Ci sono le guardie armate di mitragliatore davanti alla chiesa di San Francesco d’Assisi a Gujranwala. E’ la prima cosa che vediamo appena la raggiungiamo ed è una scena dall’impatto fortissimo. La chiesa dista alcuni chilometri dal centro della città del Punjab Pakistano. I Cattolici in quel territorio sono una minoranza in un paese a stragrande maggioranza musulmana. Vivono un po’ tutti in quella zona, attorno all’edificio costruito nel 1944 da un missionario belga.
Avevamo appuntamento con il parroco, fr. Shakeel Inayat che sta uscendo dopo la prima messa delle 8.30. Ci sorride, ci chiede il motivo di questa visita. Vogliamo capire e vedere con i nostri occhi quali sono i problemi che una comunità Cristiano Cattolica vive in un paese come il Pakistan. “Non ci sono problemi, siete i benvenuti”, ci dice. Partecipiamo anche noi alla seconda messa. Si entra scalzi e ci si siede sui tappeti, le donne da una parte e gli uomini dall’altra. Noi siamo in 5, 2 cattolici e tre musulmani. Entriamo tutti. Noi due cattolici veniamo invitati davanti, insieme ai ragazzi e al gruppo dei chierichetti che servono messa. Dall’altra parte ci sono i cantori. Ci sono quattro parrocchie a Gujranwala e 4mila fedeli circa in tutto il territorio. Sono 1500 quelli che frequentano la chiesa di San Francesco d’Assisi, in una città che conta oltre due milioni di abitanti. Vogliamo sapere se i cristiani sono discriminati per motivi religiosi.
“Problemi in questa chiesa non ne abbiamo mai avuti – assicura – ma le discriminazioni ci sono e le troviamo, soprattutto, sul posto di lavoro. I cristiani sono una minoranza, appartengono alle caste più basse e a loro vengono affidati i lavori più umili”. Il parroco spiega che stanno facendo una grande opera di aiuto nei confronti dei cattolici discriminati. “Li portiamo da noi in modo che si sentano più tutelati”, spiega. Ha il sorriso stampato sul volto il parroco. Si avvicinano a noi un po’ tutti i componenti della comunità cristiana cattolica. Sono incuriositi dalla nostra presenza, mai un occidentale si era spinto fin lì. Vogliono fare foto con noi. Ci fanno una festa incredibile. Il parroco dice che non ci sono problemi, ma le guardie armate raccontano ben altro. Fa impressione vedere le guardie armate, anch’esse cattoliche, mettersi in fila per la Comunione con il mitragliatore sotto braccio. “Siamo in Pakistan – spiega il sacerdote – può accadere di tutto da un momento all’altro. Questo è un modo per tutelarci nel massimo rispetto della nostra chiesa”.
La Polizia del Punjab spesso fa dei controlli, ma si limita ad alcune foto e se ne va. E così la comunità si tutela. A Lahore c’è una chiesa protestante a pochi metri dalla grande Moschea e dal tempio Sikh in una sorta di convivenza pacifica. Il Pastore assicura che non ci sono mai stati problemi da quando lui è lì, ovvero da 13 anni. “Qualcosa negli ultimi giorni è successo – aggiunge – a causa di alcuni sconsiderati che hanno bruciato il Corano in Svezia. Gesto che noi condanniamo”. Prima di lasciare la chiesa di San Francesco d’Assisi abbiamo invitato il parroco e gli altri componenti della comunità cattolica ad una visita nella nostra città. L’hanno accolta, anche se sarà difficile poter contare sulla loro presenza fisica a causa delle difficoltà nell’ottenimento dei visti di ingresso.
E se un musulmano dovesse venire da voi a chiedere aiuto? “Il Cristianesimo, da noi e in tutto il mondo, aiuta chi ha bisogno – conclude il parroco – se dovesse venire un musulmano lo aiuteremo, come facciamo con chiunque altro. Se vuole pregare nella nostra chiesa potrà entrare a pregare. Questo è un luogo di Dio ed è aperto a tutti”.