RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Egregio Direttore, Negli anni ’80 spopolò un libro e poi un film: Sposerò Simon Le Bon. Le ragazze impazzivano per il leader dei Duran Duran, simbolo di una leggerezza che oggi pare lontana.
Era l’epoca in cui l’eternità poteva aspettare, perché bastavano un diploma, un panino con le patatine e una musicassetta del cantante del cuore per sentirsi felici. In camera, i poster dei divi italiani e stranieri; nelle orecchie, il walkman e i sogni.
Certo, eravamo una generazione accusata di vuoto e consumismo, ma i ricordi restano felici. Non eravamo sempre nel giusto, ma cercavamo di fare bene — anche quando compravamo un “tarocco” solo per non sentirci esclusi.
C’erano gruppi, mode, motorini truccati, corse in BMX. La politica sembrava una cosa da vecchi, ma il voto era ancora un atto popolare, spesso ereditato dai genitori.
Oggi, invece, i giovani hanno mille principi e mille paure. Forse crescono troppo in fretta. Forse siamo noi a diventare vecchi.
Negli anni ’80 ci accusavano di disinteresse; oggi accusiamo loro di essere perduti. Eppure, allora, il sogno più grande era sposare Simon Le Bon — e dentro quel sogno c’era speranza.
Oggi viviamo in un tempo di allarmi, sospetti e piazze che gridano. Vincono gli estremi, e la ragione arretra. Ci siamo fatti guidare troppo spesso dalla rabbia e da “gente da pizzeria”, quella che criticava i fast food ma poi correva alle cucine etniche per sentirsi alternativa.
Forse è tempo di tornare alle urne più che alle piazze, e dire basta a questo periodo di tensione, paura e sospetto. Forse serve un po’ di quella leggerezza di allora, anche solo per ricordarci che si può essere felici — senza dover avere sempre “ragione”.
Massimo Moletti
Nella foto sopra Barbara Blanc, protagonista del film cult anni ’80 ‘Sposerò Simon Le Bon’ e sotto la segretaria del PD Elly Schlein






















