Da oggi, l’Unione Europea, dal cui Neuroparlamento decade il destino intestinale comune, ha sentenziato, insindacabilmente, la disponibilità di vendere, ad uso commestibile, insetti ed affini. Vermi, taratole, scorpioni, scarafaggi, cavallette, grilli; insomma leccornie che appartengono, a chi come me ha i capelli grigiastri, all’epopea di Papillon che si rimpinzava di queste ghiottonerie pur di non crepare di fame, laggiù alla Guyana francese, tristi tropici, ma sarà un’altra storia. Lo so che ci sono popoli che vivono di questi, immagino già il saputello che scrive piccato la sua menata autoreferenziale io ho mangiato in Vietnam o a Casalpusterlengo i ragni fritti. Lo so, cretino. Cretino. So però anche, che un vietnamita, per dire… quando viene da noi, e ne conosco diversi, si mangia il grana ed il crudo di Parma. Cretino. Ma sia.
Dunque siamo ad una virata intestinale da autentici insettivori. Chissà che l’indomani, quando divoreremo grilli canterini caramellati su un letto di formiche rosse alla bava di lumaca, roba da strafogare a bocca piena, non nasca il comitato per la difesa del coleottero, della farfalla, della mantide… credo che a breve vedremo cartelli nei grandi supermercati con la scritta vermi di produzione propria.
Forse anche quelli intestinali. Autoctoni, si dica così. Già perché, come per gli insetti, anche la merda ha un buon contenuto proteico. E sarà questa il prossimo asso nella manica del Neuroparlamento in seduta commodante: la merda commestibile. Quindi, ciascuno di noi, dopo debita tribolazione e liofilizzazione, si mangia le proprie feci. Le quali, con l’aggiunta di un insaporitore biologicamente testato dall’associazione del merdaioli europei, potranno, se si vorrà, vuoi alla parmigiana o allo speck. Merda, al dunque. Ma democratica e votata a maggioranza.
E.T.