Sessant’anni fa a Settala nasceva Beppe Bergomi. Per tutti lo “Zio”. Un’autentica bandiera nerazzurra per chi, come il sottoscritto, ha vissuto gli anni ‘Ottanta come il vero periodo dell’oro per quanto riguarda la passione che è cresciuta come un fiume in piena per quei colori che si tramandano di padre in figlio.
Per inciso, come canta la Curva Nord tutte le sante partite “Noi siamo sempre qua…” (compreso chi scrive) a distanza di quarant’anni, però, quando pensi al calcio e al fascino che questo sport (per noi molto di piu’ di un semplice gioco) ti sa trasmettere, inevitabilmente, pensi a loro.
Agli eroi della tua infanzia che ripeti come una filastrocca tutta di un fiato: Zenga, Bergomi, Ferri, Beppe Baresi, Lele Oriali, Il ‘Pirata’ Marini, Evaristo Beccalossi, Spillo Altobelli, “Kalle” Rummenigge….
Certo, poi ce ne sono stati moltissimi altri. Ma per chi vive il calcio ancora in modo romantico, andando controcorrente – specie di questi tempi con la Super Lega dei ‘Paperoni’ che sta tornando in auge – quei calciatori ancora oggi emanano una magia speciale.
Hanno saputo creare un’alchimia tutta particolare perché nonostante quell’Inter non fosse la piu’ titolata, poteva contare su questi splendidi ragazzi che onoravano la maglia ogni domenica e che erano cresciuti con quei colori tatuati sulla pelle.
Beppe Bergomi, lo Zio d’Italia che oggi spegne le sue prime 60 primavere, insieme all’Uomo Ragno Walter Zenga, al ‘Martello’ Beppe Baresi e a Riky Ferri, sono quelli a cui resto piu’ legato.
I Quattro Moschettieri, quattro ragazzi che hanno fatto tutta la trafila fino ad indossare la fascia di capitano. Qualcosa, quasi impensabile oggi – la speranza è che Federico Di Marco ragazzo della Nord per tutti #DiMash ne possa almeno in parte ripercorrere le gesta – in un calcio a porte girevoli….
Il bello o il brutto di tutto questo è che quando ho avuto l’occasione di stare accanto allo Zio ho capito che quei valori e ideali facevano e fanno parte in primis dell’Uomo. Dunque, nessuna patetica retorica, ma la semplice realtà dei fatti.
Del resto, il mio primo incontro risale al lontano 2002. Era in Regione Lombardia per un’iniziativa pubblica.
Mi avvicinai e lui con il suo solito tono garbato e affabile – del ragazzo che saliva sul pullman col borsone per andare all’allenamento e rincorrere il suo sogno – stette a sentire il ‘fuoco di fila’ del tifoso interista che in quel momento aveva totalmente dismesso la sua maschera di giornalista.
Negli occhi dello Zio era ancora fresca la ferita del pensionamento coatto, che aveva un nome e un cognome ben preciso: Marcello Lippi.
Lo Zio stava bene, con Gigi Simoni era addirittura rinato, ‘scorrazzava’ sulla fascia come quando con quei baffoni nemmeno 18enne fece goal in un derby di Coppa Italia (settembre 1981) condannando all’eliminazione gli odiati cugini praticamente al fotofinish.
Ma la legge dell’Epuratore ex juventino (?) che volle ‘carta bianca’ fu spietata. Il repulisti riguardò oltre a Beppe Bergomi, Gianluca Pagliuca e il Cholo Simeone, con Roby Baggio che pure salvò le terga al mister di Viareggio in piu’ di un’occasione, condannato all’ostracismo.
Bergomi per rispetto chiuse anzi tempo la sua carriera. Le offerte non mancavano, ma non si vedeva con un’altra maglia addosso.
E questo dà già la cifra della Persona. Così come quando negli anni ’80 diede vita insieme ai suoi compagni di squadra al gruppo benefico dei Bindum.
La carica umana dello ‘Zio’ ha sempre fatto la differenza. L’attenzione per chi ha piu’ bisogno, chi ha avuto meno dalla vita. Così come il ricordo indelebile di un compagno di viaggio sfortunato, andato via troppo presto, come Enrico Cucchi (ma anche Vanni Turconi da Rho preparatore atletico strappato alla vita giovanissimo) che il nostro Inter Club cittadino ricorderà anche l’anno venturo con il Memorial a lui dedicato.
E’ una figura solo apparentemente schiva lo ‘Zio’. Troppo serio, troppo bravo ragazzo per voler vestire la parte del divo mediatico.
E’ troppo attento ancora oggi a fare in modo che i ragazzi accanto allo sport portino avanti lo studio. Ovvero, la sostanza e non la forma delle cose.
Un argomento che venne fuori e che mi colpì parecchio quando ci ritrovammo seduti allo stesso tavolo in una cena per pochi intimi cuori nerazzurri in un gennaio di quattro anni fa….
Pochi infatti sanno che Bergomi ha sempre affiancato accanto al suo ruolo di commentatore TV di Sky quello di mister delle giovanili. Quella sera parlava dei ‘suoi’ ragazzi con vero trasporto.
Quasi come un papà che vuole trasmettere valori educativi alle nuove generazioni. E che sovente si trova a lottare contro un mondo dove tutto va troppo di corsa, dove i genitori pensano di avere in casa per forze di cose il nuovo Baggio di turno, e guai se il mister la domenica lo lascia fuori…
Bergomi piaccia o no – e molti di quelli della sua generazione come lui – è tutto questo. Oggi è considerato all’unisono la miglior seconda voce di Sky come commentatore sportivo, perché come quando era in campo, riusciva sempre a prendere il tempo all’avversario. Anche nelle telecronache non sbaglia mai un inserimento.
Però al fondo a noi tifosi appassionati interessa la pasta dell’uomo. Quando il rapporto coi giocatori era piu’ diretto, senza filtri.
Come quando nei primi anni Ottanta a Magenta, potevi veder girare dal Testa Coppe, Spillo Altobelli, il ‘Becca’ o Hansi Muller, senza il ‘crocicchio’ di quelli che oggi ti devono tener a debita distanza….
Lo ‘Zio’ è l’emblema di quel calcio piu’ genuino. Che ha fatto innamorare quelle generazioni di ragazzi come noi, che poi sono andate avanti nel seguire la loro squadra per la Maglia, prima che per i suoi interpreti.
Anche in quell’incontro magentino lo ha dimostrato a tutto tondo. Così come quando nell’epoca buia del Covid non esitò, su richiesta di un comune amico, a portare il suo conforto attraverso un video messaggio, al nostro Prevosto Don Giuseppe Marinoni intubato al ‘Fornaroli’ (anche in quell’occasione neanche a farlo apposta gli altri video messaggi d’incoraggiamento arrivarono dai ragazzi degli anni ’80 il Martello Beppe Baresi, il ‘Becca’ e Riky Ferri…).
Bella Zio! tanti auguri di cuore per i tuoi sessant’anni dalla redazione di Ticino Notizie.
Per noi resti sempre quello con la maglia numero 2 della Mec Sport e lo sponsor Innohit poi Misura in un San Siro dove esistevano solo parterre, popolari e distinti… (le poltroncine era roba per vip) senza suite private e sky box dove la partita diventa un semplice corollario.