Durante una recente visita in Piemonte, nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Colnaghi ha avuto l’emozionante opportunità di osservare la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra il suo nome scientifico), un anfibio affascinante e fragile diffuso soprattutto nelle aree collinari e montuose d’Italia.
“È stato un incontro incredibile – racconta Colnaghi -. La Salamandra pezzata è un animale straordinario, facilmente riconoscibile per il suo corpo nero lucido e le vivaci macchie gialle. Tuttavia la sua sopravvivenza è minacciata dalla distruzione degli habitat e dall’inquinamento delle acque”.
Il periodo a cavallo tra la fine dell’estate e l’inizio delle prime piogge autunnali è ideale per avvistare questa salamandra, che preferisce terreni umidi e temperature moderate. Dopo essersi recentemente dedicato all’osservazione della Vipera walser, Colnaghi ha ora rivolto la sua attenzione a questo bizzarro anfibio.
Un aspetto affascinante della Salamandra pezzata è la sua connessione con il folklore europeo. Per secoli, infatti, si è creduto che questo anfibio fosse in grado di sopravvivere al fuoco, un mito alimentato dal fatto che questi animali si rifugiavano nei tronchi d’albero e ne uscivano improvvisamente quando i tronchi venivano bruciati. Anche il celebre naturalista romano Plinio il Vecchio, nella sua opera “Naturalis historia”, menzionò questa credenza.
“Nonostante i miti la Salamandra pezzata è una specie fragile che richiede maggiore protezione – aggiunge l’ambientalista -. È urgente intervenire con misure concrete, come la creazione di riserve naturali, il ripristino degli ambienti degradati e una migliore gestione dei corsi d’acqua”.
Colnaghi conclude sottolineando l’importanza delle campagne di sensibilizzazione per coinvolgere le comunità locali: “Solo con un impegno collettivo possiamo garantire la sopravvivenza di questa specie e, con essa, di molti altri tesori naturali”.