Alessandro Lora è un cantante lirico dal talento naturale, che solo per caso e per fortuna è stato scoperto.
Dai duetti musicali con Arisa a Fachinetti, sino alle esibizioni nei maggiori teatri ed eventi nazionali e internazionali alla vincita del Premio Caruso a New York, la sua scalata al successo è inarrestabile e vi lascio scoprirlo da questa nostra chiacchierata, dove si spazia da premi prestigiosi al cinema.
Alessandro Lora è un nome da tenere d’occhio perché molto presto ci stupirà più di quel che pensiamo!
Lei ha iniziato a scoprire il suo talento quando era bambino. Io l’ho immaginata come doveva essere da piccolo… Come è avvenuta questa scoperta?
Ero in macchina con mio papà ed ero piccolo. Ascoltavamo queste arie di Pavarotti, Domingo ed altri, i più grandi insomma. Io cantavo ‘sopra’ di loro con una estrema facilità. Solo all’età di vent’anni però ho trovato qualcuno che mi ha preso sotto la sua ala e mi ha accompagnato davvero in questo mondo. Fino ad allora, io avevo sempre pensato di fare altro. Avevo appena finito di fare geometra e mi stavo iscrivendo ad architettura.
Questo qualcuno mi disse per la prima volta che riuscire a cantare brani come “Nessun dorma” con estrema facilità, con l’estensione vocale che avevo io, non era così evidente come avevo sempre pensato. Decisi di buttarmi e cinque anni dopo, stavo già cantando nei maggiori teatri d’Italia.
Ma lei ha fatto inizialmente anche da autodidatta… Quindi prima di tutto per lei è stata determinante la passione.
Si, io mi esercitavo da solo sui brani lirici ed apprendevo le tecniche e le ritmiche, capendo come fare i fiati e tutto il resto. Ma non avevo mai pensato diventasse un lavoro e soprattutto un professionista. Per me era talmente facile cantare questi brani che non mi ponevo il problema se anche gli altri ci riuscissero.
Oggi si parla tanto dell’autotune… Possiamo considerare il bel canto l’unico nobile e veritiero?
Assolutamente (ride). La vibrazione della voce e le note acute non sono riproducibili per finta.
Cecchele Gianfranco è uno dei suoi mentori più famosi… Mi parli della vostra collaborazione.
Lui è stato il mio maestro che ho seguito come allievo fino all’ultimo, perché poi si è ammalato. Lui mi ha aiutato tanto a formarmi sulla impostazione vocale. Poi ce ne sono stati altri. Martinucci, la Ricciarelli, mi sono fatto sentire da tantissimi altri grandi nomi, per perfezionarmi sempre di più. Ho continuato sul mio cammino di corsi e masterclass, ricercando la mia pasta del suono ed il mio smalto unico, il mio registro acuto.
Tuttavia, raggiungere un vasto pubblico, non è semplice e questo l’ha portata a quella pratica che viene chiamata fusione crossower… Ed in questo l’ha sostenuta il maestro Diego Basso.
Io ero già titubante nel fare l’opera, malgrado avessi avuto degli ingaggi nei più importanti teatri italiani. In uno di questi per la “Boheme”, un altro per “Il Trovatore”, con il Covid poi furono spostati e di conseguenza decisi di non andare a farli perché ero già dell’idea di tentare il percorso crossower, perché nell’opera ti rivolgi solo ad un piccolo mercato che purtroppo è in diminuzione. Io penso ne rimarranno pochi come me. Saranno pochi nei prossimi vent’anni a riuscire ad andare avanti. E partendo da queste considerazioni, ho cercato di seguire le orme di Pavarotti che, con il “Pavarotti & Friends” oltre allo stesso repertorio di Bocelli, hanno realizzato delle carriere esorbitanti, e non essendoci tanta concorrenza ho deciso di buttarmici, non ce ne sono molti. Ho provato a realizzare questo progetto, e sta funzionando benissimo: fra poco ho il primo concerto con Arisa, a Natale; e questo evento si chiamerà “Alessandro in concerto”. Usciranno presto anche le prossime date che avrò con altri celebri cantanti del suo livello, e conto di fare almeno 5 o 6 live con questi grandi. Avremo duetti tipo “Alleluja” di Cohen per farsi un’idea. Per realizzarlo, bisogna solo che le voci siano belle che ‘stiano bene insieme’.
Inciderete dei dischi?
Spero di si. L’idea c’è. È già stata contattata una casa discografica e stiamo aspettando risposte.
Secondo lei l’impegno della scuola nel fare conoscere e mare la musica classica e la lirica, latita?
Potrebbe essere. I ragazzini di oggi crescono con il pop ed il rap, il trap e tutte queste cose che vanno per le radio e per qualsiasi programma TV. I ragazzi quindi non sanno neanche dell’esistenza del canto lirico! La gente cresce senza nemmeno più sapere chi fosse Luciano Pavarotti, chi è stata Maria Callas. Nessuno dovrebbe diventare grande senza conoscere almeno tre nomi dell’opera lirica… Pavarotti, Caruso e Dalla mettiamola così. La musica lirica era il pop di ventanni fa!
