life Ursus” nelle case della maggior parte degli Italiani.

Con tantissime considerazioni, le testate giornalistiche e i loro titoli sensazionalistici, spesso con informazioni fuorvianti o confuse, erano subito pronti a cavalcare quest’ondata mediatica, creando terrorismo mediatico e (dio)informazione.

L’aria intorno a questo argomento è satura di estremismi da ogni parte, spesso senza un reale approfondimento della situazione dei predatori e dei carnivori italiani.

La maggior parte degli articoli ha quasi sempre trattato degli eventi che hanno coinvolto l’orsa JJ4 e il giovane Andrea Papi, tralasciando il principio della storia, iniziata con 10 orsi, tra cui i genitori di JJ4, Joze e Jurka.

Il mondo naturale che abbiamo vissuto e cresciuto noi europei nati dal secolo scorso fino ad oggi, è un ambiente artificiale e antropomorfizzato, che è stato addomesticato e plasmato dall’uomo per secoli, se non millenni. È come un grande giardino rinascimentale, con alberi, boschetti e padiglioni, che gli architetti del verde ricostruivano per creare un ambiente che apparisse naturale, ma che in realtà è stato creato dall’uomo per soddisfare le proprie esigenze. La natura che abbiamo esaltato non era la natura stessa, ma un ambiente costruito dall’uomo, adatto alle sue esigenze.

Le foreste primordiali, ovvero le foreste spontanee e naturali che non sono mai state toccate dall’uomo, sono praticamente inesistenti in Europa occidentale, ma sono presenti in Europa orientale, nei Carpazi, in Russia e Finlandia. Anche il nostro arco alpino, nonostante sembri naturale, è un prodotto umano creato da generazioni di uomini che l’hanno plasmato e coltivato.

Sia la flora che la fauna sono state modificate dall’uomo nel corso dei secoli. Il lupo, ad esempio, era visto come una minaccia reale dagli esseri umani, tanto che è diventato il protagonista di numerose favole. Gli europei hanno quindi eliminato o ridotto la diffusione di specie animali considerate minacciose, come lupi e orsi, per proteggere se stessi e il loro bestiame.

La concomitanza di diversi fattori, tra cui la diminuzione del numero di cacciatori, ha contribuito al ripopolamento del nostro territorio, soprattutto da parte di prede come i cinghiali e gli ungulati in generale. L’aumento delle prede, come sostenuto dal noto studioso Volterra, ha portato all’aumento dei predatori come le volpi. L’introduzione dell’orso in Trentino è stata deliberata, ma la moltiplicazione spontanea dei lupi e la riapparizione di linci e sciacalli in Italia, dopo la loro estinzione dovuta alla caccia alla fine dell’800, sono avvenuti in modo naturale.

Nonostante l’idea diffusa di una natura del tutto mite e addomesticata, il ritorno o l’immissione di questi animali è stato accolto con entusiasmo, presumendo che lupi e linci fossero naturalmente pacifici e addomesticati, così come si immaginava fosse l’intera natura, basandosi sulla propria esperienza. Tuttavia, la realtà è molto più complessa e sfaccettata di quanto si possa pensare.

L’orso non si sarebbe mai potuto moltiplicare da solo, non è “adattabile” come linci, sciacallo dorato o canis lupus italicus, anzi, l’habitat naturale dell’orso è molto specifico e richiede grandi aree di foresta e pascolo, mentre i lupi e le linci sono in grado di adattarsi a una gamma più ampia di habitat, inclusi quelli più vicini all’uomo, cosa che per l’orso è difficilissimo.

Inoltre, l’orso ha bisogno di un’ampia gamma di cibo per sopravvivere, tra cui frutta, bacche, radici, insetti e carne, mentre i lupi e le linci si nutrono principalmente di carne. Le zone urbanizzate non gli consentono di spostarsi quanto vorrebbe e dovrebbe per trovare sostentamento, quindi la sua scomparsa era quasi inevitabile.

La presenza degli orsi nel territorio del Nord-Est Italiano (principalmente in Trentino) è stata storicamente documentata fin dall’antichità, tuttavia nell’ultimo secolo la popolazione di questi animali è stata progressivamente ridotta sino alla loro scomparsa. Come accennato prima, tale fenomeno è stato causato principalmente dall’azione antropica.

