Centomila iscritti, età media 52 anni, metà dei quali da fuori Lombardia e 1.500 dall’estero. A 4 anni dall’avvio, è questo il bilancio della piattaforma di telemedicina dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano. Operativo dal 2020, appena prima dello scoppio della pandemia di Covid-19 – ricordano dall’istituto – il servizio è nato per facilitare il percorso diagnostico-clinico del paziente, limitando spostamenti e tempi di attesa per ricevere un parere clinico. Il San Raffaele è stato il primo ospedale del Gruppo San Donato a offrire questa innovazione a tutti i pazienti.
“Quello della telemedicina è un approccio innovativo alla pratica clinica che consente di erogare servizi a distanza, da un lato potenziando la sostenibilità (risparmi economici, ambientali), dall’altro educando la persona alla prevenzione e alla consapevolezza del proprio stato di salute”, afferma Federico Esposti, ingegnere, direttore operativo del San Raffaele. Lo dimostrano le stime dei risparmi, in termini economici e di impatto ambientale, correlati alle prestazioni erogate in telemedicina dall’Irccs di via Olgettina: “Mediamente 490 Km non percorsi per singolo paziente, 250 euro risparmiati per ogni viaggio (benzina, autostrada, manutenzione) e 95 euro risparmiati per ore di lavoro guadagnate riducendo le assenze”; e sul fronte ambientale, “un totale di 3.454.570,00 kg totali di emissioni di CO2 non emesse, equivalenti alla CO2 assorbita da circa 18mila alberi in un anno”.
“Il progetto concepito nel 2019, pre-pandemia – sottolinea Esposti – ci sembrava un investimento obbligato soprattutto per rendere disponibili i servizi sanitari di ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato anche a distanza sia per l’Italia che per l’estero. La telemedicina, insieme alle iniziative di domiciliarizzazione che abbiamo già attivato da alcuni anni (come i prelievi, le ecografie e le radiografie a domicilio), permettono al paziente di avere una repository digitale sempre disponibile e soprattutto un unico riferimento, chiaro e certificato, dei rapporti con il proprio medico specialista”. Inoltre, “il progetto rientra perfettamente nei piani di espansione del Gruppo San Donato verso l’estero: i pazienti provenienti da Paesi europei o extraeuropei possono così iniziare il loro percorso di cura in remoto e prima di recarsi in Italia per gli accertamenti o, viceversa, venire in Italia per le operazioni e poi continuare ad essere seguiti nel follow-up dal proprio specialista anche all’estero in remoto”.