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Dall'archivio:

Magenta post voto/3: Ballarini respinto (lui direbbe ‘asfaltato’) al Fontanile Fagiolo, il suo ALL IN è perdente- di F.P.

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 
MAGENTA CORBETTA Bisogna ammettere che Marco Ballarini, da cui promana il ballarinismo (che predilige l’asfalto e il verbo ‘asfaltare’), ha avuto coraggio ieri pomeriggio di venire nella ‘bocca del leone’ a ferita aperta, ossia nei nostri uffici per commentare l’esito del voto di ieri.
Quello stesso Ballarini che 1 mese fa era convinto, come molti, di poter superare il 20% e che a Libera Stampa Altomilanese dichiarava di vedere Luca Del Gobbo in difficoltà (pensate se non lo fosse stato…), assiste alla sua prima, bruciante sconfitta dal 2016 ad oggi.

Sei anni fa succedette al compianto Antonio Balzarotti (che fu sindaco ben diverso, per età ovviamente ma anche per stile) battendo centrodestra e centrosinistra; nel 2017 mise Alfredo Bellantonio in giunta a Magenta e giocò (bene) le sue carte in Asm, quindi rivince nel 2021 a mani basse ottenendo il 60% a Magenta in occasione di queste elezioni comunali.

Da quel giorno la sua hubris, che si può tradurre in arroganza, deve essere cresciuta al punto da dichiarare, a ottobre 2021, che sarebbe sceso in campo (anche) alle elezioni comunali di Magenta. Primo di una lunga serie di errori; un gesto irrituale, senza precedenti e istituzionalmente senza senso. E infatti…

Seguono mesi in cui nasce Viviamo Magenta, senza nomi espressamente diffusi ma solo con aficionados e pasdaran di vario conio. Ballarini evidentemente si guarda intorno, odora e annusa. Coglie (come tutti, non che ci volesse molto) che Chiara Calati è debole, debolissima.

Ma non trova un SUO candidato sindaco e ripiega su Silvia Minardi, creando un polo civico (mah…) fatto da una diarchia di delusi dai partiti (la Minardi dal Pd, lui da Forza Italia), e commette qui uno dei cento errori di questa campagna.

Entra in campo pesantemente, come l’elefante in una cristalleria, mette in piedi un circo elettoralistico alla Barnum fatto di  maxi manifesti, camion vela, pizza birra e pasta gratis, il trenino e amenità varie.

Luca Del Gobbo scherza e a un certo punto dice ‘manca solo chiu pilu per tutti’ ( Cetto Laqualunque è un caso di sociologia politica, da studiare e compulsare).

Soprattutto Marco Ballarini dimentica una delle regole BASE della strategia e comunicazione politica invertendo il POSIZIONAMENTO della Minardi, creando di fatto un’ibridazione che l’elettorato magentino NON ha gradito.

Ballarini insomma è rimasto confinato con le sue truppe a strada Fontanile Fagiolo, respinto senza troppi indugi e neppure immani sforzi da Luca Del Gobbo e dal centrodestra.

Commettendo il più marchiano e grave degli errori, che paga e pagherà caro: non esiste ballarinismo senza Ballarini, e non si può eternizzare un modello senza l’originale. Il buon governo di Corbetta, vero o presunto, non attecchisce fuori da Corbetta.

Ergo qui la morale è un’altra: Magenta per tutti o tutti per Magenta? Minga trop.

Fab. Pro.

 

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