Una drammatica vicenda di presunta discriminazione nel mondo del lavoro scuote il Milanese. Una donna di 55 anni, separata e con un figlio diciottenne, scopre a inizio anno di avere un cancro al seno. Dopo l’intervento chirurgico a marzo, la radioterapia e un periodo di convalescenza, a giugno torna al lavoro con un permesso orario giornaliero di due ore per motivi di salute, ottenendo la valutazione positiva del medico.
La doccia fredda arriva a settembre, quando l’Agenzia per il Lavoro le comunica che la sua “missione” nell’azienda metalmeccanica del Milanese, dove era impiegata in somministrazione da inizio 2022, terminerà il 4 novembre. Il motivo ufficiale addotto è la “mancanza di lavoro”.
Tuttavia, Nidil CGIL Ticino Olona e Nidil CGIL Lombardia denunciano che la stessa azienda di Rescaldina “ha assunto sei nuove persone, di cui tre nello stesso reparto della donna”.
Discriminazione Inaccettabile, Denuncia la CGIL
“Una discriminazione inaccettabile”, tuonano Nidil CGIL Ticino Olona e Nidil CGIL. I sindacati sottolineano come, se la donna fosse stata una dipendente diretta dell’azienda metalmeccanica, “non sarebbe stato possibile un licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo oggettivo”. Inoltre, non essendo stata dichiarata inidonea dal medico competente, l’azienda non avrebbe potuto procedere neppure per motivi sanitari, se non dimostrando l’impossibilità di adibirla ad altra mansione. Tutele che, come in molti casi, non si applicano a chi lavora con contratti di somministrazione.
Nel 2024 – viene ricordato – i lavoratori ‘somministrati’ tra le province di Milano e Monza erano 78.788. “Un esercito di lavoratrici e lavoratori ‘usa e getta’”, denuncia la CGIL, stigmatizzando in modo particolare il comportamento dell’azienda di Rescaldina, “perché colpisce una donna che ha già affrontato un grave problema di salute, che ha dimostrato coraggio e dedizione riprendendo il lavoro, e che oggi viene allontanata senza motivo”.