La vittoria di Trump e Netanyahu e la sconfitta degli utili idioti

“La liberazione degli ostaggi, è di per sé un risultato enorme, ma non casuale. È il risultato della massima pressione militare e politica su Hamas, Qatar e Iran, messa in atto in questi mesi da Donald Trump e Benjamin Netanyahu, contro tutti o quasi"

“La sinistra usa la compassione per silenziare l’avversario. Di Domenico Bonvegna”

Ci sono riflessioni che vanno lette con una certa attenzione, tenendole in grande considerazione come queste di Armando Simon su atlanticoquotidiano, (La compassione come...

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Le immagini di ieri, della liberazione degli ostaggi israeliani dopo 738 giorni di dura prigionia, di Trump alla Knesset e poi in Egitto con mezzo mondo di capi di Stati, parlano da sole. Certo sappiamo che è solo l’inizio, del resto quando c’è di mezzo il Medio Oriente non bisogna entusiasmarsi troppo. Sappiamo tutti che gli inconvenienti sono dietro l’angolo. Il disarmo di Hamas è tutt’altro che scontato.

Tuttavia, Trump e Netanyahu sono riusciti a fare “il miracolo”.

“La liberazione degli ostaggi, è di per sé un risultato enorme, ma non casuale. È il risultato della massima pressione militare e politica su Hamas, Qatar e Iran, messa in atto in questi mesi da Donald Trump e Benjamin Netanyahu, contro tutti o quasi, mentre altri (governi europei, Onu e flottiglie varie) si esercitavano in senso opposto, mettendo pressione su Israele”. (Federico Punzi, In che senso la guerra è finita e l’accordo è una vittoria di Israele (e di Trump), 14.10.25, atlanticoquotidiano.it) Soltanto ieri, improvvisamente, una buona metà della politica italiana e dei media si è ricordata degli ostaggi israeliani, dopo averli ignorati per mesi.

Schlein, Landini, ma anche leader come Macron e Starmer, e compagnia cantante. Punzi racconta l’iter diplomatico di come si è arrivati a questo accordo con Hamas, le pressioni dei Paesi arabi, in particolare della Turchia e del Qatar, che hanno tolto “l’ombrello protettivo” ai terroristi di Hamas. Quella di Israele non è una vittoria “totale”, ma strategica, Hamas esiste ancora, anche se il suo potere nella Striscia viene sfidato da altre bande e il suo potenziale militare non è ad oggi tale da poter ripetere un 7 Ottobre,

“Ma soprattutto la sua ideologia non è sconfitta, vi aderisce la maggioranza della popolazione sia a Gaza che in Cisgiordania e sarà ancora così a lungo. Così come il regime iraniano è ancora in piedi, sebbene indebolito e isolato”. E’ cambiato il contesto militare e politico nell’intera regione, gli equilibri di potere si sono spostati nettamente a favore di Israele, E ora andiamo ai nostri “orfani di guerra”, Al di là delle incognite sul futuro della regione, della discussione sui diritti dei palestinesi, già il semplice fatto che non si sgancino più bombe avrebbe dovuto rallegrare innanzitutto quelli che gridavano al genocidio compiuto da Israele. E invece la giostra dei pro Pal è andata avanti. A Milano, sindacati di base e altri collettivi chiedono al Consiglio di comunale di annullare il gemellaggio con Tel Aviv.

Dato che il Consiglio comunale non li ha accontentati, pensano di rivolgere la loro jihad contro i poliziotti – quello che sanno fare meglio. A Bologna, sempre i collettivi hanno occupato Scienze politiche inneggiando alla Flotilla. A Genova, i ragazzini hanno occupato un liceo in nome della “resistenza palestinese”. Insomma, la pace è scoppiata e questi sono ancora in guerra. Non approvano il piano di pace di Donald Trump, perché lo ha fatto lui. E tutto quello che viene da Trump non può essere buono. Anche Mario Sechi ha sottolineato la sconfitta dopo due anni di guerra dei pro-pal di casa nostra.

