― pubblicità ―

Dall'archivio:

Tra sacro e profano, oggi è Parigi Roubaix: si sfidano le pietre, i polmoni e il fango- di Teo Parini

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Come da secolare tradizione, la Parigi-Roubaix chiude la Settimana Santa del ciclismo, quella che fa delle pietre luminescenti lingotti d’oro. Il ciclismo che si sporca le mani nel fango, che si impregna i polmoni di polvere, che sfida il vento. Fotogrammi in bianco e nero di un un’epoca a colori.

Sette giorni fa, Tadej Pogacar ha vinto il Fiandre alla maniera dei pionieri, all’arrembaggio. E ha messo in fila due califfi come van der Poel, già grasso del successo di Sanremo, e van Aert, il formidabile interprete di imprese non sempre compiute. Lo sloveno è oggi il migliore interprete del ciclismo moderno, cannibalesco. Quello dei pochi conti e della tanta fame, da marzo a novembre senza soluzione di continuità. Ma oggi non sarà al via, anche se non è detto che in futuro possa pianificare anche la corsa Monumento a lui meno congeniale. Così, la faccenda potrebbe ridursi allo scontro frontale tra i due “Van” che, prima di farlo sulla strada, a schiaffoni si sono presi per tutto l’inverno in ambito ciclocross, sempre a proposito di ciclismo globale.

Se i muri del Fiandre sono risultati più adatti all’esplosività dell’olandese, i settori sulla pietraia, sulla carta, potrebbero sorridere più al belga e alla sua micidiale progressione. Ciò non toglie che, nella corsa che è roulette russa perché il fato avverso può farti fuori in qualsiasi frangente, almeno un’altra cinquina di atleti merita di essere annoverata tra i papabili vincitori di giornata. Il nostro Pippo Ganna, per esempio, uno che se davvero si è convinto di poter essere un protagonista della Roubaix sarà difficile da scrollarsi di ruota e, ancora di più, da inseguire quando innesta le marce alte.

In questa giornata che sta alla bicicletta come il tempio di Twickenham sta alla palla ovale da rugby, la memoria corre svelta all’impresa di Colbrelli, l’ultimo italiano a passare per primo sotto lo striscione d’arrivo posto nel velodromo più famoso al mondo. La sublimazione della classe operaia che va in paradiso, testimonianza tangibile del volere è potere. Anche quando madre natura è più generosa con altri e colmare il gap in termini di talento significa abnegazione feroce e inscalfibile passione. È l’edizione del 2021, quando, coperto da una coltre di fango seccato dal vento, Sonny mette in riga proprio van der Poel, il più predestinato tra i predestinati, prima di scoppiare in un pianto che è diventato la colonna sonora dei nostri giorni migliori.

In ogni caso, è di nuovo tempo di sfidare le pietre e ci vuole un coraggio da leoni ad appiccicarsi il numero sulla schiena per scendere all’inferno. Per tirare le somme ci sarà tempo, per ora il meglio che si possa fare è un in bocca al lupo grande così a chi, senza riserve, ci farà sobbalzare sul divano.

Buona Roubaix a tutti.

di Teo Parini

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi