RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore, nel mio paese non ci sono più supermercati né ipermercati.
Il commercio online invece cresce, fagocita tutto. Cerano è un comune della pianura padana come tanti: circondato da grandi centri commerciali – anche loro ormai in crisi – che resistono solo grazie ai grandi numeri. Nel frattempo, i nostri paesi si svuotano: il centro è diventato un’isola disabitata, e in certe ore del giorno regna un silenzio irreale.
La provincia di Novara, un tempo ricchissima di piccole attività, oggi mostra le saracinesche abbassate perfino nel capoluogo. In pieno centro, nella città di San Gaudenzio, il deserto commerciale è evidente e preoccupante. Non è più un problema dei paesi: è un problema di tutti, anche delle città.
La spesa online e gli acquisti sui giganti del web stanno distruggendo il tessuto urbano.
Un tempo c’era il negozio di fiducia, quello che segnava sul quaderno e ti faceva pagare a fine mese, quello che conosceva la tua famiglia e con cui non potevi raccontare frottole. Non esistevano i social, ma la comunità esisteva eccome.
I centri commerciali hanno allontanato la gente dai negozi sotto casa. Ora l’online ci allontana anche dai centri commerciali: si compra ovunque, senza più uscire. Chiudono banche, poste, assicurazioni ed esercizi commerciali. Tutto è dentro un’app.
E intanto paesi e città si trasformano in deserti, soprattutto nei weekend.
Come ci siamo arrivati non è più la domanda fondamentale.
La domanda è: come ne usciamo? Forse iniziando a far pagare tasse e dazi a chi guadagna miliardi da questa situazione, pretendendo che reinvesta parte dei profitti nelle piccole realtà locali. Sarebbe un risarcimento minimo per un saccheggio continuo e prolifico.
La politica? Da quarant’anni ascoltiamo sempre le stesse promesse, ma nella realtà non cambia nulla. Forse certe poltrone, consigli di amministrazione e consulenze fanno troppo gola.
Bisogna capire se c’è davvero volontà e coraggio per cambiare”.
Massimo Moletti





















