RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore, sono ormai passati più di trent’anni dalla fine della Prima Repubblica e del proporzionale. Da allora abbiamo visto meno votanti e più fermenti di “fetenti”, più burocrazia e meno potere della politica, ma con costi sempre crescenti.
• Meno servizi, più vizi: gioco, alcol e droga hanno preso il posto di ciò che dovrebbe essere garantito ai cittadini.
• Più regole, meno libertà: oggi tutto è una raccomandata, una PEC, una carta bollata. Per un passaporto ci vuole una vita, mentre per molti diventa un “passaporco” nella ricerca di una casa dignitosa.
• Il web e i social: da un lato la dignità calpestata da un blocco di rugby, dall’altro un festival di seni e natiche al vento. Filtri ovunque: negli uffici, nei partiti, nei dirigenti.
• Uffici stampa e istituzioni: spesso non rispondono, o minacciano querela per una semplice mail.
La burocrazia è diventata un muro che si espande come il Big Bang.
Dal tempo delle mele siamo passati al tempo delle PEC. E non vorrei che i buoni propositi delle leggi, pensate per aiutare le donne, si trasformassero in un pretesto per fare cassa: contratti depositati con marca da bollo persino sul tipo di rapporto sessuale.
Negli ultimi trent’anni sono aumentate pene e sanzioni, ma chi non ha nulla non paga, e chi dovrebbe finire in galera spesso non ci va. Intanto crescono posti e costi, mentre diminuiscono servizi e aumentano problemi.
Il vero dramma di oggi è tribolare per pagare. Tutto è diventato un incubo di carte bollate. E mentre ci dicono “c’è il telefonino, basta inquadrare”, la realtà è che per molte cose bisogna ancora andare di persona e presentare la marca da bollo.
E così, tra burocrazia e assurdità, ci ritroviamo a vivere in un Paese dove persino una serata galante rischia di diventare un affare da regolamentare con timbri e contratti.
Cordiali saluti, Un cittadino esasperato”
Massimo Moletti




















