TN dal Canton Ticino. “Baccini Live” un concerto memorabile. A cura di Monica Mazzei

Al compimento del primo anniversario dell'uscita del nuovo album "Archi e Frecce", Baccini ha festeggiato alla grande, al Teatro Sociale di Bellinzona.

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Al compimento del primo anniversario dell’uscita del nuovo album “Archi e Frecce”, Baccini ha festeggiato alla grande, al Teatro Sociale di Bellinzona.
Con lui, le splendide musiciste dell’Alter Echo String Quartet (tre violini ed un violoncello), e alla chitarra classica ed elettrica, l’artista nonché arrangiatore, Michele Cusato.
Un tour caratterizzato da un incredibile feeling musicale.

Il sipario si apre e poco dopo si spargono le note di “Navigante di Te”, brano che si scioglie una rapita devozione e dalla quale sgorgano, parole degne di un navigante d’amore, che sta imprimendo nella propria memoria, i contorni del volto dell’amata come fossero un paesaggio.

Di questo pezzo del 2007, per il quale la sottoscritta l’aveva intervistato (come molte altre volte), proprio quell’estate, a Campione d’Italia; nel 2023, è stata formulata una nuova versione con archi e chitarra, e girata una nuova e suggestiva clip in Liguria: si è trattato anche del primo singolo che ha anticipato l’uscita dell’album.

Questo splendido show, nel puro stile del cantautore genovese, è curato nei minimi dettagli, pur essendo essenziale ma perfetto a livello scenografico: è stato come se i vapori che disegnavano in controluce delle chiavi di violino, ne fossero la punteggiatura.

È il tour della maturità, ma senza cadute di tono e senza una sbavatura, tutt’altro: con lo sprint unificato di tutti i precedenti, ma con un modo di rivestire i brani, che posso dire, io che lo seguo da tantissimi anni, che l’ho riscoperto come se non l’avessi mai visto prima.
Penso davvero che lui ed il suo compagno e compagne d’avventura, ne possano essere completamente fieri.

Già, dicevo il suo ‘stile’… Cosa intendo? Chi si reca ai suoi live, sa che con Baccini si può passare da un attimo di struggente malinconia ad un altro, di incalzante umorismo: la fantasia è il suo tratto distintivo; un linguaggio ritmato e metaforico tipico da cabaret, le chiavi di lettura per emozionarsi e poi ridere a crepapelle, e ricominciare da capo, in un’altalena folle, che non ti permetterà mai di perdere interesse e distrarti… In un’altra parola: divertimento puro.
Per questo motivo, non potrà mai passare di ‘moda’, anche perché, come lui stesso ama sottolineare, i suoi brani sono sempre attualissimi e dissacranti, fin dalla descrizione di aberrazioni sociali (penso a “Filma!”, anche se non l’ha cantata); per attraversare le quotidiane e sconnesse necessità, che possono accendere straripanti e notturne attrazioni…

“Le Donne di Modena” è lo scoppiettante manifesto di queste irreprimibili “necessità”: si descrive come Colombo che lasciò Genova a… Caccia di nuovi “lidi”! Non andò forse come sperato, ma questa speranza infranta ci ha regalato indubbiamente un altro dei suoi migliori e trascinanti brani!

È con la parte sentimentale del suo repertorio, che continua lo spettacolo: per “Ho voglia di innamorarmi” si siede al pianoforte a coda, rispolverando un testo intramontabile, che non smetterà mai di lasciare senza fiato.

Dicevo che l’ho seguito in tutte le sue performance, e uno dei suoi lavori più belli, è stato certamente il tour “Baccini canta Tenco”. Atmosfere intime, nelle quali Francesco non è una controfigura, ma la proiezione precisa di un altro, sfortunato cantautore, all’epoca incompreso.
Per portare in scena delle cover, non basta del resto cantarle: bisogna viverle dentro se stessi e lui lo fece per un lunghissimo periodo, riscuotendo successo e riconoscimenti, senza bisogno di ‘effetti speciali artificiosi’.