Tra gli eventi più famosi e più importanti nei quali lei si è esibito, ce ne sono anche alcuni di risonanza nazionale a livello televisivo…
Eh si. Sono stato sul palco dell’Ariston a Sanremo, ed il ricavato, per mia scelta, lo abbiamo devoluto tutto in beneficienza. E poi a New York nei parchi più importanti, con la presenza di fino a 20’000 persone. Gli MTV Award a Budapest, ho fatto una decina di concerti con Fachinetti, con Tonno, Matteucci; e già l’anno scorso ho iniziato a legare il nome a questi personaggi. Adesso ho iniziato dei concerti per la Regione Veneto, a New York, e stanno succedendo davvero parecchie cose…
Com’è nata la collaborazione con Roby Facchinetti?
Grazie al Maestro Basso, che ci ha presentati. Lui era già in tournèe con Fachinetti e siamo riusciti ad inserire 10 date insieme. È stata una grande emozione perché comunque lui è una persona eccezionale.
Abbiamo parlato dell’opera e volevo chiederle cosa pensa del futuro della lirica in ambito sacro e quanto vi sente predisposto.
Qualche brano a me piace, però che se già l’opera ha ormai difficoltà a raggiungere il grande pubblico, la musica sacra ancora di più. In un docufilm ho cantato il “Dolce sentire”, ma siamo proprio al limite: la gente conosce a malapena l’ “Ave Maria”, il mondo è cambiato e la gente non è più abitutata a conoscere tutti i brani belli che ci sono.
Dovrebbe essere magari la RAI o altre reti a diffondere determinate trasmissioni o un po’ di più di questi generi musicali…
Si, c’è anche Sky Arte per esempio, che fanno queste opere e i risultati sono che te gli ascolti purtroppo sono sempre più bassi.
Lei mi ha nominato questo docufilm dove ha cantato la “Dolce è sentire” ispirata a San Francesco, “Riz Ortolani: Armonie e Dissonanze”. Su che cosa era basato in particolar modo?
Si tratta della vita del compositore. Racconta vari episodi e aneddoti. A me hanno affidato il brano più importante e famoso. È stata una bella esperienza perché ho cantato con Bocelli, Domingo, Baglioni, ci sono tutti questi nomi, ed è stata una bellissima esperienza nel racconto di fatti sconosciuti della sua vita. La RAI ci ha dato delle immagini inedite dove si vede da vicino la vita di questo compositore. Ma ahimé anche lui è più conosciuto all’estero piuttosto che in Italia.
Già collabora con nomi esteri?
Per ora stiamo esaminando contatti, ma al MTV Music Award c’erano nomi conosciuti al grande pubblico come Ariana Grande, Justin Bieber, ecc e prima o poi succederà.
Infatti lei ha vinto il 15 ottobre scorso a New York il “Premio Caruso”, il massimo riconoscimento per le eccellenze italiane. Mi racconti quali emozioni l’hanno pervasa a questa esperienza…
Il Premio Caruso è uno dei più importanti di quelli che ci siano ad oggi per la musica ed il canto. È stato conferito in due sedi, uno a Roma alla Camera dei Deputati, da dove hanno fatto l’annuncio di come sia un premio legato allo Stato italiano, alla Regione Campania, ed al Comune di New York. c’è stato un passaggio così tanto che dalla conferenza stampa a Roma, è partita la pubblicità, e poi a New York abbiamo fatto la cerimonia con le delegazioni, di tutte le regioni e comuni coinvolti. Questo premio si può definire quindio a tre dimensioni: l’Italia, la Campania e gli USA. Fabio Armigliato è il nome al quale è stato conferito alla carriera e poi a me, per aver portato nei parchi di New York dopo Pavarotti e dopo Bocelli, questi concerti con la Grande Orchestra New York City Opera, che è la seconda orchestra più importante d’America, e per aver fatto conoscere a centinaia di migliaia di persone questi famosi brani e famose arie e questi famosi repertori che io ho fatto dal napoletano a “Sole Mio”, “Torna e Surriento”, “Nessun Dorma” e tanti altri. Io sono stato l’unico ad aver fatto questa cosa dopo Pavarotti e Bocelli.
Tutto nasce quindi dalla mia volontà di poter portare alle orecchie di tutti, anche alle persone meno addette ai lavori, in questi grandi brani classici che hanno fatto la storia della musica.
E mi diceva che parteciperà ad un nuovo film…
L’anno prossimo sarò a dire il vero in svariati film, tra i quali uno totalmente italiano, ambientato in America, e sarà un film importantissimo, e se va in porto questo progetto rivestirò il ruolo di una persona davvero importante. Ci stiamo lavorando e presto avremo la conferma.
Allora noi ti teniamo i pugni e per ora non riveliamo niente… Anche se forse, in molti abbiamo già intuito!
Monica Mazzei
free lance culturale
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