Ritorna al centro dell’attenzione il caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007. Diciotto anni di indagini e processi hanno portato all’identificazione di ben otto possibili orari della morte di Chiara, compresi in un arco temporale che va dalle 7:00 alle 12:30 del mattino.
Tutti questi dati devono ora essere valutati dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, di fama nazionale, cui la Procura di Pavia ha affidato l’incarico di effettuare “nuove verifiche” sulle cause e, soprattutto, sull’orario del decesso della 26enne. L’incarico si inserisce nel contesto dell’indagine che vede coinvolto Andrea Sempio, convocato venerdì scorso presso l’Istituto di medicina legale di Milano per le verifiche antropometriche.
Il caso presenta un paradosso processuale significativo: la finestra temporale accolta nelle sentenze definitive (che hanno condannato Alberto Stasi) – compresa tra le 9:12 (quando Chiara Poggi disattivò l’allarme di casa) e le 9:35 (momento in cui Stasi riaccese il PC portatile, iniziando a visualizzare immagini pornografiche, e alle 10:12 tornò a lavorare alla sua tesi di laurea) – fu inizialmente suggerita proprio dalla difesa dell’ex fidanzato della vittima nel 2007.
Di tutt’altra opinione era, invece, il medico legale dottor Ballardini, consulente della PM di Vigevano Rosa Muscio. Nella sua relazione tecnica depositata il 5 novembre 2007, Ballardini indicò come probabile un intervallo di un’ora e mezza, tra le 10:30 e le 12:00, con una maggiore “centratura” tra le 11:00 e le 11:30.
Tale valutazione di “soddisfacente precisione” si basava sull’analisi integrata di tre dati biologici chiave rilevati in sede autoptica:
La migrabilità delle macchie ipostatiche al momento dello spostamento del cadavere (avvenuto alle 17:00).
La rigidità cadaverica (non rilevata dal 118), che, secondo la letteratura scientifica, inizia a manifestarsi circa 3 ore dopo la morte e diventa generalizzata tra le 6 e le 12 ore.
La temperatura rettale del cadavere, da incrociare con il peso corporeo della vittima. Quest’ultimo, non misurato per l’assenza di una bilancia adeguata, fu stimato empiricamente tra i 45 e i 50 chilogrammi.
La riapertura delle verifiche da parte della Procura di Pavia mira a chiarire definitivamente questo cruciale punto temporale, che potrebbe avere significative implicazioni sull’assetto processuale del delitto di Garlasco.





