“Lo portai proprio qui, anche in questo teatro”, rammenta, prima di immergersi nelle note di “Mi sono innamorato di Te” e “Vedrai Vedrai”.

L’esplosiva “Fotomodelle”, al pari di “Berenice”, porta di colpo una ventata di fulminante ironia e comicità tutta in rima: c’è del genio, nel paragonare lo sgonfiarsi di una bambola alla fine di un’illusione… Una donna silenziosa, capace di ascoltarti per ore!

Inediti portante di questo album, uscito anche in formato quale singolo, e’ “L’Equilibrista”, metafora di vita, con sonorità circensi ed a tratti malinconiche, un po’ come nell’arte clowneristica.

Per “Notte di Neve” si rallenta ancora e l’artista si siede sul proscenio, cantando in memoria della mamma scomparsa nel 2015. Prima di questa canzone molto tenera e personale, Francesco non è mancato di raccontare la genesi della propria esistenza, legata all’inesauribile fede materna.

Quale brano secondo voi non poteva mancare nella scaletta di un album come questo? “Halleluja”, naturalmente! La traduzione che Baccini compose della celeberrima di Leonard Cohen e che non avrebbe mai scommesso lui accettasse, e che fece da colonna sonora al film animato “Shrek”.

Il ricordo di un legame di grande amicizia e stima reciproca, è imprescindibile dai concerti bacciniani: quello con Fabrizio De André, che fu anche un sodalizio, che sfociò nella stesura di brani ormai iconici quali “Genova Blues”.
Un altro brano, forse meno esibito dal vivo, ma assolutamente pazzesco, Francesco scrisse per il suo “amico-mito”: “Ottocento”. A parte l’incontestabile difficoltà di cantarla per intuibili ragioni (il testo diventa un autentico e rapido scioglilingua!), difficoltà che Francesco supera orgogliosamente!, la canzone è celebre per essere stata portata nel tour di Faber “Nuvole”, composto di 60 elementi.

Due le gemme speciali durante lo spettacolo: le esibizioni delle Alter Echo, con l’esecuzione di un medley di brani di Faber ed uno dei Queen, testimoniando una perfetta versatilità musicale, che suscita lo stordimento come in un frammento di lucente sacralità, e nella quale l’impiego dei loro archi si è rivelata così completa, da non far sentire la mancanza di alcuno strumento.

Baccini si lascia poi completamente andare, quando intona “Creuza de mä “, canzone dialettale genovese che non so se avesse mai cantato live.
È un tour biografico, questo: ogni scelta artistica si lega alle origini come alla storia del cantautore.

“Ti amo e non lo sai”, brano capace di far rivivere con sfumature drammatiche, l’attimo che precede l’amore, e “Magnetico”, che fu colonna sonora di un corto da lui interpretato con Manuela Mascherini nel 2008, rappresentano l’ultimo tuffo nel sentimento.

Sarà con “Margherita Baldacci” (mai sfiga fu più entusiasmante!), e con la strepitosa “Sotto questo Sole”, che concluderà la data svizzera del suo spettacolo, dopo una richiesta di bis da parte della platea, degna di uno stadio (l’artista ne ha concessi ben tre, nonostante non fosse in piena forma).

L’ultima narrazione si è concentrata sul periodo musicale, nel quale fu partorita la cameriera più sfortunata di sempre: del resto tra un “vaff…” e un “Perché lo fai” e “un guerriero di carta igienica”, un ‘bisonte insaponato’ era ancor più fuori luogo eppure indimenticabile! Tutto ciò grazie all’ispirazione nata ascoltando i testi composti da uno dei maggiori autori italiani, Giancarlo Bigazzi, scomparso nel 2012.

Grazie per questo live superlativo!

Monica Mazzei
freelance culturale
[email protected]

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