“Avevo la pistola puntata alla tempia e, via via, il malvivente premeva contro la mia testa sempre di più: ho pensato di morire”. E’ il racconto della dottoressa di Medicina generale, Beatrice Tagliavini, che opera da anni a San Giuliano Milanese, vittima di una rapina nel suo ambulatorio mentre era presente l’ultima paziente della giornata.
“Mi è sembrato un incubo – prosegue la dottoressa ricordando che i rapinatori erano due – Uno mi ha detto ‘Ti ammazzo, ti ammazzo, sono armato, ti ammazzo’. Mi sono detta ‘Mi ammazza’”. I rapinatori hanno poi arraffato quanto potevano e sono fuggiti.
La dottoressa ricorda che quel giorno era a fine turno, nella sala d’attesa c’era ancora una paziente: “Avevo quasi finito – racconta -, la porta dell’ambulatorio era già chiusa. I rapinatori, in due, hanno suonato il campanello.
La paziente ha aperto, è tornata da me e mi ha detto ‘ci sono due tipi strani’. Mentre mi avvicinavo alla porta, uno ha alzato la mano con una pistola. Poi ha detto ‘la ammazzo, la ammazzo, sono armato, la ammazzo’. Mi sono detta ‘Mi ammazza’.
Sono indietreggiata, lui mi ha spinta al mio tavolo e li mi ha messo la pistola alla testa continuando a dirmi, costantemente urlando ‘ti ammazzo’. Io sono stata muta. Ho solo detto “Non c’è nulla da prendere e questo mi ha compresso ancora di più la pistola alla testa. Quindi ho detto: meglio star zitti. Anche la paziente è stata zitta. Hanno preso due borse dello studio, i gioielli che avevamo addosso, i nostri portafogli, documenti, ricettari, timbri e tutti i telefoni presenti. Poi si sono defilati in un secondo, a piedi”.
I rapinatori, aggiunge la dottoressa, erano a volto scoperto ma “non li avevo mai visti. Quello che mi ha puntato la pistola era nordafricano e parlava bene l’italiano mentre l’altro non l’ho visto bene”.