Decolonizzare la scuola? Il dibattito che divide Reggio Emilia

A Reggio Emilia infuria il dibattito dopo le dichiarazioni dell’assessora all’Educazione Marwa Mahmoud, di origini egiziane e parte della segreteria nazionale del Partito Democratico.

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A Reggio Emilia infuria il dibattito dopo le dichiarazioni dell’assessora all’Educazione Marwa Mahmoud, di origini egiziane e parte della segreteria nazionale del Partito Democratico, che ha proposto la necessità di «decolonizzare la scuola» e di «rivedere profondamente il sistema scolastico, a partire dal linguaggio», introducendo – accanto all’italiano – anche l’insegnamento dell’arabo.

Le sue parole hanno suscitato reazioni immediate. Secondo alcuni commentatori, tra cui Andrea Zambrano su La Nuova Bussola Quotidiana, la proposta rivelerebbe una visione ideologica riconducibile ai filoni “woke” e a un’interpretazione vittimistica delle minoranze culturali. Zambrano ritiene che l’assessora esprima una critica eccessiva alla cultura italiana e un sospetto di “colonialismo” rivolto agli insegnanti.

Durante un incontro pubblico, Mahmoud ha sostenuto che «essere musulmana significa portare grandi stigmi concettuali» e che la sua presenza nelle istituzioni potrebbe favorire un superamento di alcuni cliché. Ha inoltre ribadito l’importanza di valorizzare la lingua italiana, senza però rinunciare alla lingua madre degli studenti di origine straniera, che – secondo lei – non dovrebbe essere “silenziata”.

Queste posizioni hanno sollevato critiche da parte di alcuni docenti. Luca Manini, insegnante reggiano, ha scritto una lettera aperta in cui contesta l’accusa di “approccio coloniale”: «Sono stanco di sentire parole di questo tenore da chi non ha esperienza diretta e quotidiana con la scuola». Anche in Consiglio comunale l’opposizione ha presentato una mozione per le dimissioni dell’assessora, respinta dalla maggioranza.

Il commento di Marco Lepore

Sul tema è intervenuto anche il professore Marco Lepore, che legge l’iniziativa come un riflesso delle correnti culturali che attribuiscono all’Occidente colpe storiche e che – a suo giudizio – sottovalutano le difficoltà legate ai processi migratori contemporanei. Lepore invita però a evitare lo scontro ideologico e propone di guardare ai dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione.

Nell’anno scolastico 2022/2023, gli studenti con cittadinanza non italiana sono aumentati di 42.500 unità, arrivando a 914.860 (11,2% del totale). Il Ministero evidenzia un divario scolastico significativo rispetto agli studenti italiani, dovuto a sistemi educativi di provenienza molto diversi e, talvolta, alla scarsa propensione all’integrazione da parte di alcune famiglie.

Lepore sostiene inoltre che, parallelamente a queste difficoltà, si starebbe sviluppando in alcune scuole una forma di “sudditanza psicologica”, accompagnata da concessioni identitarie non sempre previste dalla normativa vigente. Tra gli esempi citati: l’uso del niqab durante le lezioni a Monfalcone, la chiusura di una scuola di Pioltello per la fine del Ramadan, o l’uso di spazi per la preghiera all’interno di istituti scolastici.

Ha fatto discutere anche il caso dei bambini di una scuola dell’infanzia cattolica di Vittorio Veneto portati a visitare una moschea, dove – secondo le cronache – sarebbero stati invitati a prostrarsi come nella preghiera islamica. A Bologna, da settembre 2025, le scuole del primo ciclo offrono carne halal su richiesta. A Brescia è stata inoltre avviata una scuola coranica nel centro cittadino.

Anche nelle università si registrano episodi che alimentano il dibattito: dalla predicazione dell’imam Brahim Baya in un’area universitaria occupata a Torino, alla recente apertura di un luogo di culto islamico presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro. Tutto questo mentre – osserva Lepore – in altri contesti si contesta la presenza del crocifisso nelle aule o si limitano le benedizioni pasquali.

Il timore di una sostituzione culturale

Secondo alcuni osservatori, questi fenomeni alimenterebbero la sensazione di un progressivo mutamento culturale europeo. Lepore richiama anche una frase pronunciata in un incontro di dialogo islamo-cristiano da un rappresentante musulmano: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo». Una dichiarazione che, negli ambienti più critici, viene interpretata come un segnale delle difficoltà future del continente europeo nel mantenere la propria identità culturale.

In questa prospettiva, Lepore conclude che la risposta non debba essere una “decolonizzazione” della scuola, bensì una rinnovata consapevolezza culturale e religiosa europea, evocando le parole del cardinale Biffi: «L’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana».

Il dibattito aperto dall’assessora Mahmoud mette in luce una frattura che attraversa non solo Reggio Emilia, ma l’intero Paese: come conciliare integrazione e identità?
Come bilanciare valorizzazione delle diversità e salvaguardia del patrimonio culturale italiano?
E quale ruolo deve avere la scuola in questo processo?

Sono domande complesse, alle quali non si può rispondere con slogan. Richiedono dati, dialogo serio e un confronto che tenga insieme pluralismo, legalità e coesione sociale.

Domenico Bonvegna

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