“Solo gli Ultras vincono sempre !” Seratone col Gruppo Storico Magenta insieme a Pierluigi Spagnolo

Un momento di riflessione e dibattito con l'autore dei 'Ribelli negli Stadi' e di 'Contro il calcio Moderno'. Perchè la battaglia di retroguardia condotta da un manipolo di romantici è la buona Causa da portare avanti con coraggio e determinazione

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Sono trascorse da poco le 23 di un tranquillo venerdì di provincia e alzando le braccia al cielo, dalla Club House del Plodari, (*per tutti molto più semplicemente dal bar del Magenta Calcio…) un gruppo di innamorati ed eterni romantici del pallone che fu, scandisce un coro che va oltre il suo significato solo in apparenza autoreferenziale: “Solo gli Ultras vincono sempre!”.

E’ il miglior epilogo di una serata vera, appassionata, ricca di spunti di riflessione e confronto con Pier Luigi Spagnolo, giornalista della Gazzetta dello Sport, tifoso con giuste e sane pulsioni ultra’ del Bari e autore di due ‘volumi cult’ per chi come noi non s’arrende ad un modello di calcio che assomiglia sempre più all’intrattenimento stile Nba: “I ribelli degli stadi’ e “Contro il calcio moderno’.

E’ questo il secondo appuntamento con le serate ultra’ organizzato dal Gruppo Storico, il sodalizio che vede tra i suoi fondatori Lorenzo Lory Garagiola, al seguito del Magenta in ogni dove in questa stagione di serie D dal finale amaro, soprattutto per quanto accaduto su altri terreni di gioco. Ospitaletto docet…

Ma torniamo a noi. Dopo il focus sulla storia dei Drughi Bianconeri che a Magenta hanno avuto un sezione gloriosa che portava il suo drappo in ogni stadio d’Italia e d’Europa, venerdì sera, è stata l’occasione per un momento d’approfondimento davvero unico.

Perché insieme a Spagnolo si è potuto discutere sull’involuzione del mondo ultras che in qualche modo ha dovuto pagar dazio ad una società che vuole vedere, chi vive la propria passione calcistica alla sua maniera, sempre più confinato in una riserva indiana destinata a sparire.

L’analisi del contesto, di uno scenario che con la prima partita trasmessa in Pay TV ha dato il là ad un cambiamento epocale.

Sicuramente in negativo a giudizio di scrive e naturalmente del protagonista della serata, ma in generale da parte tutti quelli che intendono il calcio ancora come momento catartico, un rito laico che dovrebbe andare in scena sempre alla stessa ora della domenica pomeriggio, con i fumogeni, le sciarpe, le bandiere, i tamburi, i canti e le coreo ad accompagnare questi novanta e più minuti che per molti ragazzi (e non solo ‘ragazzi’ in senso anagrafico) rappresentano il culmine di una settimana, spesso calibrata e tarata, nel trovare spazi da dedicare a questa sconfinata passione.

Ora questa visione del calcio molto romantica che pur resiste, è sempre più messa a dura prova. Da un sistema che vede gli ultras “tutti brutti sporchi cattivi e ignoranti” come campeggiava una volta su un maglia che andava in voga nella Nord interista, in modo provocatorio, qualche anno addietro.

Gli ultras male assoluto del calcio perchè allontano le famiglie dagli stadi, peccato – come giustamente rilevato da Spagnolo – che oggi il primo ostacolo per una famiglia con uno stipendio medio per andare a veder la propria squadra del cuore, sia il servizio biglietteria diventato una sorta di ‘bagarinaggio legalizzato’ quando vanno in scena le partite di cartello…

Concedeteci questa licenza un po’ forte ma basta fare i conti in alcune partite dei grandi club e si capisce che ormai gli stadi non possono e non si vuole più che diventino luoghi per tutti.

Quel rito interclassista, capace di coinvolgere più generazioni, sintetizzato dalla curva sui cui gradoni potevi trovare davvero di tutto perché lì ‘siamo tutti uguali’, è vissuto come un fastidio.

