RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Giustamente, leggo ripetutamente interventi sullo stato comatoso del centro di Magenta e sul decadimento della città.
Da privato cittadino e da magentino vi chiedo: possiamo dirci in faccia, per una volta, che Magenta è brutta?
Il « quartiere » come lo avrebbe definito Alfieri, cioè la disposizione urbanistica del centro abitato, non è favorevole. Sorge sull’intreccio di due ideali strade principali da antico accampamento romano qual era e non ha un centro storico medievale, modello Abbiategrasso, raccolto intorno ad una piazza coi i suoi portici, che ne fanno un salotto.
I commerci anni ’90, tanto rimpianti e che io ho vissuto, erano una pezza che ha poi indotto alla chiusura del centro città in una artificiale piazza.
Ora, in una città che ormai vive, si affida e mantiene prezzi stellari delle case grazie solo ai suoi servizi (Ospedale, Scuole, Stazione sulla linea Milano-Torino), ha senso andare avanti così?
Immagino i costi, le procedure, le fatiche e non metto in dubbio nessuno di questi, ma occorre essere visionari.
Il centro città aperto al transito con la sua pavimentazione rosa che veniva usata come test per le sospensioni delle antiche Alfa Romeo (come raccontato dal mitico Ing. Gioachino Colombo, cosa che nessuno sa, a perenne onta dei cosiddetti e sedicenti storici locali) era molto meglio dell’attuale Piazza Tienanmen lastricata grigia, voluta dalla mai abbastanza vituperata Amministrazione Labria, con quella fontana ad evocare il corso del Naviglio Grande che da subito è stata una piscinetta con piastrelline azzurre, prontamente riconvertita in una grande fioriera.
Apriamo alla circolazione Piazza Liberazione o parzialmente o – sull’onda green – solo ai veicoli meno inquinanti. Rivediamo la piantumazione e l’arredo urbano, creiamo spazi di sosta temporanea. Sarebbe anche da abbattere un palazzo e unire piazza e « piazzetta » … però su questo neanche io riesco ad essere visionario, anche se è bruttissimo. Infatti la disposizione delle piante invece di coprirlo lo incornicia per bene. Per non parlare della parte «nuova» dei portici della Battaglia di collegamento con piazza Formenti che fanno schifo.
Smettiamo anche di far allargare la città costruendo tutti palazzi di media misura, tutti uguali, sparsi come cacherelle di mosca, in un revival chic di edilizia stalinista. Un bel piano urbanistico, una città bella. Il bello porta il bene (e i soldi)”.
Marco Mittino