Tuttavia, dal 1992 in poi, grazie all’azione congiunta di diverse entità istituzionali e non, volte probabilmente all turismo, è stata avviata una serie d’iniziative volte a promuovere la ripopolazione degli orsi bruni nel territorio del Trentino.

Tra queste iniziative si evidenzia il progetto Life Ursus, un progetto cofinanziato dalla Commissione europea, che ha lo scopo di ristabilire una popolazione autosufficiente di orsi bruni nel territorio trentino.

Gli orsi bruni sono stati reintrodotti nel Parco Naturale Adamello Brenta e dal 2007 sono presenti anche in altri territori del Trentino, come la Val di Sole e la Val Rendena.

Il progetto Life Ursus, che ha una durata di 10 anni (dal 2014 al 2024), prevede diverse azioni volte a migliorare la condizione dell’habitat dell’orso bruno e a ridurre il conflitto con l’uomo. In particolare, il progetto si sarebbe dovuto concentrare, secondo l’idea originale, sulla promozione di buone pratiche di gestione dell’agricoltura e della pastorizia, sull’educazione e la sensibilizzazione della popolazione locale, sulla realizzazione d’interventi mirati alla riduzione del rischio di collisione tra orsi e veicoli, sulla promozione di azioni di monitoraggio della popolazione di orsi bruni e sulla creazione di un centro di recupero per gli orsi feriti o in difficoltà.

L’obiettivo principale del progetto Life Ursus sarebbe dovuto essere quello di garantire la sopravvivenza degli orsi bruni nel Trentino e di promuovere la convivenza tra questi animali e le comunità locali.

Il progetto prevedeva una serie di azioni, tra cui il monitoraggio della popolazione di orsi, l’educazione ambientale per sensibilizzare le persone sull’importanza della conservazione degli orsi bruni e la creazione di un sistema di gestione dei rifiuti per ridurre gli incontri tra orsi ed esseri umani.

Inoltre, il progetto Life Ursus mirava a creare un corridoio ecologico per gli orsi bruni tra le Alpi italiane e quelle slovene, in modo da favorire la dispersione e la colonizzazione di nuovi territori da parte degli orsi.

Cos’è andato storto, allora? Perchè è ovvio, che se siamo arrivati a questo punto, qualcosa è andato storto.

I piani originali prevedevano un totale di 40/50 orsi, ma in questo ventennio, la popolazione di orsi è cresciuta particolarmente, arrivando a un totale di circa 120 individui.

Questi orsi si trovano ammassati in una porzione geografica troppo piccola per permettere loro di rimanere tranquilli, gli incontri orso-orso e orso-umano sono sempre più frequenti.

Essere così sovrappopolati, secondo alcuni esperti, renderebbe gli orsi nervosi e sull’attenti, e quando l’incontro avviene nel momento sbagliato, avviene la tragedia.

Non è colpa dell’uomo che incontra l’orso, o dell’orso che ha incontrato l’uomo, è una serie di cause dovute ha scelte sbagliate prese dall’alto.

Le soluzioni potrebbero essere molteplici, ma nessuna è attuabile.

Trasferirli: ma le altre regioni non vogliono orsi nel territorio, gli altri stati nemmeno, quindi la prima opzione è scartata.

VAI AL VIDEO
“>bosco[1]

Abbatterli: tantissimi esemplari di una specie protetta che pagherebbero il prezzo sulla loro pelle per essere stati reintrodotti da un altro essere vivente in un territorio troppo piccolo per sostentarli.

Delle riserve naturali: servirebbero fondi.
Nel momento in cui i 10 orsi sono stati reintrodotti (3 maschi e 7 femmine), l’errore era già stato fatto. 3 maschi, di cui uno morto poco dopo, quindi la maggio parte degli orsi in Trentino discendono da due soli maschi: Joze e Gasper. Un problema per la variabilità genetica della specie, non ancora affrontato e probabilmente irrilevante al momento.

L’orso bruno è un animale che vive in aree boschive e montane e, come molte altre specie animali, richiede un vasto territorio per vivere, soprattutto i maschi. Inoltre, è un animale solitario e non tollera la presenza di altri orsi nel suo territorio.

Troppi orsi in un territorio troppo piccolo, poiché hanno creato una competizione per risorse, cibo e spazio vitale, creando così dei conflitti, facendoli rimanere sempre sull’attenti.