“Sapevo che Israele aveva l’esercito migliore del mondo e la forza morale per combattere contro il peggior nemico dell’umanità, sapevo che Benjamin Netanyahu era un eccezionale leader di guerra, sapevo che Donald Trump avrebbe tenuto la barra dell’America dalla parte giusta della storia”. (Due anni di guerra contro il male e i suoi utili idioti, 14.10.25, Libero) Sechi sottolinea il fortissimo legame tra gli Usa e Israele, che va ricercato nelle radici Sacre Scritture che peraltro abbiamo sentito echeggiare nell’aula della Knesset, il Parlamento israeliano. «I figli di Abramo lavoreranno insieme per costruire un futuro migliore, un futuro che unirà la civiltà contro la barbarie, la luce contro l’oscurità e la speranza contro la disperazione», ha detto Benjamin Netanyahu rivolto a Donald Trump. “Chi si illudeva di spezzare questo legame tra Stati Uniti e Israele il canone occidentale – è stato travolto dal fiume carsico della storia […]”.

In una giornata che nessuno di noi potrà mai dimenticare, Trump ha liberato tutti. “Ha proiettato il peso dell’America nel negoziato e dato un aiuto decisivo a Gerusalemme per liberare gli ostaggi; ha mostrato al mondo la grandezza dello Stato di Israele, della sua meravigliosa democrazia; ha riconsegnato alla storia la prova di leadership di Benjamin Netanyahu che con un grande discorso alla Knesset ha ricordato che «la pace si ottiene attraverso la forza»; ha ispirato a Yair Lapid un intervento cristallino su cosa significa essere ebreo, israeliano, patriota, leader dell’opposizione”. Le parole di Lapid, il leader dell’opposizione in Parlamento israeliano sono lapidarie: “Vi hanno ingannato. Non c’è stato nessun genocidio, né una carestia intenzionale. La verità è che c’era un esercito che combatteva nella situazione più complessa mai affrontata, contro persone che mandavano i propri figli a morire e li usavano come scudi umani. Vi hanno venduto l’assurda idea che l’islam radicale rappresenti un valore liberale.

Esiste il bene e il male nel mondo: quando state con l’islam radicale, state con il male; quando state con Israele, state con il bene». Per il direttore di Libero, questa è “una lezione e una condanna per la sinistra italiana delle anime belle che gioca con l’estremismo, per chi ha lisciato il pelo agli antisemiti della «Palestina libera dal fiume al mare», per chi ancora oggi è impegnato nella partita del negazionismo”. La sinistra italiana, una legione di falliti, di utili idioti di Hamas, “ieri cercava disperatamente una bandiera dove nascondersi, un’operazione di trasformismo in diretta”, scrive Sechi, loro che avevano negato in Parlamento il sostegno al piano di pace di Trump e Netanyahu. Sostanzialmente i nostri sinistri sono stati sempre dalla parte sbagliata.

“Hanno spacciato su ogni mezzo di comunicazione la grande menzogna – la fame a Gaza – che serviva a impedire di dare il colpo decisivo a Hamas (e i terroristi, con le spalle al muro, si sono piegati e hanno liberato gli ostaggi); hanno risvegliato e alimentato l’antisemitismo in tutto l’Occidente con l’abominevole accusa di genocidio lanciata sugli ebrei, il popolo che ha subito l’Olocausto (e ora che la polvere della guerra si sta posando, anche questa gigantesca bugia è squadernata); hanno insultato e minacciato i giornalisti e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di non cantare nel coro degli impostori, fatto di Libero, del suo direttore e dei suoi collaboratori un bersaglio”. Infine, il ruolo dell’Italia, che sta dalla parte giusta della Storia, grazie a Giorgia Meloni che ha mostrato equilibrio e lungimiranza, ha appoggiato il piano Trump mentre i suoi avversari la dileggiavano, ha presentato una mozione in Parlamento e l’opposizione l’ha ignorata. Meloni ha tirato dritto e ora può raccogliere i frutti di una strategia che la vede proiettata verso una leadership europea.

a cura di Domenico Bonvegna

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