Eppure anni fa, sempre chi scrive – che ha questa malattia che si porta addietro fin da bambino come Spagnolo – la Nord interista in occasione di un Inter Napoli di qualche anno fa, realizzò una coreografia che la diceva lunga su che cosa sarebbe il gioco del calcio senza gli ultrà. La chiosa era la seguente: “E’ la tifoseria che fa diventare il calcio una cosa importante”. (vedi foto pubblicata qui di lato in galleria)

Già, quella tifoseria che oggi va sostituita rispetto al modello del “tifoso cliente”. Un business enorme che alla fine è diventato tale, anche per quelle mele marce che inevitabilmente anche il mondo ultrà ha attirato. Così altro un po’ di ‘cresta’ sui biglietti e qualche maglietta per fare autofinanziamento del gruppo….

Una riflessione che Spagnolo ha portato avanti insieme a Lory Garagiola, eletto a moderatore della serata capace di raccogliere i tantissimi spunti arrivati già nel corso della settimana.

“Come diceva Falcone, segui i soldi e trovi la mafia…”. Parole sante quelle pronunciate dal magistrato simbolo della lotta alla criminalità organizzata e che ovviamente non fanno eccezione per ‘piazze’ pesanti come le curve e, soprattutto, per tutto quanto vi gira attorno….

Immancabile dunque un passaggio sull’inchiesta #Doppiacurva che ha scosso le curve di Milano ma anche a quella precedente che ha toccato Torino lato Juventus.

Vicende che poco c’entrano o nulla proprio con il calcio e anche con la mentalità ultrà, che è fatta di rivalità, scontri, che a volte (colpevolmente) può degenerare nello scontro e nella violenza fisica…
Ma quanto senti al telefono pseudo capi ultrà che dicono a chiare lettere che a loro della squadra o del gruppo non frega niente perché il problema è prendere il ‘pizzo’ su biglietti, paninari, parcheggi e tutto il resto …. Beh allora è giusto fermarsi – come osservato da Spagnolo – e ammettere che il business del calcio moderno ha ingolosito sempre più la delinquenza.

Si badi, a questo proposito, malgrado la narrazione omologata vada in altra direzione, che i fatti per cui sono finiti al ‘gabbio’ parecchi elementi di spicco della Nord e della Sud di Milano poco o nulla c’azzeccano coi classici reati da stadio.

Insomma, siamo passati dall’omicidio di ‘Spagna’ a metà degli anni Novanta in cui il mondo ultrà con il famoso striscione lanciato dagli atalantini ‘Basta lame, basta infami’ si interrogava sulla necessità di riportare il confronto ultras dentro i canoni di una ‘cavalleria’ – diciamo così- con regole d’ingaggio ben precise, ad una situazione quella attuale in cui le pistole e i coltelli servono per conquistare quella ‘piazza’ capace di fatturare 70/80 mila euro ogni domenica e chissenefrega di chi è lì perchè ci crede ancora ….

Dunque, un’analisi che non ha mancato di fare anche una sana autocritica e perché il mondo delle curve non sia stato capace di sviluppare i giusti anticorpi contro questa mala pianta che poco alla volta, spesso nell’indifferenza, ha iniziato a radicarsi ….

Un assist incredibile a chi vorrebbe il modello Nba….ma è qui che arriva una speranza dal calcio di provincia.

Da quelle retroguardie come quella del Gruppo Storico che capisce che forse tra tessera del tifoso, biglietti nominativi e leggi liberticide varie, tutto sommato, tornare a tifare per la squadra della propria città, lanciando così un messaggio fortemente identitario, può essere una soluzione per tornare a fare gli ultras così come dovrebbe essere….senza continui restringimenti.

E per le serie maggiori? Spagnolo è piuttosto pessimista ma noi diremmo soprattutto sanamente realista.

“Sarà sempre più difficile perchè il manovratore va in una certa direzione ma più ancora perché le nuove leve un certo modo di tifare non lo hanno mai conosciuto”.

Già verrebbe da chiudere con una famosa canzone di Gabry Ponte…. “Ma che ne sanno i 2000…”. Triste dirlo ma è così.

F.V.

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