Forse sarebbe stato meglio introdurne meno, e uno o due alla volta, osservando la loro evoluzione, ma piangere sul latte versato ormai è inutile, sta alle istituzioni ora trovare una soluzione conforme a etica, etologia ed ecologia, che non è facile, ma nemmeno impossibile.

Ma soprattutto, la prevenzione! Udire una simile tragedia quando si ha la possibilità di formare la popolazione a una convivenza civile è assurdo. Ci sono degli esperti formati sul comportamento degli orsi, perchè non creare locandine, incontri, brochure su come comportarsi quando si incontra un orso? Certo, ci sono i cartelli, ma a quanto pare non bastano.

In America hanno vasti spazi, e questo li facilita, non hanno una concentrazione di orsi così alta in uno spazio così piccolo come il Trentino, eppure ci sono guide specializzate che spiegano alle persone di fare rumore per essere avvertiti, danno campanelli da appendere alle scarpe o forniscono spray anti orso (Illegali in Italia).

Non siamo una preda per l’orso, perchè l’orso non caccia, l’orso ha una dieta da “carnivoro non predatore”, durante i mesi estivi, la dieta dell’orso bruno europeo consiste principalmente di piante come bacche, frutti di bosco, radici, erbe e fiori, ma può procurarsi anche molti insetti. Durante i mesi invernali si nutre principalmente di cibo di origine vegetale, come radici, tuberi, foglie e corteccia di alberi.

Ovviamente, se trova una carcassa, non si lascerà mai sfuggire la possibilità di un cibo dal tale apporto calorico.

L’orso bruno e il Tasso Comune detengono il primato di “meno carnivoro fra i carnivori”, ciò significa che l’orso non attaccherà mai un essere umano per mangiarlo, anzi, l’unico motivo per cui mai attaccherà è la paura, anche se prima, solitamente, attua tecniche d’intimidazione.

Quindi, se attacca per paura, cosa fare per non spaventarlo ulteriormente?
Si sta procedendo a passo veloce, a una svolta in mezzo al bosco si incontra un orso:

1. Sta mangiano una carcassa o ha i cuccioli? Sicuramente queste sono le situazioni più critiche. Mai mettersi in mezzo tra mamma e cuccioli. Non bisogna voltargli le spalle, continuare a camminare indietro, parlando piano e in modo calmo, allontanandosi. Si è infastidito e sta procedendo velocemente? Se sta arrivando piano, continuare a camminare all’indietro, se sta correndo è inutile correre, perchè corre a 50/60 km/h, quindi bisogna lanciare il proprio zaino, felpa o qualsiasi cosa possa distrarlo, lui nella maggior parte dei casi si fermerà a controllare e annusare, e si avrà il tempo di andare via, non correndo ma nemmeno troppo lentamente. Una volta che si è lontani, non si viene (solitamente) percepiti come una minaccia, e si è liberi di andare.

2. Ce lo si ritrova proprio vicino all’improvviso, se l’orso è tranquillo, camminare indietro lentamente, se invece è agitato, mettersi a terra immediatamente, con zaino o felpa sopra, possibilmente in posizione fetale. Qualcosa di piccolo e fermo è meno attraente e meno pauroso per un orso.

3. Lo si vede da lontano: fare rumore per essere annunciati, in quel caso solitamente tendono a scappare, sono animali schivi e paurosi, oltre che solitari.

JJ4 è un’orsa che si è comportata da orsa, non possiamo insegnarle il Codice Civile e Penale, ma possiamo procedere con informazione e sensibilizzazione sul territorio per la popolazione di umani, monitoraggio e controllo per la popolazione di orsi, ma soprattutto, consapevolezza che il bosco non è l’ambiente disneyano a cui siamo abituati, non sono i sentieri battuti e segnati con cartelli dall’uomo, con corrimano e scale, è il fulcro della vita che si sveglia appena non non guardiamo, il luogo dove avviene la vera magia della vita, e dove noi dobbiamo stare attenti, perchè è tanto bello quanto pericoloso, che siano sassi, strapiombi, zanzare, orsi, zecche o simili. Mai estremamente paurosi, ma nemmeno temerari, la giusta attenzione e la tragedia potrebbe non avvenire.

Il bosco è il luogo dei mille pericoli e delle mille magie, sta a noi imparare ad interpretarlo.

Camilla Scuri

■ Prima Pagina

Ultim'ora

Altre Storie

Pubblicità

Ultim'ora nazionali

Altre Storie

Pubblicità

contenuti dei partner