Tragedia all’alba di ieri nel carcere di Bollate, istituto penitenziario alle porte di Milano e riconosciuto come uno dei modelli più avanzati in Italia. Un detenuto di 43 anni, di origine marocchina, è stato trovato senza vita all’interno della sua cella.
Le Circostanze del Decesso e l’Ipotesi del Gas
Ad accorgersi del corpo esanime dell’uomo è stato il personale di Polizia Penitenziaria dell’istituto durante il normale giro di controllo. Le circostanze del decesso hanno subito sollevato interrogativi:
Il 43enne aveva un sacchetto di plastica in testa e accanto a sé sono state rinvenute delle bombolette di camping gas, quelle comunemente utilizzate dai detenuti per cucinare in cella.
La prima, drammatica ipotesi è che la causa della morte sia legata all’inalazione del gas. Si sta valutando se si sia trattato di un gesto estremo, un suicidio, oppure di un tentativo finito tragicamente di “farsi” o stordirsi inalando i fumi del gas.
Fonti legali hanno riferito che l’uomo non sembrava versare in condizioni di disagio particolari e non risultava incluso nell’elenco dei detenuti considerati a rischio suicidio.
Il 43enne stava scontando una pena residua di circa due anni, frutto di un cumulo di condanne definitive per reati contro il patrimonio.
Per fare piena luce sull’accaduto e accertare se si tratti del 69° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno (dato che riaccende il dibattito sulle condizioni detentive), la Procura della Repubblica di Milano, non appena riceverà gli atti ufficiali, aprirà un fascicolo di indagine.
Sarà disposta con urgenza l’autopsia sul corpo del detenuto. L’esame autoptico sarà fondamentale per confermare la causa della morte e stabilire se vi sia stata la volontarietà del gesto o se si sia trattato di una fatale fatalità legata all’abuso di sostanze.





















