Uno spettacolo indecente quello andato in scena al campo dell’oratorio di Vittuone dove, domenica
scorsa, è successo di tutto. L’incontro vedeva contrapposti gli allievi classe 2007 della Polisportiva
Oratoriana Vittuone e la Pro Novate di Novate Milanese. La partita si avviava verso i minuti finali quando tra i ragazzi in campo, tutti di 15, 16 anni, sono cominciate delle scaramucce di gioco. Falli sempre più pesanti e insulti da ambo le parti.
L’arbitro, ad un certo punto, non è più riuscito a mantenere il controllo della situazione e i genitori che assistevano hanno completato l’opera perdendo la testa. Insulti ai ragazzi e tra di loro e qualche spintone hanno trasformato un pomeriggio di sport in un teatrino della peggiore specie. E’ intervenuto direttamente Antonio Miglio che è il segretario della Polisportiva Oratoriana Vittuone nonché, in caso di assenza del presidente, responsabile dell’intera struttura. “Ho preso da parte i genitori dicendo loro che avrei chiamato i Carabinieri. E loro, per tutta risposta, sono spariti”. All’arrivo dei militari la situazione era tranquilla per il semplice motivo che gli attori della sceneggiata si erano dileguati. “Mi sono scusato personalmente con quelli della Pro Novate – continua Miglio – Invitandoli anche loro a prendersi le dovute responsabilità. Perché la colpa per quel che è successo è di tutti”. A questo punto c’è da interrogarsi su come va inteso lo sport nell’educazione dei giovani e quale ruolo debbano avere i genitori.
“L’oratorio vuol dire tanto e ci auguriamo che continui a voler dire tanto, soprattutto per noi che ci siamo tutto i giorni – aggiunge Miglio – Chiamerò le squadre per avere da loro delle spiegazioni. Scriveremo a tutti i genitori perché atteggiamenti del genere non dovranno mai più essere ammessi. Qualcosa è già successo in passato e gli sfottò ci stanno durante una partita di calcio. Ma oltrepassare il limite non dovrà più essere consentito. Quello che mi interessa è far capire che le cose così non vanno bene. Prevenire, come dice il detto, è meglio che curare”.