Slackeye Slim – “Scorched Earth, Black Heart” (2023) by Trex Roads

La Classifica Top 10 del 2023 by Trex Roads. Il suo addio (o arrivederci) a TN

Ecco, anche quest’anno Trex Roads vi lascerà con la sua TOP 10 dei dischi usciti e recensiti quest’anno (in totale vi ho...

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Oggi il country indipendente è impossibile da ignorare. E’ un movimento talmente importante negli Stati Uniti, che ormai alcuni artisti vengono corteggiati dalle grandi radio e dalle case discografiche.

Basti pensare a gente come Cody Jinks, forse quello che negli ultimi anni ha rotto gli argini di questo fiume in piena, che riempie arene da 50.000 persone producendosi da solo.
Questi artisti sono stati aiutati a raggiungere, per esempio, le case di appassionati distanti migliaia di chilometri anche dai servizi streaming e dalla rete. Il passaparola digitale è stato fondamentale.
E’ vero questi famigerati servizi streaming pagano una vera miseria i musicisti e certamente non costituiscono le entrate maggiori, ma di certo hanno aiutato, eccome se lo hanno fatto.
Per inciso il miglior modo di aiutare questi artisti è, visto che da questa parte dell’Oceano non pos-siamo andare ai loro concerti, comprare dai loro siti ufficiali il merchandising. Mi raccontava uno di loro che comprare una t-shirt, vale come centinaia di migliaia di stream o di likes.
Però non posso negare che ringrazio Dio per i vari Spotify, Apple Music e Pandora: senza di loro la mia musica preferita, probabilmente, non mi avrebbe raggiunto così facilmente.
Questo lungo preambolo l’ho fatto per introdurvi un personaggio che suonava musica di nicchia indipendente negli anni in cui certi servizi non esistevano ancora e su Facebook i gruppi di fans erano poche decine.

Slackeye Slim, all’anagrafe Joe Frankland, nel 2011 pubblicò un disco che ancora oggi gli addetti ai lavori e gli appassionati di musica underground, considerano uno dei dischi più belli e di impatto di western country music: El Santo Grial: La Pistola Piadosa.
Non era un album di facile ascolto, ma ha lasciato un segno indelebile nelle orecchie di chi ha avuto la fortuna in quegli anni, di ascoltarlo, assaporarne le storie raccontate da una voce che non poteva essere ignorata.
E’ difficile contestualizzare la cosa, nel senso che oggi ci sono artisti come il mitico Colter Wall che ha sdoganato la musica western e la suona in festival dove accorrono migliaia e migliaia di fans. Slackeye Slim aveva registrato questo disco quando nessuno si sarebbe mai sognato di portare in musica le storie vere dei cowboys, senza badare al fatto che le canzoni non fossero “radiofoniche” e non fossero da ballare su qualche palco.
Come Cody Jinks, anche Joe Frankland viene dalla passione per la musica punk e metal, che ha poi soppiantato con un amore viscerale per il country, dopo aver lavorato anche come DJ radiofo-nico per una radio di country classico.
Nato nell’Ohio, ha vissuto anche in Montana, assaporando la vita aspra, dura e difficile dei cowboy che diverranno i protagonisti delle sue storie nei due dischi che aprirono la sua discografia.

Slackeye Slim, lo avete capito, non è un personaggio comune che prende decisioni normali e, quando era sulla rampa di lancio del successo dopo il disco del 2011, decide di prendere armi e bagagli e di trasferirsi in un ranch del Colorado occidentale, nella sperduta contea di Montezuma.
Qui prende la licenza di pilota di gatto delle nevi, vaga nei canyon alla ricerca di antichi pueblo abbandonati e, dopo un altro disco nel 2015, arriva a registrare questo splendido, originale e unico Scorched Earth, Black Earth.
Costruisce i suoi strumenti e ha completato questo disco in uno studio alimentato solo a energia solare nel deserto del sud-ovest del Colorado: capite che non potevo ignorare questa storia!!!
Per spiegare questo disco non vi parlerò delle sue canzoni, sarebbe cercare di raccontare un libro raccontandovi i fatti salienti e rovinando la sorpresa. Per quello mi sono concentrato più a parlarvi di un artista unico, fuori dal tempo e dannatamente geniale.
Se volessi cercare di darvi un’idea su che tipo di artista sia, ecco potrei paragonarlo al modo di cantare e raccontare di Nick Cave e Tom Waits, mentre cavalcano in uno sperduto canyon inne-vato del Colorado.

Slackeye Slim nei precedenti dischi aveva raccontato storie inventate, mentre in questi 11 pezzi l’artista si racconta addentrandosi nei suoi ricordi più dolorosi, nelle sofferenze e negli abusi.
C’è la musica e il modo di usare tamburi e percussioni che ricordano vagamente le idee di Ennio Morricone, c’è il sapore messicano, ci sono le storie e quelle colpiscono forte.
Vi dicevo che è dura citare alcuni pezzi a dispetto di altri, ma per farsi un’idea di questo disco basta premere play e ascoltare il western quasi gotico e cupo di Everything Follow This. Non si ascolterà facilmente, ma ne sarà valsa la pena.
La mia preferita è Crooked Teeth con quel sapore tex-mex, la immagino la colonna sonora di un viaggio fra antichi pueblo del Messico e quell’uso delle percussioni, come vi dicevo, è Morricone-style senza dubbio.
La struggente ballata western Old Farmhouse racconta delle esperienze di abusi subite da suo padre ed è così intensa che potrebbe tranquillamente essere un romanzo o un film.
Ecco, il suo fare musica è quanto di più cinematografico mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni.
C’è il banjo che ci riporta al bluegrass del suo nativo Ohio, come in I Took You Up In The Mountain, un pezzo splendido e con un arrangiamento perfetto.
Un disco geniale, asciutto e straziante. Un viaggio attraverso le storie di cowboy spogliate di quell’aura epica a cui siamo abituati e che le rende così vere che quasi possiamo toccarle e sentire che ci prendono l’anima.

Se poi pensate che le ispirazioni sono autobiografiche, capirete lo spessore di queste storie e la difficoltà che l’artista ha avuto nel metterle su disco con una sincerità disarmante.
Non è un album facile, uno di quelli che ci diverte e ci rilassa, ma se cercate la versione western dei grandi folkmen americani, Slackeye Slim è l’uomo per voi. Lui intanto è ripartito per il deserto del Colorado dove lo aspetta il suo ranch, lontano miglia e miglia dal culto che tanti fans hanno per un artista originale e mai banale.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

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