Via i bambini dalla famiglia nel bosco

Una riflessione di Marcello Veneziani

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La follia di strappare tre figli ai loro genitori nel bosco abruzzese di Palmoli ha suscitato come è giusto una giusta rabbia nella gente per questa ennesima invasione (o prevaricazione?) della “giustizia” nella vita delle famiglie.

Ancora una volta finisce sul banco degli imputati una famiglia vera, che decide -peraltro in linea con il modello green così elogiato- di vivere in un bosco e di dare un’educazione diversa ai propri figli.

Niente abusi, maltrattamenti o incuria verso i figli. Anzi. Nessun magistrato o assistente sociale interviene sulle condizioni disagiate di vita dei minori nei campi rom o sull’abituale sfruttamento (e a volte maltrattamento) dei loro bambini mandati a rubare; mentre si decide di togliere dei bambini a una famiglia per una presunta “mancanza di salubrità” in una vita al contrario fin troppo salutista. Ma è la follia ideologica di dover interferire nella vita delle famiglie fino a stravolgerla, distruggendo legami affettivi naturali e figure genitoriali, inferendo a padri e figli un dolore e un trauma che lasceranno segni.

Ma da dove deriva questa follia distruttiva, come nasce e si manifesta? Da una falsa ideologia coercitiva in un verso e permissiva in un altro, radicalmente antifamigliare e cupamente giacobina, finto-progressista e falso umanitaria, che trova da un verso sponde giudiziarie e dall’altra, in altri casi, stupide ed autolesioniste complicità o acquiescienze a livello governativo e tra le forze politiche che dovrebbero contrapporvisi. Pensate alla legge bipartisan sugli stupri o all’educazione sessuale introdotta nelle medie inferiori… Torneremo più ampiamente su questi temi in una visione d’insieme.

di Marcello Veneziani

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