Claudio Bognetti: cuore grande, passione ancor di più. Era nostro amico.. Di Federico Scarioni

Pubblichiamo il saluto letto dallo scrittore ed ex assessore di Mesero nel giorno dei funerali del celeberrimo prestinè del paese

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Pubblichiamo di seguito, ringraziandolo, il ricordo di Claudio Bognetti letto durante le esequie funebri che si sono svolte a Mesero giovedì 20 marzo da Federico Scarioni, scrittore ed ex amministratore del paese.

Ieri era la festa del papà. E perdere un papà è qualcosa che ti stravolge, qualcosa di cui è difficile capire il senso. Un giorno un caro amico, Gianluca, al funerale di suo padre, qualche anno fa, mi disse: “è come se ti crollasse la terra sotto ai piedi”.
Infatti molte volte diamo per scontato che i nostri genitori ci saranno per sempre, li diamo per certi, ma poi ci accorgiamo che nessuno è eterno, anche se infinito, e poi quando li perdiamo capiamo quando era importante il tempo passato con loro. Come è importante star loro vicini, aiutarli, come loro hanno fatto con noi piccoli durante la nostra crescita.

Claudio era, è, padre di due splendidi figli, Matteo ed Eleonora, ma io credo che sia stato anche un po’ padre acquisito di tanti di noi.

E sono convinto che la presenza di tutti quanti noi, qui, oggi, e dei tanti suoi figli acquisiti, lo emozionerebbe, e forse lo metterebbe anche un po’ in imbarazzo. Sicuramente lo farebbe sorridere, magari direbbe: “siete davvero tutti qui per me?” con quello sguardo stupito che non sapevi mai se era serio o se scherzasse.

Tanti di noi che sono qui oggi a celebrarlo e salutarlo, avranno dei ricordi e aneddoti su di lui, e permettetemi dunque di raccontarne qualcuno che mi appartiene, ma che alla fine appartiene un po’ a tutti noi, perché lo rappresenta come uomo.

Claudio per me era anzitutto un vicino di casa, abitavamo nella stessa via, ma soprattutto era il papà del mio amico Matteo.
Ricordo che quando eravamo piccoli che ci eravamo messi in testa di costruire una base di fronte a casa sua, dove c’era un piccolo boschetto, utilizzando la legna che trovavamo. I giochi genuini di allora. Ricordo che Claudio ci guardava, con discrezione, da dietro la finestra sul balcone, per proteggerci e controllare che non facevamo qualche disastro.

Sempre di quegli anni ricordo il carnevale. Ve li ricordate quei bei carnevali di allora, con i carri? Quando i coriandoli ti esplodevano in faccia creando arcobaleni e cieli di colori. Ecco, Claudio che era uno a cui piaceva scherzare, il carnevale gli piaceva; e con il suo gruppo di amici ricordo che faceva i carri più stravaganti e si vestiva lui stesso nella maniera più stravagante possibile, ci faceva sorridere.
Era il periodo in cui con la sua moglie Antonia gestivano il negozio di tessuti “Il filo d’oro” qui in Piazza.

Più avanti nel tempo me lo sono ritrovato al Vela Mesero come dirigente, quando giocavamo a pallone, per sognare e divertirci. Quando io che giocavo in difesa vedevo Matteo ed Ettore là davanti nel campo a formare un attacco incredibile. Ettore da buon regista serviva Matteo, che driblava l’avversario, Matteo segnava, correva ad esultare e il Bogno, Claudio era il primo ad abbracciarlo. In quei giorni c’era unità, lui ci portava in giro con la sua auto, ci aiutava, e incarnava perfettamente lo spirito di quella squadra, il cui acronimo, VELA, significa appunto Verso l’Avvenire su intuizione di Don Gesuino, perché l’avvenire, quell’avvenire, eravamo noi. Il Vela per curiosità è nata nel 1951, lo stesso anno in cui è nato Claudio.

Anni dopo, in adolescenza, andando a trovare Matteo ed Eleonora, non so perché ma quel giorno il loro cane, uno splendido maremmano che conoscevo bene perché in fondo ero uno di casa, decise di aggrappare i suoi denti al mio polpaccio. Claudio uscì correndo con un bastone per scacciare l’animale, e ricordo ancora bene il suo volto denso di preoccupazione.

E infine come dimenticare il Claudio panettiere, nel suo “Antico forno” che gestiva con amore con la sua amata moglie Antonia. Ha sfamato intere generazioni, quel samurai buono, come lo definisce l’amico giornalista Fabrizio Provera, con questa bandana sulla fronte dove grondava il sudore della fatica e la farina del lavoro in tutte quelle notti; coi suoi pantaloni alla “Rambo”. Un Prestinè che si è guadagnato l’immortalità. Quante notti passate fuori e dentro da lui, quando pioveva ci accoglieva. E poi ci diceva: “ma ta ve no a cà a durmì?” ammonendoci bonariamente e dandoci una pacca sulla spalla, anticipando quelle di Cannavacciuolo nei sui programmi TV

Lui amava vederci lì, averci lì con lui, perché amava la vita. E se oggi è la morte che ci attraversa, ricordiamo come lui, ha ATTRAVERSATO la vita, ha ATTRAVERSATO la vita, facendone segno memoria ispirazione generosità passione e dolcezza.

Ho rivisto il video che aveva girato l’amico Alessandro Calcaterra quando il Bognet, così lo chiamavamo, è andato in pensione. Sul finale Claudio diceva: “spero che quando mi vedete in giro vi ricorderete di me e delle pizzette che vi davo”. Perché per lui era quella la cosa più importante, accudire gli altri, come un padre.

Un padre forte, presente, sempre per i figli della sua comunità ma soprattutto per i suoi, Matteo ed Eleonora. Ricordo ancora di quando entravi in panetteria e vedevi la foto di Matteo abbracciato al suo idolo di allora, Ibraimovich, quando militava nell’Inter, lui che dell’Inter era un tifoso sfegatato. O di quando con orgoglio mi parlava di sua figlia Elonora.

Lui adorava i suoi figli, è stato un esempio di padre.

La religione a cui la nostra comunità, gran parte, fa riferimento, il cristianesimo, ci dice che c’è una vita dopo la morte. A me piace pensare che qualcosa rimanga qui, con noi, per sempre e che quindi Claudio sia qui con noi, e per questo ne parlo al presente.

È qui in Antonia, sua moglie, e la loro storia, è qui nella giocosità di Matteo, è qui negli occhi di Eleonora.

È qui in tutti noi, che svoltando l’angolo a destra della via che entra nella piazza, ce lo possiamo immaginare ancora lì, seduto, col suo cagnolino bianco, la sua sigaretta, a mandarci un sorriso e un saluto.

E infine, concedetemi un ultimo aneddoto. Quando sono stato assessore del comune di Mesero, ho fatto richiesta alla presidenza della repubblica per ottenere il riconoscimento del titolo di Città, la massima che un comune possa ottenere. Nella lettera di presentazione al presidente della repubblica, per avvalorare la richiesta, ho citato Santa Gianna, Carlo Noè, San Girolamo da Mesero e le eccellenze del nostro paese come i Santuari, forse anche il casello autostradale.

Ecco che però, ogni volta che qualcuno mi chiede: “di dove sei?” e io rispondo “di Mesero” ecco che la prima cosa che mi viene detta è “Ah, dove c’è il Bognetti”.

Ciao Claudio, ti vogliamo bene, tuti i tuoi amici.

(Federico Scarioni, sotto in foto)

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